Progetto Alternative al femminile

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Sede Caritas, tel. 0434 221284
 
La Caritas Diocesana di Concordia Pordenone fin dal 1997 ha voluto dare contenuti alla parola accoglienza, ponendosi come meta l’apertura di una comunità, inizialmente un appartamento, messo a disposizione da privati della diocesi, per dare ospitalità a donne in difficoltà.
Le persone più fragili, da come apparivano nella nostra società anche attraverso le loro richieste e i media, erano le donne straniere che, in quantità notevole, si prostituivano sulla strada.
È nata una richiesta di aiuto ad uscire da una situazione di sfruttamento al limite della schiavitù, sostenuta da una domanda da parte di clienti, per lo più uomini e italiani.
L’anno 2000, anno del Giubileo, per la Chiesa equivaleva all’anno del pagamento dei debiti e della liberazione degli schiavi:e il simbolo della schiavitù era lì sulle nostre strade e la Chiesa, attraverso molte Caritas, aveva la possibilità di sostenere queste persone sulla via della loro liberazione, collaborando con altri che operavano in questo campo, portando all’attenzione della comunità la sofferenza, l’ingiustizia, la povertà che stava attorno a queste persone e ne permetteva la loro vendita e il loro trasferimento in Italia, appunto sulle nostre strade.
La finalità del progetto è quella di dare accoglienza alle donne che intendono affrancarsi dalla prostituzione per integrarsi nel nostro territorio, utilizzando la opportunità che lo Stato Italiano dà alle donne straniere prigioniere di questo traffico che intendono collaborare per la lotta contro la criminalità che sta a monte di tutta questa attività illecita.
Si sono così sostenute nel programma in questi anni, 80 persone, alcune singole altre con figli. Si è sempre trattato di persone giovani, tra i 18 e i 25 anni. Solo tre di loro non hanno ottenuto il permesso di soggiorno. Provenivano dall’Africa centrale, dalla Ucraina, dall’Albania. Poi hanno iniziato a chiedere accoglienza anche donne provenienti dalla Moldavia, dalla Romania, dall’Ungheria. Oggi sulla strada rimangono quasi esclusivamente donne provenienti dall’Africa, in particolare dalla Nigeria.
All’inizio si presentavano o venivano segnalate dalla polizia solo donne singole, poi nel 2004-2005 è iniziata la segnalazione di donne in gravidanza. Abbiamo così messo in cantiere un altro progetto, che riguardava appunto donne singole in gravidanza, o con un figlio inferiore ai 3 anni. Così è nato il progetto Eloisa.