Terza di Avvento

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11 dicembre 2011 Terza domenica di Avvento B
 
Isaia 61,1-2.10-11
Salmo dal Cantico di Luca 1,46-54
1Tessalonicesi 5,16-24
Giovanni 1,6-8.19-28
Le letture di questa domenica ci invitano a coltivare l’ottimismo della fede. Il profeta Isaia gioisce intimamente nel Signore perché si sente mandato ad annunciare buone notizie, fasciare piaghe, liberare schiavi e prigionieri, consolare tutti gli afflitti. Scrivendo ai Tessalonicesi, Paolo li invita a rendere grazie per ogni cosa, a non spegnere lo Spirito, non disprezzare le profezie e a tenere sempre il bene di tutto ciò che incontrano. Ingenuità? Astrattezza della fede? Belle idee ma… dobbiamo stare con i piedi per terra?
La Parola ascoltata ci indica anche con precisione da dove nasce questa capacità di essere così speranzosi e ottimisti: “Dio mi ha mandato”, dice il profeta mentre l’apostolo ribatte: “Il Signore farà tutto questo… lui che è degno di fede”. La certezza che l’opera di Dio ci supera, si avvicina più alla saggezza che all’ingenuità. Finché prendiamo come punto di riferimento solo quello che con le nostre forze possiamo riconoscere come segno di speranza, come svolta concreta della storia, non saremmo mai in grado di aprirci a un futuro migliore. Se stiamo solo a quello che la nostra ragione classifica come bene oggettivo e sicuro, saremo sempre solo in grado di difendere risultati, scaricare colpe e chiuderci in nostri rifugi ragionevolmente… inefficaci.
E’ la fede a ricordarci che il seme produce frutto anche se per lungo tempo lo consideriamo scomparso sotto terra. A noi non resta che ricordare molto bene – come fa Giovanni Battista interrogato dai farisei – quello che non siamo. “Sei tu il Messia?”, rispose: “Non lo sono”. Non siamo il centro del mondo, non siamo gli unici a fare il bene, non siamo il punto di riferimento finale del Regno di Dio. C’è uno che ci supera e che sta per arrivare. Con questa prospettiva saremo in grado di gioire più spesso e di ricominciare sempre a costruire.