“Un’eredità di fede che raccogliamo grati”

condividi su
“Un’eredità di fede che raccogliamo grati”  
 
“Sulla riva alcuni pescatori gettavano le reti in mare: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Da quel giorno i cristiani – sostenuti dalla promessa che Lui è con loro tutti i giorni, fino alla fine del mondo – sono in viaggio su tutte le strade, cittadini e stranieri di ogni terra. Non sono mancate le nostalgie per le barche lasciate, con il loro carico di sogni accarezzati e mai realizzati; non sono mancati i momenti di stanchezza, di delusione, perfino di tradimento. Ma, su tutto questo, più grande ancora soffia il richiamo ad essere Suoi, a dimorare in Lui, fino ad essere Sua presenza tra gli uomini di ogni tempo”.
Parte da quest’immagine evangelica il Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, reso noto venerdì 29 aprile 2011, alla vigilia della Beatificazione di Giovanni Paolo II: un testo nel quale, “a nome dei Pastori delle Chiese che sono in Italia”, si ringrazia “il Signore per la limpida testimonianza” con cui egli “ci ha confermati nella fede”; quella fede che “contiene il segreto dell’esistenza: Cristo, il Figlio del Dio vivente, la chiave che apre il mistero sigillato della storia umana e personale”.
In Lui è vinta la paura di Dio, la paura dell’altro, quella che nasce dalla consapevolezza dei propri ritardi e responsabilità; soprattutto, si è restituiti all’amore per la vita, “da quella nascente, fin dal concepimento, a quella segnata dalla vecchiaia, ugualmente sacra e inviolabile”.
Nel Messaggio della Presidenza della CEI, l’impegno a raccogliere l’eredità del nuovo Beato, ripartendo dal vangelo e dall’uomo, “prima e fondamentale via della Chiesa”.