SOLENNITÀ DI CRISTO RE E XXXVIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

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Carissimi amici e amiche, sono contento di essere oggi con voi e celebrare insieme questo momento di festa e di fraternità nella domenica che mette al centro Gesù, Signore e Re dell’universo. Un re con la corona di spine che ci offre lo stile della prossimità caritatevole per far parte del suo Regno. È una giornata che idealmente ci riporta, almeno per tanti di voi, alla bella e profonda esperienza della GMG di Lisbona.

Il tema di questa giornata “Lieti nella speranza” (Romani 12,12), è strettamente legato alla conclusione delle due grandi celebrazioni di Lisbona, che ci aiutano a comprenderne meglio il significato. Papa Francesco così concludeva il suo discorso della Veglia al parque Tejo di Lisbona: “Camminare e, se si cade, rialzarsi; camminare con una meta; allenarsi tutti i giorni nella vita. Nella vita, nulla è gratis, tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l’amore di Gesù! Quindi, con questo gratis che abbiamo – l’amore di Gesù – e con la voglia di camminare, camminiamo nella speranza, guardiamo alle nostre radici e andiamo avanti, senza paura. Non abbiate paura”. E nell’omelia della celebrazione eucaristica del giorno dopo, domenica 6 agosto: “Cari giovani, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirvi: non temete, non abbiate paura. Di più, vi dico una cosa molto bella. Non sono più io, è Gesù stesso che vi guarda ora, vi guarda, Lui che vi conosce, conosce il cuore di ognuno di voi, conosce la vita di ognuno di voi, conosce le gioie, conosce le tristezze, i successi e i fallimenti, conosce il vostro cuore. E oggi Lui dice a voi, qui, a Lisbona, in questa Giornata Mondiale della Gioventù: “Non temete, non temete, coraggio, non abbiate paura!”. L’unico fondamento della vostra speranza, dice il papa nel messaggio, non viene dall’impegno umano o dall’ingegno o dalle vostre capacità, ma dall’incontro con Gesù che è risorto, è vivo e cammina accanto a voi. Lui vi dona il coraggio e la forza di non aver paura di cercare un senso profondo da dare alla vostra vita e di avere il coraggio di andare controcorrente.

Non potete eludere la domanda che papa Francesco spesso vi pone: “Dov’è la mia speranza? Come alimentarla?” (Messaggio 2023). Queste domande mettono voi, cari giovani, ma anche noi adulti un po’ in crisi. Davanti ai grandi drammi dell’umanità che entrano nel profondo della vita, davanti ai tanti drammi personali di molti giovani, privi talvolta del senso e dei significati veri da dare alla vita, anche di fronte alla vicenda drammatica e tragica di Giulia uccisa dal suo ragazzo Filippo, lo scoraggiamento, la disperazione e, purtroppo, talvolta anche la depressione rischiano di prendere il sopravvento e di convincervi che sia inutile fare il bene. Nel messaggio il papa riporta l’interrogativo di Giobbe: “Dov’è, dunque, la mia speranza? Il mio bene chi lo vedrà?” (Giobbe 17,15).  In questi giorni mi frullano in testa due espressioni contrapposte, ma proprio per questo interessanti. Papa Francesco a Lisbona, con entusiasmo e passione vi ha detto: “Todos, todos, todos”, e Sartre che ha scritto: “L’inferno sono gli altri!”. Due modi di vivere, due risposte all’unico grande problema della vita, due modalità differenti per dare senso alla propria esistenza e per ricercare la gioia e la felicità. Criteri contrapposti per essere portatori di speranza.

Siamo fortunati nel celebrare la GMG diocesana nella solennità di Cristo Re e di aver ascoltato questa pagina di Vangelo, luce che illumina il nostro cammino. Ci troviamo di fronte ad una visione grandiosa di dimensione cosmiche, una scena potente e drammatica nello stesso tempo, il giudizio universale: davanti al Padre si raduneranno tutte le genti della terra, da ogni luogo e di ogni tempo, tutta l’umanità. Si tratterà di fare una separazione, un discernimento, peraltro già annunziato nella parabola della zizzania cresciuta insieme con il buon grano (cfr. Matteo 13,24-30). La seconda scena, quella del giudizio, del discernimento vero e proprio, è composta da una doppia sentenza emessa sull’umanità: una positiva e una negativa. Il giudizio non tiene conto delle fragilità umane, dell’aver compiuto il male in quanto attratti da passioni negative, né dell’osservanza di alcune regole e leggi e tantomeno di aver conquistato dei meriti. Il motivo è uno solo: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25,40). La scena risponde a una delle domande più antiche dell’umanità: cosa hai fatto di tuo fratello, dice Dio a Caino (cfr. Genesi 4,9-10). Il povero è come Dio, è corpo e carne di Dio. Il cielo che il Padre abita sono i suoi figli. La salvezza si gioca nelle relazioni umane, sulla capacità di accorgerci delle sofferenze degli altri e di chinarci su di loro. Non servono eventi clamorosi o gesta memorabili ma una prossimità caritatevole, attenta ai bisogni quotidiani degli altri: la fame, la sete, l’essere stranieri, la nudità, la malattia, il carcere… San Giovanni dalla Croce ci diceva che ‘alla sera della vita saremo giudicati sull’amore’, non su colpe o pratiche religiose, ma sull’umanissimo addossarci il dolore dell’umanità. Gesù ci chiede non un amore astratto, fatto di intenzioni e sentimenti, né un amore da Superman, ma azioni e comportamenti concreti di prossimità e di amore verso tutti.

Carissimi, non è forse questo che papa Francesco vi e ci indicava a Lisbona quando ha gridato: Todos, todos, todos! Gesti reali e concreti di accoglienza e di amore verso tutti, senza nessuna barriera e distinzioni di razza, genere, cultura, fede, età, provenienza sociale e culturale. È il modo più bello, più reale e alla portata di tutti, per essere felici veramente e per dare un senso profondo ai vostri sogni e desideri, alla vostra vita, augurandovi di essere sempre gioiosi e lieti nelle fede, speranza e carità.

La giornata del Seminario che oggi celebriamo nella nostra diocesi è un’ulteriore opportunità per pregare e riflettere sulla vocazione al presbiterato. Altre volte abbiamo pregato perché ogni giovane scopra la sua vocazione, al sacramento del matrimonio, alla vita consacrata o missionaria. Oggi preghiamo perché il Signore doni ancora alla nostra Chiesa giovani generosi che dedichino la loro vita all’annuncio del Vangelo, donandosi con generosità e gratuità al servizio di tutti. Un caro saluto e un forte abbraccio.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo