Carissimi fratelli e sorelle,
amici tutti di questa amata Chiesa che è in Concordia-Pordenone, mentre ci avviciniamo al Natale del Signore – il primo che trascorriamo insieme – desidero raggiungervi attraverso il sito diocesano per porgere a tutti un sincero augurio di gioia e di pace. Dal vangelo di Luca, che ascolteremo nella Messa dell’aurora del giorno di Natale, raccolgo queste parole con cui i pastori si fanno coraggio per andare là dove il messaggero del Signore ha indicato: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc. 2,15). Non è facile mettersi in cammino in questo tempo segnato da difficoltà di ordine economico e dalla precarietà che preoccupa tutti. Condivido la preoccupazione di famiglie, lavoratori, giovani e quanti ricoprono incarichi di responsabilità nella collettività. Ma con coraggio e speranza vi dico. “Andiamo!”. Mettiamoci in ginocchio davanti al presepe in adorazione del Signore, che prende la nostra carne mortale per dimostrarci il suo amore “fino alla morte e alla morte di croce” (Fil. 2,6). E davanti a Lui ancora una volta affidiamo la nostra preghiera perché non ci lasci mai soli, perché continui ad amarci come ha sempre fatto.
amici tutti di questa amata Chiesa che è in Concordia-Pordenone, mentre ci avviciniamo al Natale del Signore – il primo che trascorriamo insieme – desidero raggiungervi attraverso il sito diocesano per porgere a tutti un sincero augurio di gioia e di pace. Dal vangelo di Luca, che ascolteremo nella Messa dell’aurora del giorno di Natale, raccolgo queste parole con cui i pastori si fanno coraggio per andare là dove il messaggero del Signore ha indicato: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc. 2,15). Non è facile mettersi in cammino in questo tempo segnato da difficoltà di ordine economico e dalla precarietà che preoccupa tutti. Condivido la preoccupazione di famiglie, lavoratori, giovani e quanti ricoprono incarichi di responsabilità nella collettività. Ma con coraggio e speranza vi dico. “Andiamo!”. Mettiamoci in ginocchio davanti al presepe in adorazione del Signore, che prende la nostra carne mortale per dimostrarci il suo amore “fino alla morte e alla morte di croce” (Fil. 2,6). E davanti a Lui ancora una volta affidiamo la nostra preghiera perché non ci lasci mai soli, perché continui ad amarci come ha sempre fatto.
Buon Natale a tutti.
+ Giuseppe Pellegrini, vescovo