Natale del Signore

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25 dicembre 2011 Natale  B
 
Messa della Notte: Isaia 9,1-6; Dal Salmo 95; Tito 2,11-14; Luca 2,1-14
Messa dell’Aurora: Isaia 62,11-12; Dal Salmo 96; Tito 3,4-7; Luca 2,15-20
Messa del Giorno: Isaia 52,7-10; Dal Salmo 97; Ebrei 1,1-6; Giovanni 1,1-18
 
La ricchezza della Liturgia della Parola del giorno di Natale è esorbitante. Il grande mistero della nascita del Salvatore non viene spiegato e risolto ma illuminato da una variopinta serie di luci che permettono di intravvederne alcune sfaccettature e di intuirne molte altre, così da mantenere ancora vivo il senso dell’attesa in cui l’Avvento ci aveva introdotto. Il giorno di Natale l’attesa non si spegne, ma si accende ancora di più: la semplicità e la piccolezza del seme che l’umanità si trova fra le mani continuerà a diffondere pace intorno a se, senza smettere mai e senza esaurire le sue risorse.
Il desiderio di scoprire il Messia che nasce ancora oggi è la fonte dell’atteggiamento corretto nei confronti dei passi biblici proposti dalla Chiesa. Nelle Messe notturne le letture ci preparano a contemplare i fatti narrati dal Vangelo di Luca in silenzio. E’ fondamentale in questa notte tacere e far tacere i pensieri, i problemi ma anche le soluzioni e le speranze. Contemplare la tristezza della casupola, la miseria della mangiatoia, il freddo, lo smarrimento di Giuseppe, la sobrietà rassegnata dei pastori, lo stupore dell’esercito degli angeli, l’eccitazione della corsa alla grotta, la sorpresa di Maria e Giuseppe e il volto del bambino… Isaia perennemente presente e la riflessione teologica più mistica di San Paolo dovrebbero aiutarci semplicemente a tacere, a smettere di fare confronti, di chiederci che cosa dobbiamo fare.
Nel silenzio interiore, liberato dalla necessità di spiegare e di rispondere, la voce di Dio dovrebbe sorgere sommessa dal cielo stellato di quella notte, dal fuoco improvvisato, dalle voci concitate dei pastori, dalle assi del capanno, dalla paglia dello sterrato della grotta e dalla barba di Giuseppe e farci sentire sempre più forte il suo punto di vista, il suo desiderio di venirci vicino, la sua discrezione per non schiacciarci con la sua presenza.
Solo dopo questo silenzio saremo in grado di gioire intimamente come i pastori e come l’evangelista Giovanni che canta l’inno teologico profondissimo del Verbo di Dio in cui tutte le speranze, tutte le attese e tutte le scelte degli uomini trovano grazia e pace.
Datevi tempo, tempo e tempo per costruire questo silenzio. Brevi momenti tra una corsa e l’altra. Entrate nelle Chiese e fermatevi anche solo un minuto vicino ai presepi, in modo che la Parola che ascolterete nella celebrazione trovi già la sua culla di silenzio interiore e possa nascervi dentro, tanto da incantarvi come incantò i rudi pastori e da rimandarvi a casa con una gioia che viene da Dio e che supera tutte le nostre difficoltà.