Presentazione del XX dossier immigrazione

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DOSSIER IMMIGRAZIONE 2010
Non cresce il numero degli immigrati in Italia, nel Nordest invece sì
 
È stato presentato in contemporanea in tutte le regioni d’Italia la ventesima edizione del Dossier statistico pubblicato ogni anno da Caritas e Migrantes: la sede universitaria di Gorizia ha ospitato questo evento per il Friuli Venezia Giulia.
Un dato spicca: la crisi economica e occupazionale ha ridotto l’afflusso degli immigrati in Italia, molti sono stati licenziati e quindi costretti a lasciare l’Italia o a scomparire nell’irregolarità. Secondo il Dossier, tra residenti e soggiornanti, gli stranieri, al 31 dicembre 2009, erano quasi cinque milioni: uno ogni dodici residenti italiani. Le popolazioni maggiormente rappresentate sono i romeni, seguiti da albanesi, marocchini, cinesi e ucraini. Più della metà degli stranieri proviene dall’Europa centro-orientale, raggiungendo una percentuale del 53,6 per cento del totale. 
La retribuzione netta mensile di un lavoratore straniero è stata calcolata in media, nel 2009, di 971 euro, contro 1.258 euro per un italiano, con una differenza a sfavore del primo del 23 per cento, di 5 punti ancora più alta per le donne straniere. Questo nonostante i lavoratori stranieri assicurino allo sviluppo dell’economia italiana un contributo non indifferente: gli immigrati sono  circa il 10 per cento degli occupati dipendenti e sono titolari del 3,5 per cento delle imprese, incidendo per l’11,1 per cento sul prodotto interno lordo, secondo gli ultimi dati del 2008. Gli stranieri pagano 7,5 miliardi di euro di contributi previdenziali, e grazie a loro l’Inps ha chiuso il proprio bilancio in attivo negli ultimi anni. Ciò che l’Italia spende per gli immigrati è di gran lunga inferiore a quanto questi versano nelle casse dello stato in termini di tasse.
La situazione in Friuli Venezia Giulia
Nella nostra regione il flusso migratorio non si è arrestato, nonostante la crisi economica, un po’ come è accaduto in genere nel Nordest. Il Dossier parla di 116.400 soggiornanti regolarmente, di cui il 21,5 per cento è rappresentato da minori. Vista la posizione di confine, i numeri maggiori arrivano dall’Europa balcanica: il 18 per cento sono romeni, il 12,9 albanesi, il 9,2 sono serbi, che sono comunque la popolazione straniera prevalente a Trieste. La maggior parte dei lavoratori stranieri si trova nella provincia di Udine, con una percentuale del 43 per cento, seguita da Pordenone, con il 28 per cento. I settori nei quali sono inseriti più stranieri sono quello dei servizi, seguiti dall’industria e dal settore edilizio, da quello alberghiero e della ristorazione.
Nel pordenonese il dato riferito ai minori stranieri a scuola è il più alto della regione: si raggiunge il 14 per cento, mentre la media regionale è del 10 per cento, comunque superiore a quella nazionale del 7 per cento. Sono ben 127 le origini nazionali presenti nelle classi in regione: il 45,8 per cento viene dall’Europa orientale, con albanesi e romeni in testa nelle province di Udine e Pordenone.
Tra i dati che provengono dai Centri d’Ascolto delle 4 diocesi regionali, il rapporto italiani/stranieri è molto alto  per i secondi a Pordenone, con l’84 per cento dei richiedenti aiuto: a Udine gli stranieri sono il 74 per cento, a Gorizia il 57 e a Trieste il 45 per cento.
Ma che senso hanno questi dati statistici per Caritas e Migrantes? La ricerca presentata da vent’anni ha riempito una lacuna conoscitiva e non è lontana dai compiti pastorali della Chiesa, che non ha solo la missione di dare testimonianza di fede, ma anche di sostenere la promozione umana e il sostegno sociale.
 
In allegato la presentazione a Pordenone