Omelia solennità del Corpo e Sangue di Cristo, Concattedrale Pordenone 30 maggio 2024

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Carissimi, celebriamo questa sera la grande festa del Corpo e del Sangue del Signore, che ci riporta idealmente nel Cenacolo quando Gesù, nell’Ultima Cena prima della sua morte, istituì l’Eucaristia. È lo stesso memoriale che sta al centro del Mistero Pasquale e di ogni celebrazione dell’Eucaristia. La Liturgia ci propone il passo del Vangelo di Marco che narra l’ultima cena di Gesù nel cenacolo a Gerusalemme con i suoi discepoli: “Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione … dicendo: Prendete, questo è il mio corpo. Poi prese il calice … e disse: Questo è il mio sangue” (Marco 14,22-24). Con questi gesti e con queste parole Gesù assegna al pane una funzione che non è quella di un semplice nutrimento fisico, ma quella di rendere presente la sua persona, il suo corpo nella comunità, e il vino diventa il suo sangue, segno di una vita donata per tutti. Ci troviamo nel contesto della Pasqua ebraica che celebra la liberazione dalla schiavitù, come ci narra il libro dell’Esodo. La Pasqua di Gesù è la Pasqua del suo donarsi, del sacrificio che ha fatto con la sua vita per la nostra salvezza. Ce lo ricorda la lettera agli Ebrei nella seconda lettura, che Gesù è mediatore di un Alleanza nuova, perché offri spesso a Dio per la nostra salvezza (cfr. 9,14-15).

L’Ultima Cena rappresenta il punto di arrivo di tutta la vita di Gesù. Non è solo anticipazione del sacrificio che si compirà sulla croce, ma sintesi di una vita offerta per la salvezza dell’intera umanità. Non è sufficiente affermare che nell’Eucaristia è presente Gesù, vivo e vero, ma è pure necessario vedere in essa la presenza di una vita donata, per fare anche noi altrettanto. Quando noi mangiamo quel pane consacrato, veniamo associati alla vita di Gesù entrando in comunione con lui e con tutti i nostri fratelli e sorelle, permettendo che la nostra vita sia un dono per tutti, in particolare per i più poveri. L’Eucaristia diventa il pane del cammino che ci sostiene e ci illumina, offrendo un senso alla nostra vita quotidiana. L’Eucaristia è la partecipazione più intima e profonda alla vita di Dio che si è fatto vicino a noi nel Cristo suo Figlio, unendoci in un solo corpo con tutta la Chiesa, con tutta l’umanità e con la creazione stessa. Quell’Alleanza che Dio aveva fatto all’inizio della creazione del mondo e rinnovata costantemente con il popolo eletto, nell’ Eucaristia si fa pane disceso dal cielo, manna che ci rinnova per diventare nel mondo segni viventi della sua presenza, popolo in cammino verso la meta: il cielo. L’Eucaristia è il sacramento dell’amore che abbraccia tutti e non esclude nessuno. Noi cristiani siamo chiamati, in questo tempo di difficoltà, di guerre e distruzioni, a portare amore e speranza, In particolare in questa celebrazione vogliamo pregare per la pace perché Gesù converta i nostri cuori e cuori di quelli che ci governano, perché i conflitti e le difficoltà tra le nazioni e popoli si possono superare non con le armi e con la guerra ma con la pace e l’ascolto reciproco.

La festa del Corpus Domini è una festa, possiamo dire, abbastanza recente a confronto delle feste di Pasqua e di Pentecoste, presenti nell’Antico Testamento. In un tempo difficile, il medioevo, nella metà del 1200, per attirare l’attenzione dei fedeli, un po’ distratti dalla situazione sociale sulla centralità dell’Eucaristia e della presenza reale di Gesù nel pane e nel vino consacrati, venne istituita la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore, collocandola alla fine del tempo pasquale, il giovedì dopo la festa della Santissima Trinità, per metterla in stretto contatto con il giovedì santo. Infatti, papa Urbano IV nel 1264 estese questa festa che si celebrava in qualche diocesi a tutta la Chiesa universale, un anno dopo il miracolo eucaristico di Bolsena. Un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, mentre celebrava la Santa Messa, nello spezzare l’Ostia consacrata, un po’ dubbioso sulla presenza reale di Cristo, vide uscire dall’Ostia consacrata alcune gocce di sangue. Successivamente il Papa chiese al grande santo Tommaso D’Aquino di comporre la Santa Messa e il canto eucaristico Pange Lingua. Qualche decennio più tardi, anche nella nostra diocesi di Concordia-Pordenone ci fu un miracolo eucaristico riconosciuto. Nel 1294 a Gruaro, mentre una donna stava lavando una tovaglietta dell’altare, apparvero alcune macchie di sangue. La reliquia, dopo un po’ di anni, fu trasferita e conservata nel Duomo di Valvasone costruito appositamente.

Carissimi, siamo qui stasera per celebrare questa festa e questa tradizione che continua fino ad oggi. È per questo, cari bambini e famiglie della prima comunione, che vi ho invitato con uno scritto ad essere presenti e a vivere insieme questo bel momento di gioia e di festa attorno a Gesù, che si dona a noi e che porta nel mondo pace e serenità. Carissimi bambini, papa Francesco nel messaggio per la 1ma Giornata Mondiale dei Bambini così ha scritto: “Ci ricordate che siamo tutti figli e fratelli, e che nessuno può esistere senza qualcuno che lo metta al mondo, né crescere senza avere altri a cui donare amore”. Nell’Eucaristia Gesù ci insegna che tutti possiamo amare ed essere felici facendoci dono agli altri.

Nei tempi passati questa festa era molto più sentita di oggi, testimoniando al popolo, anche con la processione, che nell’Eucaristia è presente e vivo Gesù. Oggi è più difficile perché i tempi sono cambiati e le persone spesso sono attratte e distratte da tante altre cose. Ma noi che siamo qui presenti, desideriamo aprire i nostri cuori e con convinzione accogliere Gesù vero vivo dentro di noi, che con la sua presenza, la sua Parola e il suo Spirito ci dà la forza di trasformare la nostra vita, con meno segni esteriori ma con più convinzione nei nostri cuori.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo