FESTA SAN GIOVANNI CALABRIA

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Carissimi tutti. un saluto cordiale e affettuoso al superiore generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, il vostro Casante, al superiore di questa comunità e a tutti i fratelli e confratelli; alla madre generale delle Povere Serve della Divina Provvidenza e a tutte le consorelle. Un saluto fraterno anche a tutti voi presenti, legati per diversi motivi alla spiritualità e al servizio di don Calabria. Sono molto contento di essere qui e pregare con voi il santo vostro fondatore, così amato da tutti veronesi. Anch’io fin da giovane seminarista e prete sono sempre stato attratto dalla sua vita e dai suoi scritti. E con la pastorale giovanile spesso molti giovani venivano aiutati a incontrarsi con le opere e la spiritualità di don Calabria. Mentre don Giovanni stava per morire, 69 anni, sospirava: “Sento che il Signore mi vuole tanto bene!”. Il giorno prima, la radio mise in allarme il mondo per la salute del papa Pio XII. Informato don Calabria che il papa stava molto male disse a fil di voce: “Offro ben volentieri la mia povera vita per lui”. Il giorno dopo Don Giovanni Calabria morì e Pio XII morirà 4 anni dopo.

Le letture della Liturgia della Parola ci aiutano nel cammino dell’Avvento appena iniziato, ad affidarci al Signore Gesù senza paura e in modo molto concreto, certi che il Signore farà qualcosa per noi, anche nelle situazioni più difficili. Dio si fa vedere e toccare anche nel mondo di oggi, in un mondo devastato e deturpato dall’egoismo umano, con un’umanità sempre più chiusa in se stessa, incapace di amare e di accogliere gli altri. Un’umanità che spesso sceglie l’arroganza e la guerra per risolvere ogni genere di conflitto, come stiamo vedendo in Medio Oriente, in Ucraina e nelle tante guerre dimenticate. Ci fa bene ascoltare la profezia di Isaia riguardo al giorno in cui, alla fine della storia, non ci saranno più popoli contro altri popoli, ma un unico grande popolo che cammina verso il compimento del Regno di Dio, nei sentieri della giustizia e della pace. È un messaggio di speranza per tutta l’umanità e per noi credenti in Cristo, chiamati ancora di più a sperimentare nella nostra vita l’amore di Gesù e a testimoniarlo al mondo. Una speranza che ha un fondamento più che solido e sicuro: Gesù Cristo.

Il Centurione Romano presentatoci nel Vangelo è l’immagine di ogni persona che si mette in cammino alla ricerca della verità e che si incontra con Gesù. Il Centurione prende sul serio questo desiderio che sente nel cuore, non si lascia intimorire, non si impaurisce di fronte a Gesù. Paradossalmente egli non chiede, ma racconta a Gesù quello che sta vivendo, e gli consegna la sofferenza di questo suo servo, che a quanto pare gli deve stare particolarmente a cuore se si mette a cercare una soluzione. Quante cose ogni giorno ci preoccupano e ci stanno a cuore? Alla luce del Vangelo di oggi, impariamo a raccontare a Gesù tutto, ovviamente come il centurione, tutte le nostre ansie, paure e sofferenze che incontriamo sul nostro cammino ma anche quelle dei nostri fratelli che incrociamo sulla strada della nostra vita. Penso che la preghiera sia innanzitutto questo: affidamento delle nostre intenzioni a Dio. Gesù non solo ascolta ma anticipa anche la preghiera implicita, nascosta del centurione. Gesù, infatti, gli dice: “Verrò e lo guarirò” (Matteo 8,7). A questo punto la scena sorprende ancora di più perché il centurione fa emergere una fede immensa: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” (v. 8). Quasi per dire: Signore io mi fido ciecamente di te che sono certo che tu farai qualcosa per lui, anche senza che io lo veda o che me ne accorga mai. Visibilmente Gesù è colpito dalla fede di quest’uomo, che tra l’altro non faceva parte della cerchia di credenti e seguaci di Gesù. Ecco perché Gesù, udito questo, ne restò meravigliato, e disse a quelli che lo seguivano: “In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!” (v. 10). Infatti è grande la fede di chi prega senza cercare segni, ma con l’intima certezza che chi ci ama non può non ascoltarci e fare ciò che è giusto.

È stata ed è ancora la finalità più vera dei Poveri servi e delle Povere serve della Divina Provvidenza che Don Giovanni Calabria fondò: vivere e portare nel mondo la fede in Dio Padre e la fiducia nella Divina Provvidenza, dedicandosi ai più poveri ed emarginati. Scelta che consegnò a voi e che voi, nel mondo d’oggi, nei tempi e nei luoghi diversi, siete chiamati a vivere e a testimoniare. Scriveva in una delle sue numerose lettere ai religiosi: “Il fine dell’opera è dimostrare al mondo che la provvidenza esiste, che Dio non è straniero ma che è Padre, che pensa a noi, a patto che noi pensiamo a lui, che facciamo la nostra parte che è quella di cercare il Regno di Dio”. E in un’altra lettera scriveva ancora: “In un mondo che si allontana sempre più da Dio, accendiamo la fiamma della fede che rischiari il nostro cammino e anche quello di tante altre persone”.

Tutta la lunga vita e tutta l’opera di don Calabria girano attorno a queste due parole: fede e provvidenza. Per lui era importante vedere il Signore dappertutto, in ogni persona, anche negli avvenimenti più difficili e più tristi della storia. Fede nella paternità di Dio e di suo figlio Gesù, come ce lo racconta il Vangelo. Sappiamo che Don Giovanni era stato attratto dal Vangelo, leggendolo tutto d’un fiato, da leggere e mettere in pratica alla lettera, sine glossa, senza tante interpretazioni e addolcimenti. Fede che diventa fiducia e abbandono alla Divina Provvidenza. Scriveva: “La Divina Provvidenza è una tenera madre che tutto ordina per il nostro bene, anzi per il nostro maggior bene; dobbiamo sentirci portati delle sue materne mani”.

Carissimi, don Giovanni ci offre un messaggio che non è solo storia passata, ma vita, alimento per il nostro cammino personale e per tutta la congregazione. Ci accompagna anche la testimonianza del suo amatissimo compagno di strada, fratel Francesco Perez, morto 17 anni prima, nello stesso giorno della morte i don Calabria.

Buon festa a tutte e a tutti.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo