APERTURA ANNO PASTORALE E SS. 40 ORE a CEREA (VR)

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Letture: 1Corinzi 11,23-26; Giovanni 6,51-58

Carissimi tutti, caro don Roberto e confratelli un affettuoso e caro saluto. Vi ringrazio per avermi invitato e sono contento di essere qui con voi per iniziare il nuovo anno pastorale con le giornate di preghiera e di adorazione al SS.mo Sacramento. Un nuovo inizio. La liturgia del tempo di Avvento che sta per iniziare ci chiede di aprire i nostri cuori per accogliere Gesù che viene, assumendo la nostra umanità, facendosi come noi debole e fragile.  Il vostro vescovo Domenico, accompagna l’inizio del nuovo anno liturgico e pastorale con la sua vicinanza e con la sua parola. Alla Chiesa di Verona ha scritto la sua prima lettera pastorale su: il silenzio. Scrive: “Ritrovare il silenzio interiore è indispensabile per evitare che tutto diventi opaco e confuso e per non chiudersi all’altro da sé. Senza il silenzio è impossibile capire chi siamo e che cosa vogliamo diventare” (pag. 10). Proseguendo, nell’indicare alcune scelte pastorali per il nuovo anno invita ogni comunità cristiana, ogni parrocchia a “riappropriarsi di quegli spazi meditativi di silenzio orante che la Parola di Dio e la vita si fecondano a vicenda. Nel silenzio e dal silenzio la chiesa attrae motivo per riscoprire la propria missione” (pagg. 28.51).

Uno dei momenti più cari e significativi delle nostre comunità parrocchiali è l’Adorazione Eucaristica, che sgorga dalla celebrazione della s. Messa e si prolunga in spazi e tempi di preghiera, adorazione e contemplazione del Signore Gesù. Parlando dell’Eucaristia il Concilio Vaticano II ci ricorda che è il culmine e la sorgente della vita della Chiesa. L’Eucaristia e il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo della Chiesa; è il tesoro più prezioso. Infatti, senza l’Eucarestia la Chiesa non esisterebbe, perché fa di un gruppo di persone una realtà viva di comunione e di fraternità.

L’Eucaristia ci fa diventare una cosa sola perché tutti partecipiamo dell’unico Corpo e del Sangue di Cristo che si dona a noi. Ce lo ha ricordato san Paolo nella 1ª lettura, riportando le parole di Gesù pronunciate nella notte in cui veniva tradito: “Questo calice e la nuova alleanza del mio sangue” (1Corinzi 11,25). L’Eucaristia è il pane e il vino per la vita del mondo. Pane e vino che diventano, per la forza e la potenza dello Spirito Santo, corpo e sangue di Cristo. Ce lo ricorda pure l’evangelista Giovanni nel Vangelo appena proclamato: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (6,54). Queste parole di Gesù non sono solo simboliche, non è il racconto di una parabola, ma esprimono veramente quello che Gesù ha vissuto, donandoci il suo Corpo il suo Sangue per la nostra salvezza. È quello che anche voi, carissimi, siete chiamati a vivere in questi giorni, contemplando Gesù nell’Eucaristia, nel silenzio e nella preghiera. In questo modo sarte aiutati a non chiudervi in voi stessi ma a fare come lui. L’Eucaristia celebrata e adorata è la testimonianza vivente del grande amore di Dio per noi. Fare questo in sua memoria, significa anche per noi spezzare la nostra vita e donare tutto noi stessi per gli altri.

C’è un episodio molto toccante nella vita di Madre Teresa di Calcutta, che lei stessa ha raccontato in un libro e che mi sembra significativo per comprendere ancora più in profondità cosa possa significare dare la vita anche oggi, sullo stile di Gesù. Dopo il disastroso terremoto in Armenia del 1988 che fece più di 25.000 vittime, Madre Teresa partì con alcune delle sue suore per dare sollievo a quella popolazione martoriata. Passando tra le macerie alla ricerca di qualche segno di vita, senti un lamento che implorava aiuto. Dopo aver scavato un po’ vide accasciata in fin di vita una giovane mamma che teneva tra le braccia un bambino di qualche mese, che aveva protetto con il suo corpo. Quando Madre Teresa prese il bambino si accorse che alla madre nella mano sinistra mancavano tre dita. Con un film di voce la mamma, indicando il crocifisso che la suora portava sul petto, disse: ‘me l’ha insegnato lui’! Era da più di 10 giorni che quella povera donna stava sotto le macerie e per cercare di salvare la vita del suo bambino si era amputata le dita della mano per dare da succhiare al figlio il suo sangue. Questo fa l’amore. Gesù nell’Eucaristia ha fatto proprio questo: ha fatto dono di se stesso per amore.

Carissimi anche noi, se vogliamo vivere davvero, siamo invitati a nutrirci di Gesù Pane di vita e a poi fare altrettanto, diventando noi stesso pane spezzato per gli altri. E questo non è facile. Lo stesso Gesù l’ha sperimentato: “Come può costruire darci la sua carne da mangiare?” (Giovanni 6,52). Nella risposta Gesù invita a fare il passaggio dal livello materiale, il pane, a quello spirituale, il suo corpo e il suo sangue. Pane spezzato e sangue versato sono i segni di Cristo, il dono che lui ha fatto della sua vita e che chiede di fare anche a noi. Tutti siamo chiamati ad assimilare quello che la vita ha significato per Gesù, fino a diventare anche noi stessi Corpo di Cristo, per dire come san Paolo: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Galati 2,20). Noi siamo chiamati ad essere Corpo di Cristo vivendolo e testimoniandolo nella quotidianità della nostra vita, negli incontri che abbiamo con tantissime persone. Il mondo ha bisogno della nostra testimonianza di gioia, di amore, di perdono, di condivisione e di fratellanza. Come cristiani siamo chiamati ad essere un po’ più significativi nella scena del mondo e perdere la paura di testimoniare la bellezza del Vangelo. Solo così potremo cambiare l’umanità rendendola più fraterna e attenta alle necessità e ai bisogni dei più deboli e fragili. Con questa celebrazione prende avvio il nuovo Consiglio pastorale parrocchiale, anima di una comunità che desidera essere attenta al Vangelo, individuando nuove strade e opportunità per annunciarlo ai giorni nostri. Invochiamo su di voi e su tutti quelli che nella comunità si stanno impegnando con qualche servizio e ministero, penso ai catechisti e animatori, a chi cura la liturgia e a chi si impegna nella carità, la benedizione del Signore. Sia Lui la vostra guida, il vostro sostegno e la vostra pace. Un saluto cordiale anche ai ragazzi e ragazze e agli adolescenti che si stanno preparando a ricevere nel corso dell’anno i sacramenti. Vi invito ad accogliere con gioia e speranza Gesù. Pregatelo e portatelo ai vostri amici.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo