Ordinati presbiteri don Linus e don Innocent

Sabato 11 giungo mattina, un tipico cielo estivo terso e sereno, ha accolto i tanti che si sono recati in Cattedrale Santo Stefano a Concordia Sagittaria per l’ordinazione presbiterale dei nostri “figli adottivi” – come li ha chiamati il Vescovo all’inizio della celebrazione – Linus Chinemerem Nwachukwu e Innocent Kelechi Okoroama. Una celebrazione che Mons. Pellegrini non ha esitato a definire “bella”, anzi “la prima in questi dodici anni così intensa nello scambio tra Chiese, sogno di Gesù ma anche nostro”. I molti connazionali presenti, tra familiari, amici, seminaristi e presbiteri – arrivati dall’Italia, dall’Europa o direttamente dalla Nigeria – hanno reso la celebrazione unica per calore, intensità, partecipazione. Una fantasiosa commistione di colori, lingue, ritmi e canti, appartenenti a culture differenti ha riempito la Cattedrale. Ma soprattutto questa varietà multiforme stava così bene insieme da far percepire in maniera evidente un senso di armonia e un segno concreto della bellezza della cattolicità della Chiesa, come ha sottolineato anche il Vescovo nell’omelia: “Respiriamo – ha detto – la pienezza dello Spirito che ci fa essere e sentire Chiesa cattolica e universale, una Chiesa che non si chiude preoccupata del proprio piccolo gregge, ma desiderosa di portare a tutti il messaggio di Cristo”. In questo, ha precisato mons. Pellegrini, “si realizza il sogno di Gesù che dice ho anche altre pecore che non provengono da questo ovile anche queste io debbo condurre… il sogno di Gesù è una Chiesa universale, dove non c’è distinzione di razza, lingua e cultura… La vera Chiesa di Cristo”. Una Chiesa che è tale – ha aggiunto – “se è chiesa missionaria”. Nell’omelia il Vescovo Giuseppe ha anche ricordato il periodo di grande prova che sta attraversando la Chiesa in Nigeria, citando l’attentato di domenica 5 giugno alla chiesa di San Francesco Saverio a Owo: ha invitato alla preghiera e ha manifestato vicinanza a quanti sono stati colpiti. Inoltre ha voluto rimarcare come sia grande la fede di quanti sfidano questo tipo di pericoli – non solo pioggia o distanza – per partecipare all’eucaristia, concludendo: “davvero più grande della nostra è la loro fede”. Insieme con i connazionali, tanti fedeli dalle comunità parrocchiali della nostra Diocesi nelle quali don Linus e don Innocent sono stati in servizio. Originari della diocesi di Orlu, i due novelli presbiteri si trovano nella nostra Diocesi ormai da cinque anni, quanto il loro vescovo, Mons. Augustine Tochukwu Ukwuoma, li ha inviati per la formazione nel nostro Seminario. In questi cinque anni il Seminario è stato la loro casa, insieme alle Parrocchie dove hanno svolto il servizio pastorale: San Quirino, Corva e Spilimbergo per Linus; Zoppola, Murlis e Cusano-Poincicco per Innocent. Dalla nostra gente, insieme alla lingua e a tante altre conoscenze, i due giovani preti hanno imparato strade e storie di paese, modi di dire friulani, come pure giocare a briscola, con qualche scambio acceso quando si sbaglia, proprio come capita a tutti noi. Anche in queste cose semplici si è realizzato quel camminare insieme nel quale ci scopriamo portatori di doni diversi e di culture differenti  che se condivise “ci aiutano ad essere migliori”. Agli ordinandi il Vescovo ha ricordato che da oggi la loro vita avrebbe preso “per sempre la forma del pastore, dedicandola al mondo e alla Chiesa, secondo le esigenze e necessità che verranno manifestate dal Vescovo”. A loro ancora ha rammentato che “Dio non si tiene a distanza di sicurezza da noi, non è indifferente alle sofferenze, incrociando la nostra vita la risana con la tenerezza e misericordia: sarete unti, ma non per essere untuosi, attaccati alla mondanità… Vivendo la vostra vita con compassione e tenerezza eviterete la tentazione di chiudervi in voi stessi, mantenendo vivo l’ardore per la missione”. Al termine don Cyriacus Elelleh, sacerdote nigeriano che è stato diversi anni in Diocesi, parlando in italiano e in inglese a nome del Vescovo di Orlu ha ringraziato la Diocesi, il Seminario e le comunità parrocchiali. Anche dalla Nigeria si è potuto seguire il rito, che era trasmesso via internet.

(articolo tratto da “Il Popolo” del 19 giugno 2022)