Venerdì Santo

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Omelia per il Venerdì Santo

Pordenone, 2 aprile 2021

 

Siamo invitati oggi a sostare davanti alla croce di Gesù e nella sua croce siamo chiamati a considerare tutte le croci che affliggono l’umanità e il mondo odierno. Siamo ancora immersi in un clima di paura e di sconforto, causa un virus invisibile che ci perseguita e ci toglie la speranza, ricordandoci che la tecnologia e la ricchezza non bastano a salvarci e a renderci felici. Come sono attuali le parole del Salmo 49,21: “Nella prosperità l’uomo non comprende, è simile alle bestie che muoiono”. Nella morte in croce Gesù si è caricato delle nostre sofferenze e paure; agnello immolato che ha preso su di sé il peccato e la morte, lottando contro ogni male.

Meditando il racconto della passione dell’evangelista Giovanni, vediamo intrecciarsi varie passioni: quella di Gesù, di sua madre, dei discepoli e di tanti altri personaggi. Alcuni sono rimasti indifferenti, altri l’hanno vissuta come una terribile sconfitta e scandalo o come una grande ingiustizia. Per Gesù significa il compimento della missione che il Padre gli aveva affidato: salvare l’umanità, amandola fino a dare la vita. Le parole che Gesù ha rivolto alle guardie esprimono chiaramente la sua decisione di non perdere nessuno di quelli che il Padre gli aveva affidato. “Se dunque cercate me lasciate che questi se ne vadano” (Giovanni 19,8). Gesù ha passato tutta la sua vita a raccogliere i dispersi, a guarire i malati, ad annunciare a tutti un regno di giustizia, di amore e di pace. Ma con questo suo troppo amore ha disturbato i potenti che lo hanno condannato a morte. Bastava poco mettersi al sicuro … se solo avesse abbassato il tiro, se solo avesse pensato un po’ più a stesso e un po’ meno agli altri. Purtroppo tanti hanno fatto così, anche Pietro!

Nel quarto vangelo Gesù muore con tre parole sulle labbra: c’è la parola che consegna l’una all’altro la madre e il discepolo (cfr. Giovanni 19,26-27); c’è poi il grido: “Ho sete” (19,28) e infine la parola mentre muore: “E’ compiuto” (v.30). Tutti e quattro gli evangelisti ricordano la scena dei soldati che danno da bere a Gesù. Dietro la parola ‘ho sete’ si può vedere il bisogno e il desiderio di Dio che Gesù ha manifestato in quei momenti drammatici; di un Dio che sembra averlo abbandonato, lasciato solo nel tempo più difficile della sua vita. Gesù proprio in quell’ora sentiva il bisogno della relazione con suo Padre. Sappiamo quanto sia necessario avere accanto qualche persona cara, qualcuno che sappiamo dimostrarci il suo amore. E Dio non lo ha lasciato solo, perché è il Padre della vita. Quell’acqua che Gesù cercava, per dono del Padre scaturirà dal suo costato come sorgente che disseta l’umanità intera. Gesù accetta di patire l’abbandono del Padre perché tutti noi possiamo ritrovarlo e incontrarlo per soddisfare la sete della sua presenza. Morendo Gesù grida la sua sete e ci dona la sua acqua.

 

In questo modo siamo aiutati a comprendere ancora meglio il significato della morte in croce di Gesù. La croce di Cristo cambia il senso del dolore e della sofferenza umana. Di ogni sofferenza, fisica, morale e spirituale. Anche la sofferenza che in quest’anno si fa sentire molto di più. La sofferenza, ricordiamolo sempre, non è un castigo o una maledizione; non è nemmeno il frutto dei nostri peccati e delle nostre infedeltà. Fa parte della nostra umanità. Anche Gesù, che è senza colpe e senza peccato, l’ha sperimentata nella sua vita. La sofferenza è stata redenta, riscattata in radice da quando il Figlio di Dio l’ha presa su di sé. Ai discepoli, prima dell’ultima cena, Gesù aveva detto: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Giovanni 12,32). Nella croce Gesù toglie il potere ‘al principe di questo mondo, il diavolo, facendola diventare il luogo della manifestazione della sua obbedienza al Padre e della sua glorificazione e inaugurazione del Regno di Dio, che è per tutti. Sperimentiamo anche noi, carissimi, la forza e la potenza della croce di Cristo, capace anche oggi di dare un senso e un significato pieno alla nostra vita.

 

                                                           + Giuseppe Pellegrini,

vescovo

Pordenone
02/04/2021
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia