27° Giornata per la Vita Consacrata

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La liturgia lega la festa della presentazione del Signore tempio alla celebrazione della vita consacrata. in diocesi abbiamo preferito celebrare la giornata del 2 febbraio nelle parrocchie e oggi tutti insieme come comunità diocesana e vita consacrata per questa solenne celebrazione dei secondi vespri della domenica. con questa scelta la chiesa desidera che la luce di Cristo risplenda nelle tenebre e sia visibile a tutti i popoli e in tutte le epoche della storia. fin dall’inizio della storia della chiesa la luce di Cristo Ha brillato in modo imminente nella verginità e del martirio, in coloro che non per i propri meriti ma per grazia di Dio hanno compreso che non c’è nulla per cui valga la pena vivere se non Cristo. È la vostra consacrazione speciale, carissime sorelle e fratelli, che ha fatto della vostra vita un’offerta gradita a Dio e che, attraverso la vostra testimonianza quotidiana, irradiate bellezza nel mondo, portando l’umanità di Gesù nella quotidianità della vita di tante donne e uomini del nostro tempo.

Per la celebrazione di questa 27ma Giornata, il dicastero della Vita consacrata e le Società di vita apostolica, ci chiede di riflettere sul tema: “Sorelle e fratelli per la missione”. L’indicazione è chiara: offrire una forma alternativa al modo di abitare questo mondo, esposto a molte minacce (dall’essere continuamente depredato delle risorse, del dentista disperato, all’essere martoriato da tante inutili guerre, fino al voler fare senza Dio, senza il suo amore). Lo ricorda a tutti, e quindi in modo speciale a voi consacrati e consacrate, papa Francesco nell’Enciclica Fratelli Tutti: “Di fronte ai vari modi di eliminare gli altri, si sia capaci di reagire con un nuovo sogno di fraternità e amicizia sociale” (n. 6), ricordando che la Chiesa è prima di tutto missionaria e che ogni forma di discepolato implica l’essere missionario. Discepoli-missionari ci ricorda l’Evangelii Gaudium ai numeri 119-120. La svolta missionaria per voi consacrati e consacrate esige che ritroviate nel cammino il senso stesso della vostra vita. Diceva padre Davide Maria Turoldo: “Tornare a camminare a piedi nudi lungo le strade d’Europa”. Camminare è sempre stata per voi un’esperienza spirituale ma anche fisica, perché le vostre scarpe sono spesso infangate, impolverate e consumate per incontrare in ogni angolo della terra persone e culture differenti. Come Abramo, anche tutte e tutti voi e, pure tutta la Chiesa, siamo chiamati a parlare, uscire dalla nostra terra e dalle nostre comunità per portare l’amore e la speranza di Gesù. L’umanità dei nostri giorni ne ha estremo bisogno.

La Parola di Dio della liturgia di questi vespri offre una prospettiva di missione particolare e interessante per la nostra terra e le nostre genti, che possiamo così riassumere: “Consolati per consolare”. Nella seconda lettera ai Corinzi, Paolo dopo aver augurato “Grazie a voi e pace da Dio no da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (1,2), si esprime con questa bellissima preghiera e augurio attuale anche per noi: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione. Egli ci consola in ogni nostra tribolazione” (1,3-4). Tutti abbiamo bisogno di essere consolati da Dio. Paolo ne parla per diretta esperienza: durante i suoi viaggi ha sperimentato eventi terribili che lo hanno condotto vicino alla morte. Ma il Signore lo ha sostenuto perché gli era accanto. Anche l’umanità di oggi è schiacciata da tante sofferenze e preoccupazioni materiali e spirituali. Numerose persone non sono più capaci di dare un senso e un significato alla loro vita e alle loro sofferenze. Dice Gesù: “Beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati” (Matteo 5,4). Anche noi abbiamo bisogno della consolazione di Dio che ci è di sostegno, ci apre alla speranza e ci fa perseverare nell’amore, perché è “Dio di ogni consolazione” (v. 4), che ci è vicino, che soffre con noi nei momenti del nostro dolore e con la sua vicinanza, permettendoci di ricevere nuove forze per combattere il male. In ogni tempo di estrema sofferenza e dolore, Dio ci raggiunge con la sua consolazione. La consolazione di Dio ha, infatti, un effetto straordinario: “Egli ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di affiliazioni” (v.4). La vera consolazione è quella in cui riesci a stare nell’afflizione dell’altro, facendosi prossimo e facendo sperimentare la consolazione del Signore. Senza dimenticare che il grande consolatore – nel Vangelo di Giovanni – è lo Spirito Santo che continua l’opera di consolazione di Gesù. La sofferenza è parte normale della vita e colpisce tutti indistintamente. Per il credente la sofferenza è partecipazione alla sofferenza di Cristo, una sofferenza che si condivide con Cristo e che offre un senso e un significato a quello che ci capita. E anche noi, in particolare noi consacrati e consacrate, sull’esempio di Gesù siamo invitati a consolare quelli che si trovano in ogni genere di sofferenza e di dolore. La parola consolazione nella lingua greca, significa pure soccorso e vicinanza. Vicinanza di Dio nella notte nella nostra esistenza che non ci fa chiudere in noi stessi, ma ci invita a partecipare con passione alla storia dei nostri fratelli e sorelle e sofferenti. Una vicinanza di Dio che si fa dono di consolazione per gli altri.

Ogni credente, ma in modo speciale voi, fratelli e sorelle consacrati, siete inviati nel mondo per portare l’amore di Dio, un amore non astratto e fatto di parole, ma che si fa prossimità con tutti, in particolare con i più sfortunati della vita, che hanno necessità di sentirsi mati e consolati da Dio, attraverso la vostra testimonianza. Questa è la vostra missionarietà, il vostro camminare per le strade del mondo in ogni situazione della vita. Anche qui da noi, nella nostra Diocesi e nelle varie comunità e realtà che servite, siate presenti nelle situazioni più disparate e più fragili. Non conta l’età che avete o il servizio che fate, ma il desiderio di vicinanza e di prossimità, testimoniando l’amore di Dio per l’umanità. Anche l’esperienza sinodale a cui partecipate ci potrà aiutare a trovare nuove occasioni, possibilità e forme di prossimità e di consolazione.

Prendo l’occasione di questa celebrazione per ringraziarvi della vostra presenza in Diocesi e per la testimonianza, il servizio e la preghiera che silenziosamente offrite per il bene di tutti, cercando di essere consolatori e portatori della consolazione di Dio. Vi auguro di poter sperimentare nella vita personale e comunitaria la presenza di Dio e la sua consolazione per diventare poi consolatori. Buon cammino.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo