Prima Domenica di Quaresima 2014

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I domenica di Quaresima – Mt 4,1-11

Il Vangelo di questa prima domenica di Quaresima ci consegna la chiave per poter iniziare con frutto il cammino di conversione. Il peccato sfida continuamente l’uomo fin dalla Genesi, si nasconde nel più profondo delle sue scelte e compromette tutto ciò che costruisce e fa con le migliori intenzioni. Se vogliamo crescere nella fede ma anche nella gioia, dobbiamo combatterlo e vincere la tentazione di seguire le sue vie apparentemente facili.

Gesù ha condiviso in tutto la nostra umanità, fuorché nel peccato. Egli però lo ha affrontato, prendendo su di sé le conseguenze per mostrarci che il peccato non avrà l’ultima parola. Per mostrarci la via della vittoria definitiva sul peccato e della vera libertà, Gesù, che non ha mai scelto il peccato, ha voluto però sottoporsi alla tentazione. La tentazione raggiunge Gesù nei suoi tratti umani più esposti alla debolezza: la fame, il desiderio di avere Dio sotto controllo, il potere sugli altri.

Le due sorgenti   –   Prima di vedere come Gesù affronta le tre tentazioni, notiamo due elementi comuni: la sorgente della tentazione e la sorgente della riposta di Gesù.

Per ben due volte, l’accento di sfida che dovrebbe spingere Gesù a cedere è: “Se sei Figlio di Dio…” (vv. 3 e 6), mentre al v. 9 la tentazione stessa implica che Gesù se ne sia dimenticato. Lo stesso motivo tornerà anche sotto la croce: Mt 27,40. Il tentatore cerca di far leva sul sospetto che il rapporto tra Gesù e Dio non sia così solido: gli chiede di dimostrarlo con un gesto potente. Ma dimostrarlo a chi? Al tentatore? Non proprio, ma a se stesso. La tentazione fa leva sul dubbio che l’uomo ha su se stesso e sul suo rapporto con Dio, con la stessa dinamica delle origini (vedi Gen 3). Se l’uomo non sa bene di essere creatura finita e di essere amato da Dio, il peccato si fa strada velocemente e non c’è verso di resistergli.

Sulla stessa linea ci guida anche l’indicazione della sorgente della risposta di Gesù: egli non cede alla tentazione perché giudica di volta in volta le proposte con frasi della Scrittura (vv. 4.7.10). Per non dubitare di Dio e per non perdere il senso della nostra identità profonda, si dovrebbe come lui fare discernimento su tutto con la Parola di Dio. La memoria e l’obbedienza alla Parola ci ricordano bene chi siamo e ci trattengono dal seguire altre parole, più suadenti ma meno autorevoli.

La fame   –   La prima tentazione che Gesù subisce (vv. 2-4) tocca la radice della carne e della sua umanità: la fame. Non si tratta solo di digiuno e fame ma della necessità di esistere. Gesù ha fame, come ognuno di noi. E non solo fame di cibo ma anche di relazioni, di gioia, di realizzazione. Il diavolo sa bene che la necessità di sopravvivere è superiore a molte regole di convivenza sociale (rubare per fame non è considerato grave) e propone a Gesù non un peccato ma di usare i suoi poteri per se stesso. Egli però non si lascia ingannare: c’è un cibo ben più importante del pane e lui non vuole privarsene per qualcosa che vale meno. Il suo cibo è “fare la volontà di Dio” (Gv 4,34). Se lo stile di Dio è di usare il suo potere per creare e dare la vita, Gesù non vuole allontanarsene neppure davanti al sacrosanto diritto di mangiare.

La potenza di Dio   –   Anche la seconda tentazione (vv. 5-7) è molto legata all’umanità di Gesù. L’uomo sa di essere debole e da sempre cerca un modo per utilizzare a suo vantaggio le forze della natura che conosce e anche le forze soprannaturali di cui intuisce la presenza. Magia e superstizione non si sono allontanate dall’animo umano neppure in tempi in cui la tecnologia regna sovrana. Avere Dio a propria disposizione è una necessità per l’uomo. Il diavolo propone a Gesù di imporre a Dio di aiutarlo anche se non ne ha strettamente bisogno, quasi ricattandolo con la sua Parola (Sal 91,11-12), con il sottile intento di vedere se sia possibile indirizzare in qualche modo la volontà di Dio sulla volontà propria. Gesù non accetta di farlo, perché il suo rapporto con Dio è reciproco e maturo: Dio è un padre che non si risparmia e va amato, non messo alla prova.

Il potere sugli uomini   –   Nel suo terzo tentativo (vv. 8-10), Satana prova a circuire Gesù offrendogli il potere e la gloria di tutti i regni del mondo. E’ la tentazione madre, quella di sostituirsi a Dio con il vantaggio del potere sulle altre persone. Poter determinare le leggi, le tasse, manovrare risorse e decidere il destino degli altri pensiamo ci permetta di essere al sicuro e di eliminare ogni ostacolo alla nostra felicità. Anzi, a pensarci bene, se avessi potere io, dittatoriale e senza ostacoli, lo userei anche per il bene degli altri meglio di quanto lo stiano facendo coloro che sono al potere adesso. Il questo terzo tentativo Satana risulta quasi ingenuo: come può chiedere a Gesù una cosa così? E’ chiaro che non accetterà. Ma il tentatore sa benissimo che gli uomini cadono molto facilmente a questa tentazione del potere, anche quelli che sembrano più integerrimi. La risposta di Gesù non si colloca sul piano del potere e della giustizia ma su chi adorare. Gesù, come anche noi, può rimanere fedele a se stesso solo se accoglie la signoria di Dio sulla vita propria e degli altri. Il potere senza Dio non sarà mai generoso e giusto, ma finirà sempre asservito al nostro egoismo. Il tentatore non la conta giusta, adorare lui significa adorare uno che vuole prendersi tutto… fatto questo, neppure il potere più assoluto potrà impedire all’uomo di ergersi a criterio di giustizia di bene e di compiere il male più infingardo soprattutto a coloro che ama.

La rinuncia quaresimale   –   Il cammino quaresimale che iniziamo assume tradizionalmente il colore della rinuncia e della abnegazione. Gesù tentato come noi nel deserto ci si presenta come colui che per primo ha percorso questa strada e non per la rinuncia in se, quanto per ottenere la pienezza di vita di chi si appoggia a Dio e non si lascia ingannare da false voci che promettono beni inesistenti. Egli condivide la nostra umanità e per primo ci indica la via giusta: egli accetta la fame, accoglie un piano di Dio misterioso e non controllabile, rinuncia a un potere immenso sugli uomini. Questa via della abnegazione non assume l’ottica del sacrificio ma della sapienza: è disposto a “perderci” qualcosa per guadagnare, con Dio, tutto. Il cammino quaresimale della rinuncia ci apre gli occhi sulla menzogna delle cose e del potere e ci prepara ad accogliere la vera ricchezza che viene da Dio.