1 gennaio 2012 – Giornata della Pace

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Omelia 1 gennaio 2012 
Giornata della PACE
 
                Carissimi tutti, iniziamo questo nuovo anno 2012 con l’atteggiamento fondamentale del cristiano, riassunto molto bene nelle parole del S. Padre Benedetto XVI, all’inizio del messaggio per la pace, dove ci invita a guardare il 2012 con un atteggiamento fiducioso. E’ vero che nell’anno appena terminato, è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche. Sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno. In questa oscurità tuttavia il cuore dell’uomo di fede non cessa di attendere il Signore. Lo attende con ferma speranza perché sa che porterà luce, pace e salvezza. (cfr. Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2012).
 
Entriamo nel nuovo anno che si apre con il suo carico di incognite, sostenuti dall’antica benedizione biblica e certi che possiamo affrontarlo nella fiducia che Dio veglierà su di noi, che non ci abbandona e che ci sarà vicino ogni giorno, sostenendo e accompagnando il nostro cammino. “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia” (Numeri 6, 24-25). Per percorrere serenamente i sentieri della storia, l’umanità ha bisogno di essere illuminata dal ‘volto’ luminoso di Dio, che nella venuta del suo Figlio sulla terra si è reso visibile ed accessibile a ciascuno di noi. E’ giunta a noi infatti una luce vera, quella che illumina ogni uomo (cfr. Giovanni 1,9). In definitiva è Gesù la benedizione che Dio offre all’umanità. E’ Lui il volto luminoso di Dio rivolto verso di noi, manifestazione concreta del suo continuo amore. Ecco perché la liturgia, a sette giorni dal Natale, ci fa ancora contemplare il mistero del Figlio di Dio, “nato da donna … perché ricevessimo l’adozione a figli” (Galati 4,4-5). La luce che Gesù ci ha portato, ne siamo certi, non si spegnerà mai più e porterà sempre all’umanità quella speranza necessaria per costruire anche oggi la civiltà dell’amore e della pace. E’ l’inizio di un mondo nuovo, di una umanità rinnovata dalla potenza dello Spirito capace di trasformare tutte le cose e di operare anche nelle situazioni più pesanti e difficili della storia.
 
E’ con questa certezza che da anni, da quel 1 gennaio 1968, la Chiesa, istituendo la Giornata mondiale della Pace, prega per invocare nel mondo la giustizia e la pace. Guardate con speranza al futuro, nonostante le difficoltà: è l’incoraggiamento di Benedetto XVI ai giovani di tutto il mondo, contenuto nel Messaggio per la 45.ma Giornata Mondiale della Pace: “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. Sono i giovani i protagonisti del Messaggio; a loro il Santo Padre si rivolge con parole di speranza e incoraggiamento: “Non siete mai soli. La Chiesa ha fiducia in voi”, “vi segue e vi incoraggia” offrendovi la possibilità di incontrare Gesù Cristo. Il Papa è consapevole delle preoccupazioni manifestate da molti giovani “in questi ultimi tempi in varie regioni del mondo”. E’ importante, scrive, che “questi fermenti e la spinta ideale che contengono trovino la dovuta attenzione in tutte le componenti della società”. La Chiesa, afferma, “guarda ai giovani con speranza” e li incoraggia “a ricercare la verità” e a “difendere il bene comune”. Il Papa invita dunque i ragazzi di tutto il mondo a guardare “con maggiore speranza al futuro” e ricorda loro che “non le ideologie salvano il mondo”, ma il Dio vivente che è Amore. “Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte alle difficoltà – è l’esortazione del Pontefice – e non abbandonatevi a false soluzioni, che spesso si presentano come la via più facile per superare i problemi”. Il Papa chiede ai giovani di “essere di esempio e stimolo per gli adulti” sforzandosi di “superare le ingiustizie e la corruzione”. E esorta i responsabili politici ad “offrire ai giovani un’immagine limpida della politica come vero servizio per il bene di tutti”. E’ una grande responsabilità: la pace, “dono di Dio” è anche un’opera da costruire insieme, con quello slancio di idealità e di speranza che è proprio dei giovani. Occorre non cedere alla tentazione del nostro tempo che tende a contabilizzare e monetizzare tutto. Stiamo vivendo una grave crisi economica. Ma proprio ora è necessario coltivare la speranza, abbattendo le barriere dell’indifferenza, dell’ingiustizia, dell’egoismo e dell’individualismo, riaffermando il gusto dell’educazione alla gratuità e al dono di sé. Il Messaggio del Santo Padre volge infatti l’attenzione alla necessità di educare alla verità e alla libertà. Il “retto uso della libertà – soggiunge – è dunque centrale nella promozione della giustizia e della pace”. Occorre poi “educare alla giustizia” in un mondo che ricorre solo “ai criteri dell’utilità, del profitto e dell’avere”. La pace, scrive il Papa, “è frutto della giustizia ed effetto della carità”.
 
E’ la speranza che il Papa rivolge ai giovani, considerando il contributo che essi, con il loro entusiasmo, possono offrire al mondo. E’ la stessa speranza che i pastori portarono con sè usciti dalla grotta. “I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto” (Luca 2,20). Dio non ha affidato a potenti mezzi di comunicazione la buona notizia della nascita di Gesù, la pace e l’amore offerti all’umanità, ma a semplici pastori, a persone umili e povere, che hanno fatto in prima persona l’esperienza di essere accolti e amati. C’è bisogno di confidenza, di esperienza, di fede e di gratuità per dire al mondo la pace, per accogliere e donare quel Bambino, figlio di Dio, che porta a tutti il sorriso di Dio. Anche noi tutti, allora, senza nessuna paura, senza rassegnazione e pessimismo, siamo invitati a comunicare al mondo il mistero che stiamo celebrando. Siamo di fronte alla trasformazione più grande della storia, a una svolta senza precedenti: Gesù Cristo, Figlio di Dio, si è fatto uno di noi per riscattarci dal peccato e per farci suoi figli. Come i pastori anche noi, teniamo Gesù tra le braccia e mostriamolo al mondo. Come Maria poi, serbiamo nel nostro cuore, custodiamo e meditiamo questo grande dono ricevuto, per poi camminare e seguire Gesù, passo dopo passo, per lasciarci condurre a vedere il volto del Signore.
 
            Buon anno a tutti.
 
 
                                                                       + Giuseppe Pellegrini