ANNIVERSARIO DEDICAZIONE DELLA CHIESA DEL SEMINARIO

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Letture: Atti 7,44-50; 1Corinzi 3,9-11.16-17; Giovanni 2,13-22

 

Il 91° Anniversario della Dedicazione di questa Chiesa del seminario, ci aiuta non solo a comprendere ma a vivere con ancora più intensità d’animo e profondità di spirito il nostro essere Chiesa, “segno e strumento dell’intimo unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG 1). La memoria della dedicazione e costruzione di una chiesa in muratura, ci riporta alla Chiesa comunità fatta di persone, che mettono al centro della loro vita Gesù Cristo. Ne era consapevole anche San Francesco, come ci narra San Bonaventura: “Trovandosi Francesco a passare vicino alla chiesa di San Damiano, che per l’eccessiva vecchiezza minacciava rovina, spinto dall’impulso dello Spirito Santo vi entrò a pregare. Mentre pregava inginocchiato davanti all’immagine del Crocifisso, … udì con gli orecchi del corpo una voce scendere verso di lui dalla croce e dirgli per tre volte: ‘Francesco và e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”. Continua qualche riga più avanti: “Francesco si accinge ad obbedire, si concentra tutto sulla missione di riparare la chiesa di mura, benché la Parola divina si riferisse principalmente a quella Chiesa che Cristo acquistò con il suo sangue, come lo Spirito Santo gli avrebbe fatto capire e come egli stesso rivelò in seguito ai frati” Fonti Francescane, 1038).

La Parola di Dio scelta per questa celebrazione ci è di aiuto per essere anche noi, comunità del seminario, una Chiesa viva, segno e strumento della presenza di Dio nel mondo. Ce lo ha ricordato San Paolo nella seconda lettura: “Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1Corinzi 3,11). Dio rende efficace con la sua grazia l’azione dell’Apostolo, purché essa sia fondata su Cristo. Ognuno è chiamato a edificare la Chiesa, popolo di Dio in cammino verso il Regno, mettendovi i propri talenti e la propria originalità, con la consapevolezza che è necessario avere un centro e un fondamento chiaro, e questo lo può dare solo Gesù! Nel versetto 10, infatti, Paolo paragona il proprio compito a quello di un ‘sapiente architetto’ che pone il fondamento. Sopra di esso possono essere costruiti vari edifici da persone differenti, purché si costruisca sopra l’unico fondamento. È significativo che questa Parola risuoni oggi in questa comunità del seminario, chiamata formare i presbiteri di domani, chiamati a mettersi al servizio della comunità cristiana. Numerosi sono i doni, le doti e le caratteristiche di ciascuno. Anche la comunità del seminario è formata da tanti costruttori: voi seminaristi, gli educatori e i professori, le numerose persone che lavorano, i preti residenti e voi genitori, parenti e amici del seminario. Tutti dobbiamo aver chiaro che il centro e l’unico fondamento del seminario è Gesù, il suo Vangelo e il suo programma di vita.

Se ci dimentichiamo di questo, anche il tempio di Dio, fisico e spirituale, può diventare un mercato. Questo può accadere quando le vedute e gli interessi umani prendono il sopravvento sulla fede. Ce lo ha ricordato il Vangelo appena proclamato. La salvezza consiste nel conformare il volto di noi stessi e della nostra Chiesa al volto di Gesù crocifisso e risorto. È necessario prima di tutto passare attraverso il dolore e la sofferenza, con la certezza che da Dio ci è donata la pienezza della vita. Nel quarto Vangelo il tempio gioca un ruolo centrale perché in base alla tradizione, è il luogo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Il comportamento di Gesù che scaccia i venditori dal tempio, azione che compie all’inizio della sua attività pubblica e non, come scrivono i sinottici, all’inizio della passione, ci ricorda che tutta la sua vita pubblica e il suo ministero sono posti sotto il segno della croce, della sua morte e risurrezione. Il suo è un gesto profetico, perché offre ai giudei il segno richiesto, parlando, però, non tanto della distruzione materiale del tempio quanto del tempio che è la sua persona, il suo corpo crocifisso e risorto. Il vero tempio, il luogo della presenza viva tra noi, è Gesù stesso, il Cristo morto e risorto: “Ma egli parlava del tempio del suo corpo” (3, 21).

Carissimi tutti, ma specialmente voi seminaristi, fare memoria della dedicazione di questa Chiesa significa mettere al centro della vostra vita e della vostra formazione Gesù Cristo. Sia lui il centro del vostro cammino e la guida sicura nella formazione. Vivere insieme, in comunità, non è sempre facile, così come non è facile cercare di rispondere alla chiamata di Dio che vi chiede di fare della vostra vita un dono gratuito per tutti. Anche quest’anno la vita comunitaria vi ha arricchito, sperimentando la gioia e la bellezza della condivisione, ma anche con qualche fatica e difficoltà. In particolare per la comunità del maggiore, l’avvicendamento degli educatori e il cambio d’orario delle lezioni scolastiche vi ha disorientato e un po’affaticato. Per la comunità del minore e del propedeutico, l’arrivo durante l’anno di nuovi amici, alcuni provenienti da culture e tradizioni differenti, vi ha un po’ scombussolati. So che è per tutti un tempo ricco di grazie particolari, un tempo che vi spinge a uscire da voi stessi e dal proprio guscio, aiutandovi a non aver paura di cambiare qualche abitudine o modo di pensare, perché il centro di tutto non sono le certezze di una vita tranquilla né il ‘si è sempre fatto così’, ma la riscoperta della centralità della chiamata del Signore. Questa vi dà e vi darà la forza di mettervi alla sua sequela e di seguirlo con fiducia e coraggio. Dall’incontro che in questi giorni ho avuto con voi, ho colto il desiderio e la convinzione di proseguire con gioia ed entusiasmo il cammino, superando qualche inevitabile fatica, mettendo tutto voi stessi al servizio degli altri e della comunità.

Questa chiesa è dedicata ai santi Martiri concordiesi compatroni della Diocesi e a san Luigi Gonzaga. Anche se diversi secoli li separano, in comune hanno l’amore profondo per il Signore, fino a dare la vita per lui, e il desiderio di testimoniarlo agli altri. Santo Stefano prima di morire ci ha ricordato che Dio “non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo” (Atti 7,48), perché è più grande di ogni realtà creata; Lui abita nel nostro cuore raggiunto dall’amore e dalla grazia di Dio. I santi patroni di questa Chiesa ce lo hanno testimoniato fino a donare tutto se stessi per Dio e i fratelli. Anche noi siamo invitati a riconoscere e a testimoniare l’amore e la misericordia di Dio per tutti, mettendolo al centro della nostra vita. Gesù è il verbo di Dio fatto carne, assumendo fino in fondo la nostra umanità. I grandi Santi sono diventati tali perché hanno saputo unirsi strettamente al Signore, diventando uno in Lui, e perché si sono donati e consumati per gli altri. Gli altri sono le vostre famiglie, la vostra comunità, le parrocchie e il mondo intero.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo