Nota Pastorale dei Vescovi del Triveneto su: “Il lavoro in tempo di cambiamenti. La Chiesa vicina”

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Tre conversioni concrete richieste al mondo del lavoro. E un’attenzione speciale ai giovani
Il lavoro in tempo di cambiamenti. La Chiesa vicina   
Nota pastorale dei vescovi della Conferenza episcopale del Triveneto
Nell’imminenza dell’annuale festa del 1° maggio dedicata al mondo del lavoro, i Vescovi del Triveneto intervengono con una nota pastorale intitolata Il lavoro in tempo di cambiamenti. La Chiesa vicina (testo integrale in allegato).
Si intende così riaffermare l’attenzione e la vicinanza delle comunità ecclesiali del Nordest nei confronti di persone e famiglie, lavoratori e imprenditori ancora profondamente segnati e scossi dalle conseguenze della crisi economica e finanziaria di questi ultimi anni: «Le popolazioni delle nostre regioni, dopo un lungo e promettente periodo di veloce e diffuso sviluppo economico, si sono trovate improvvisamente impreparate ad affrontare una situazione di difficoltà economica e a fare i conti con una severa crisi occupazionale. E sembrano come incapaci di far fronte al come e al dove attingere le risorse materiali e di senso necessarie per essere in grado di affrontare un momento così prolungato di difficoltà» (n. 1).
Per uscire dall’attuale situazione, i Vescovi rilanciano «una visione del lavoro corrispondente all’altissima dignità della persona umana, che del lavoro è il soggetto e il fine, dunque una visione alta del lavoro» (n. 3) e invitano ad «accompagnare e anticipare il cambiamento, investendo sui giovani che, per definizione, sono portatori di novità, lasciando loro spazio e opportunità vere, senza condannarli ad un’eterna attesa. Quello che le generazioni più adulte possono e debbono fare è saper indicare anche ai giovani ciò che del passato deve essere custodito e ciò che invece può essere lasciato. Questo discernimento è indispensabile per un cambiamento positivo. E tale discernimento va accompagnato anche con l’esempio delle stesse generazioni più adulte» (n. 6).
In particolare, va tenuto saldo il quadro etico-valoriale di riferimento: «Come Vescovi riteniamo che debba essere custodito l’alto valore assegnato al lavoro; la sostanza dei diritti fondamentali dei lavoratori, pur nella necessità di adattarne le forme giuridiche; la dimensione comunitaria e solidale del lavoro e della stessa impresa, argine all’individualismo e alla frammentazione; la consapevolezza che il lavoro ha il primato sul capitale e che l’uomo ha il primato sul lavoro; la convinzione che il lavoro deve servire anche al mantenimento della famiglia; l’armonizzazione tra il lavoro e la vita complessiva della persona che lavora, rispettando il riposo e il tempo della festa; il far procedere di pari passo e in feconda connessione le politiche del lavoro e quelle della famiglia; la crescente sensibilità per la custodia del creato, elemento imprescindibile per la vita stessa dell’uomo; la possibilità reale e concreta di strumenti di previdenza sociale; la stima assegnata alla capacità di fare impresa; la sensibilità verso l’economia civile e solidale e l’apprezzamento per quelle imprese che non hanno come unico obiettivo la massimizzazione del profitto» (n. 7).
 
La nota dei Vescovi sollecita anche alcune “conversioni concrete”:

«…ogni lavoro fatto secondo gli accordi va pagato, e va pagato in tempi ragionevoli. Sembra una banalità, ma il contatto quotidiano con tante persone ci fa percepire come questo meccanismo normale abbia subito una grande deformazione…» (n. 10);
circa il rapporto tra lavoro e denaro si tratta di verificare «l’intenzione con la quale si investe il proprio denaro, lo si presta, lo si utilizza” in quanto “il denaro è mezzo subordinato al bene della persona, che comprende anche il lavoro dignitoso» (n. 11);
bisogna combattere, infine, quella «pagina triste della vita della nostra società locale” che è la corruzione e l’appello “qui è accorato: convertiamoci tutti, anche da quelle scorciatoie che a volte sembrano innocue, ma che sono il terreno di coltura della corruzione più eclatante. La corruzione è un danno troppo grande…” (n. 12).

Nella parte finale del testo, inoltre, i Vescovi rivolgono un appello alle comunità cristiane affinché dedichino un’attenzione privilegiata al mondo giovanile – «Sul tema del lavoro, infatti, i giovani rischiano oggi di essere le vere vittime incolpevoli”» (n. 13) – e diventino sempre più «luoghi dove si ascolta, si approfondisce e si annuncia il Vangelo del lavoro, espresso nella tradizione del pensiero sociale cristiano. Luoghi dove si educa al lavoro e ai suoi valori fondamentali, alle sue dimensioni umane e cristiane, al suo senso profondo; dove, per questo, si fa anche in qualche modo esperienza concreta di ciò che può allenare al lavoro; spazi dove si parla di lavoro, dove si condividono le difficoltà e le preoccupazioni alla luce del Vangelo, e dove si possono mettere insieme idee e risorse»(n. 14.1).