Festa san Giovanni Bosco

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Rivolgo un sincero grazie al vostro parroco don Gaetano che mi ha invitato a presiedere questa concelebrazione e al superiore della comunità salesiana don Livio. Celebriamo oggi, in questa domenica, la festa di san Giovanni Bosco, patrono della vostra comunità parrocchiale. Il giorno 31 celebrerò anche con i ragazzi che frequentano questa scuola. Prendo questa occasione per ringraziare tutta la comunità dei sacerdoti e cooperatori salesiani che operano da parecchi anni in Pordenone, che con tanto amore e passione continuano il carisma educativo di Don Bosco, così importante e necessario anche ai nostri giorni.

Don Bosco, ha detto tempo fa il vostro Rettore maggiore, amava profondamente il Signore e con tutta la sua forza e lungo tutta la sua vita ha sempre cercato di avvicinare Dio ai giovani, invitandoli a vivere in pienezza la loro vita. Una delle frasi celebri che riassume tutta la vita e il pensiero di don Bosco e che esprime al meglio il suo progetto educativo, così recita: “formare onesti cittadini e buoni cristiani”; formare i giovani perché crescendo si impegnino da credenti nella costruzione della società e del bene comune. Don Bosco proponeva un legame strettissimo, meglio inscindibile, fra fede e vita; una vita che non è slegata dalla realtà ma che si immerge nelle situazioni civili e sociali del tempo. Soprattutto oggi si corre il rischia di disgiungere questi due aspetti, pensando alla fede come ad una realtà individuale, da vivere a livello personale che non ha niente a che vedere con la vita quotidiana, con la professione, lo studio e gli impegni sociali, culturali e sportivi.

La liturgia della Parola della festa di don Bosco, ci aiuta a comprendere ancora di più il significato e il valore dello stile e del metodo salesiano. L’oracolo di Ezechiele riguarda direttamente i capi dei popoli, garanti dell’alleanza con Dio, ma anche i responsabili del degrado del popolo. Con la metafora del piccolo del ‘gregge disperso’, è il Signore stesso che si manifesterà vero pastore che non abbandona il suo popolo, anzi che va in cerca di chi si disperde e si allontana, rimanendo fedele al suo progetto di amore. Una fede non privatistica ma di popolo di Dio. Nel Vangelo Gesù ci mostra un bambino come modello di fede e di vita cristiana: lo chiama vicino a sé invitandolo a stare con lui. Le caratteristiche principali del bambino sono la piccolezza, l’umiltà, la semplicità, la fiducia e l’affidamento agli altri. Il bambino, come il giovane, non si volta mai indietro perché non ha un passato nostalgico da rimpiangere, perché tutta la vita gli sta davanti. Un bambino guarda sempre con interesse al futuro, accogliendo gli aiuti che gli vengono offerti per una piena realizzazione e, con piccoli ma decisivi passi, va avanti nella vita.

Qualcuno può ben dire che non siamo più ai tempi di Gesù e nemmeno di don Bosco. Anche se questo è vero, ci stiamo accorgendo che ci troviamo di fronte ad una grande emergenza educativa. Già papa Benedetto agli inizi del suo pontificato ha parlato di grave emergenza educativa. Facciamo fatica ad educare, a metterci in ascolto delle giovani generazioni e a interpretare le loro domande e i loro sogni, perché presi da tante cose da fare. Il problema della crisi educativa non è dato principalmente dai ragazzi o dai giovani ma da noi adulti, che non abbiamo più dei grandi valori da trasmettere, incapaci di dare del tempo per ascoltarli e offrire senso e significato vero alla loro vita. Ecco perché resta ancora centrale nell’educazione e nella formazione l’unità della persona, fatta di corpo e di spirito, di fede e di vita, di educazione alla vita cristiana e impegno civile e sociale.

Ai nostri giorni stiamo vedendo che le due realtà, pur diverse, devono crescere insieme. Perché uno sia un buon cristiano è necessario che sia onesto cittadino e viceversa. Per tanto tempo abbiamo pensato che la fede fosse un patrimonio comune e che i valori fondamentali: fede speranza e carità, siano ben solidi e incisivi nel tessuto sociale della vita. Ma non è più così, nemmeno nelle nostre comunità cristiane. Oggi mancano in tante persone, comunità e famiglie un’autentica e forte dimensione di fede. Al massimo si vive una fede intimistica, quando c’è un problema o da chiedere al Signore qualcosa, ma non una fede che ci metta in relazione con Dio e ci aiuti ad intercettare i bisogni e le necessità delle persone. Oggi è necessario formare i cristiani, nella consapevolezza che uno è tale quando è capace di testimoniare e annunciare il Vangelo agli altri, quando riversa la sua fede, le sue capacità e i doni ricevuti nella comunità.

La festa della vostra comunità parrocchiale, nel giorno del patrono, deve essere di stimolo a tutti voi per riprendere in mano seriamente il cammino di vita cristiana. perché la fede non si riceve una volta per tutte, ma si costruisce a fatica, giorno dopo giorno, nell’ascolto della Parola, nella celebrazione dell’Eucaristia e nella testimonianza della carità. Nella pagina di Vangelo Gesù ci offre una nuova unità di misura, che lui ha sperimentato, per entrare nel Regno dei cieli. Non ci propone e non ci chiede di essere più bravi, più furbi o più intelligenti degli altri. Il Signore ci chiede di essere bambini, di essere piccoli e come loro stare vicini a Lui. Per essere discepoli è necessario fidarci di lui, mettendoci alla sua sequela, per fare della nostra vita un dono agli altri.

Come Chiesa universale e diocesana stiamo vivendo il cammino sinodale che ci chiede di camminare e pensare all’unisono come un’orchestra. Ognuno ha ricevuto dei doni particolari e vive all’interno della comunità determinate responsabilità. Ma c’è una realtà che ci unisce tutti: il battesimo, il dono dello Spirito che ci fa essere comunità e fraternità, mettendoci a servizio degli altri. Aiutati e sostenuto dalla celebrazione del vostro patrono, vi invito a passare dall’essere una parrocchia che distribuisce ‘servizi richiesti’, all’essere una comunità, una fraternità formata da persone che si vogliono bene e con fede e, speranza e carità testimoniano ai nostri giorni la forza e la gioia del Vangelo.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo