31° giornata mondiale del malato

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Carissimi, nella memoria liturgica della Madonna di Lourdes, la Chiesa celebra la 31ma Giornata Mondiale del Malato. Siamo spiritualmente uniti agli ammalati e pellegrini che sono a Lourdes e a tutti gli ammalati della nostra Diocesi. La buona novella è affidata ai poveri, ai piccoli e ai malati. Facciamo nostro l’invito che santa Bernardette ha ricevuto da Maria di pregare tanto per la salvezza dei peccatori e dell’umanità. Lourdes si insegna la bellezza del servire i poveri e i malati e anche la gioia di credere che è possibile, anche ai nostri giorni, testimoniare lo stile di Dio che Gesù ha vissuto nella sua vita: farsi prossimo verso i più piccoli e sofferenti.

La Parola di Dio della VI Domenica del T. O. ci è di aiuto per approfondire ancora di più il messaggio e il significato di questa giornata. Siamo anche noi seduti ai piedi di Gesù che sul monte, come Mosè, dopo aver proclamato le Beatitudini precisa in cosa consiste la novità del Vangelo rispetto alla legge dell’Antico Testamento. “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma dare compimento” (Matteo 5,17). Gesù non si pone contro ai comandamenti che Dio aveva dato al suo popolo per mezzo di Mosè, non vuole sostituire le norme della Legge. Vuole solamente andare oltre all’osservazione legalistica dei vari comandamenti, aiutando anche noi ad entrare nel profondo di noi stessi e del nostro cuore, invitandoci a comprendere fino in fondo quello che Dio ci chiede. Lo spiega lui stesso mediante una serie di antitesi tra i comandamenti antichi e il suo modo di riproporli. “Avete inteso che fu detto… ma io vi dico” (5,21-22; 27-28; 33-34; 38-39; 43-44). Non basta uccidere, perché più importante è non adirarsi con il proprio fratello: così non basta non commettere adulterio ma è necessario evitare il desiderio del cuore. Non ci si deve fermare alla condanna del tradimento, ma amare fedelmente. Non è sufficiente amare il prossimo, ma è necessario sforzarsi di amare chi ci è nemico e ci ha perseguitato. Gesù non si ferma all’esteriorità della legge ma va alla radice del cuore, puntando all’intenzione, a ciò che spinge a compiere certi atti. Gesù porta tutto alla radice del cuore affermando che l’amore è il compimento della legge. La predicazione e la testimonianza di Gesù sono un invito a purificare il nostro cuore, a togliere tutto quello che non è amore, a tagliare decisamente quello che è contrario all’amore.  “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (7,20). Ma per vivere così non sono necessari solo la nostra buona volontà e i nostri sforzi, perché è dono di Dio che ci viene dalla sua forza e dallo Spirito Santo.

San Paolo nella seconda lettura ci ha ricordato: “Parliamo, si, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo … Parliamo della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria” (2Corinzi 2,6-7). Gesù ci mostra una giustizia nuova, fondata sull’amore. Lui è venuto per salvarsi e non per condannarci. La sua è una proposta radicale perché il suo amore è radicale, per sempre, fino al dono totale di sé per noi, All’amore di Dio si risponde solo con un grande amore per lui e per i fratelli. Molti di noi lo hanno sperimentato concretamente. accanto ad una persona malata e bisognosa di cure, a Lourdes, nelle corsie di un ospedale o nelle nostre case; vicino ai tanti anziani nelle case di riposo. Abbiamo visto con i fatti che spezzare le paure, la solitudine, che essere vicino a chi soffre prendendosene cura, provoca tanta gioia e serenità sia in noi che in quelli che serviamo.

Profondo e significativo il Messaggio che papa Francesco ci offre in questa 31ma Giornata del Malato: “Abbi cura di lui. La compassione come esercizio sinodale di guarigione”. “La malattia fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana se vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione. Quando si cammina insieme, è normale che qualcuno si senta male, debba fermarsi per la stanchezza o per qualche incidente di percorso. È lì, in questi momenti, che si vede come stiamo camminando o … lasciamo soli gli altri che si arrangino”. Questa giornata del malato che viviamo all’interno del cammino sinodale della Chiesa universale e anche della nostra Diocesi, ci aiuta a pensare che a partire dall’esperienza della fragilità e della malattia, possiamo imparare a camminare insieme, secondo lo stile di Dio, che è prossimità, vicinanza, tenerezza e compassione. Il tema della giornata è preso da un’espressione della parabola del buon samaritano. Il rischio che possiamo correre, come singoli o come comunità cristiana, ma anche come società civile e istituzioni sanitarie, è di non accorgerci delle necessità e dei bisogni degli altri, di passare oltre, di vedere la sanità come un obbligo o un qualcosa da fare per gli altri invece che farci prossimo, essere vicini e trattare i malati come persone da amare.

Abbi cura di lui” (Luca 10,35), è la raccomandazione che il samaritano fa all’albergatore e che oggi rivolge a noi qui presenti, alle comunità cristiane, alle realtà che sono vicine ai malati come la Pastorale della Salute diocesana, l’OFTAL, i volontari della sofferenza e altri gruppi. Carissimi, la Chiesa deve essere sempre più come un ospedale da campo, attenta e premurosa verso tutte le persone che sono nel dolore, nella sofferenza e povertà. perché tutti siamo esseri deboli e fragili; tutti abbiamo bisogno di attenzione, di qualcuno che ci sia vicino e che ci testimonia l’amore di Dio che ha cura di noi. Spesso la nostra società ci porta all’’indifferenza, allo scarto di chi è più debole e fragile. Siamo invitati alla preghiera per queste persone e anche all’impegno concreto. La Madonna di Lourdes che oggi veneriamo ci aiuta a fissare lo sguardo su Gesù, sul suo volto, e a vivere come lui, passando e sanando coloro che incontrava lungo le strade.

A tutti i malati che vivono l’esperienza del dolore e della sofferenza, vogliamo ricordare che non sono soli. Il Signore che ha provato lìesperienza dura del dolore e della croce, è lì vicino a loro insieme anche con tante altre persone che condividono con i sofferenti un tratto della loro vita: medici, infermieri, parenti, volontari. È un segno tangibile concreto della presenza di Gesù e di sua madre Maria, madre di tutti gli infermieri. Signore Gesù, che conosci il dolore e la sofferenza: accompagna la nostra esperienza di malattia e aiutaci a servirti in coloro che sono nella prova.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo