Anno europeo del volontariato

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Più di 100 milioni di europei di tutte le età, convinzioni e nazionalità sono impegnati in attività di volontariato e, secondo alcune stime, tale settore rappresenta il 5% del PIL delle economie nazionali dell’UE. Il Parlamento Europeo ha chiesto perciò di proclamare il 2011 “Anno europeo del volontariato”, sottolineando anche che le attività di volontariato rappresentano un settore importante della vita democratica in Europa.
Perché il volontariato – Il volontariato viene definito, nello stesso documento, un tipo di attività capace di concretizzare i valori e gli obiettivi dell’Unione Europea, quali quelli consacrati nei Trattati, attraverso un’azione di solidarietà e di ascolto degli altri che contribuisce a migliorare sensibilmente la nostra società. L’attività si rivela inoltre fondamentale   per una vasta gamma di politiche europee, nonché capace di contribuire a generare il 5% del Prodotto interno lordo (PIL) delle nostre economie nazionali. Inclusione sociale, promozione dei valori europei presso i giovani, dialogo intergenerazionale ed interculturale, protezione civile, aiuti umanitari ed aiuti allo sviluppo, integrazione dei migranti, promozione dei diritti umani e dello sviluppo sostenibile, tutela dell’ambiente e crescita dell’occupazione: questi risultano essere gli ambiti in vario modo influenzati positivamente dall’azione intrapresa dai tanti volontari coinvolti. Giovani, meno giovani, occupati e non occupati, appartenenti a differenti popolazioni e credo religiosi: i volontari sono la testimonianza vivente di come sia possibile abbattere quotidianamente barriere sociali, culturali, religiose ed etniche. E in questo modo, mostrare anche quale sia il vero spirito di quell’identità europea che tanti dubbiosi ancora faticano a riconoscere nella realtà dell’UE.
Accrescere la consapevolezza – Ecco uno dei motivi per cui il 2011 è dedicato al volontariato. Se 3 cittadini su 10 sono coinvolti in attività di volontariato, 7 su 10 sono quelli che non hanno mai provato alcuna esperienza di questo tipo. In effetti prevale lo scetticismo presso l’opinione pubblica che, secondo i dati di Eurobarometro, viene influenzata negativamente dall’idea del volontariato quale “dovere obbligatorio”. È probabile che la maggioranza non sia infatti consapevole dei cambiamenti che si sono determinate nel corso degli anni grazie a questa attività di solidarietà, impegno responsabile, ascolto di chi non ha voce, degli emarginati sociali e dei più bisognosi. Per questo sarebbe utile accrescere nella nostra società la consapevolezza riguardo il valore e l’impatto del volontariato, ma servirebbe anche un miglioramento delle capacità organizzative, una maggiore diffusione delle migliori pratiche e strutture di supporto adeguate. Il 2011 è inoltre l’anno in cui ricade il 10° anniversario dell’Anno internazionale del Volontariato delle Nazioni Unite, tenutosi nel 2001. Già in quell’occasione l’alto livello di attenzione pubblica e le sinergie poste in campo avevano contribuito a far sì che i governi collaborassero più attivamente ed adottassero un’azione precisa su questo piano. Il 2011 potrebbe essere quindi l’anno giusto per rilanciare la sfida e puntare tanto all’eliminazione definitiva di falsi luoghi comuni, quanto alla concretizzazione di una strategia, ancora assente sul piano europeo, che impegni, oltre alle associazioni di settore, i governi, i grandi apparati economici ed il mondo delle imprese operanti ad ogni livello: dal locale al regionale, dal nazionale al continentale.

Obiettivi dell’anno del volontariato
1. Creare un ambiente accogliente che faciliti il volontariato nei Paesi Ue
2. Rafforzare le organizzazioni di volontariato e sviluppare la qualità del volontariato
3. Valorizzare e riconoscere le attività del volontariato
4. Far crescere la consapevolezza del valore e dell’importanza del volontariato