FESTA SANT’ANDREA APOSTOLO

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Carissimi, oggi le Chiese di Oriente di Occidente ricordano e festeggiano Sant’Andrea Apostolo del Signore Gesù. Figlio di Giona e fratello di Pietro, Andrea era originario di Betsaida, sulla riva del lago di Tiberiade, ed esercitava il mestiere di pescatore assieme al fratello Pietro. Discepolo del Battista comprese l’importanza della predicazione di Gesù e accolse l’invito del Battista a mettersi alla sua sequela e fu lui a portare Pietro, suo fratello, da Gesù di Nazareth. Due fratelli di sangue e di fede!

Il brano di Vangelo della liturgia di oggi, narra della chiamata dei primi discepoli di Gesù secondo l’evangelista Matteo. Gesù percorre la Galilea chiamando alcuni a seguirlo: “Mentre camminava lungo il mare di Galilea Gesù vide due fratelli, Simone chiamato Pietro e Andrea suo fratello che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: venite dietro si me, vi farò pescatori di uomini” (Matteo 4,18-19). Tutto cominciò da quella chiamata di Gesù, da quel suo sguardo: “Vide due fratelli”. No non è un vedere banale o superficiale, ma un guardare in profondità, diventando sinonimo del verbo amare. L’iniziativa parte sempre da Gesù: “Non voi avete scelto me, ma io sento voi” (Giovanni 15,16). La relazione con il volto e il nome di Gesù è un legame che ha a che fare con la propria identità e vocazione. Infatti, questi due fratelli, insieme agli altri due, Giacomo e Giovanni, chiamati dopo, “subito lasciarono le reti e lo seguirono” (4,20.22).  Consegnano la loro vita nelle mani del maestro abbandonando tutto quello che avevano per vivere, affidandosi totalmente a lui senza pretendere spiegazioni.

Andrea e Pietro furono chiamati insieme ma poi, dopo la morte e risurrezione di Gesù, presero strade e modalità diverse di annuncio. Secondo la tradizione Pietro, la roccia sulla quale sarebbe stata fondata la Chiesa, predicò a Gerusalemme, ad Antiochia e poi a Roma, dove subì il martirio. Andrea, invece, considerato che conosceva la lingua greca, insieme a Filippo fu missionario in Asia Minore e in Grecia, dove subì il martirio. Fin da subito l’apostolo Andrea rappresentò l’incontro tra la comunità cristiana primitiva e la cultura greca. Incontro che divenne possibile grazie ai grandi Padri della Cappadocia. Come Pietro subì il martirio su una croce, quella diagonale che veneriamo oggi come la croce di sant’Andrea. Uniti nel martirio dal segno della croce, anche oggi sono un segno eloquente delle due culture e tradizioni della Chiesa di occidente, con capitale Roma, e la Chiesa di oriente con Costantinopoli. Giunte a Roma nel IV secolo le reliquie di Sant’Andrea da Costantinopoli, Paolo VI nel 1974, in segno d’amore verso l’ortodossia, le restituì alla Chiesa di Costantinopoli. È bello ricordare la storia e la fede di questi uomini che hanno conosciuto e vissuto con il Signore Gesù, che ne hanno condiviso le gioie e le pene e che hanno ascoltato direttamente da Gesù le parole che anche oggi scaldano il cuore.

La vita e il martirio di sant’Andrea ci insegnano a vivere la nostra vocazione nella fedeltà a Gesù Cristo, nella ricerca della verità e nel dialogo con le culture di ogni tempo. Cammino che sentiamo vero ai nostri giorni ancora e ancora più esigente è necessario. La celebrazione di oggi ci ricorda come è sempre più importante e necessario anche per noi annunciare Gesù vivo e risorto. San Paolo nella Lettera ai Romani ci ha ricordato che saremo salvati solo se avremo proclamato e annunciato: “Se con la tua bocca proclamerai ‘Gesù è il Signore!’ e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo” (Romani 10, 9). Per i discepoli della prima comunità cristiana, ma anche per noi oggi è importante necessario e annunciare Gesù. L’annuncio di Cristo non è fare pubblicità e neppure fare proselitismo; non è un lavoro di marketing. Si tratta di vivere il nostro essere missionari e annunciare Gesù; uomini e donne, preti e laici, che si sono innamorati di Gesù e che lo considerano importante per la loro vita, sentendo il desiderio e la gioia di comunicarlo e di annunciarlo a tutti. Annunciare Gesù con la testimonianza della nostra vita significa mettersi in gioco prima di parlare, vivere concretamente quello che si dice e che si vuol testimoniare. Ecco perché oggi c’è tanta fatica nella vita della Chiesa e nelle nostre comunità, perché ci sono molti cristiani, purtroppo, che dicono di esserlo, ma poi si vive come pagani, attratti e legati da tanti idoli del mondo.  È necessaria la coerenza tra fede e vita. La chiamata di Gesù e la risposta non garantiscono al discepolo di non cadere più, di non essere più messo alla prova e talvolta anche di rinnegarlo. Ma c’è la promessa da parte di Dio: lui è fedele e non ci lascia soli e se lo vogliamo continuerà a camminare insieme con noi.

Santa Andrea e il patrono della vostra comunità parrocchiale. Siamo qui per ringraziare il Signore di avervi dato un così grane testimone e per accogliere l’aspetto più bello della sua vita: seguire Gesù e testimoniarlo fino al dono totale di sé, fino alla morte. Anche oggi le nostre parrocchie hanno bisogno di riannunciare il Vangelo di Gesù e noi, talvolta, siamo ancora paurosi e chiusi in noi stessi, senza il coraggio e la gioia di annunciare e di portare il Vangelo in ogni situazione di vita, con la scusa che tanti non sono interessati al messaggio evangelico, che il mondo è più attraente di Gesù e ci dà più soddisfazioni. Vi invito, come comunità cristiana e come singoli a riscoprire il centro della nostra fede: stare con Gesù, incontravi con lui nella preghiera e nell’Eucaristia e poi, annunciare il Vangelo, come hanno vissuto i primi discepoli, che alla domanda posta a Gesù si sono sentiti dire: “Venite e vedrete” (Giovanni 1,19). Carissimi, questo è il vostro compito, anche oggi: annunciare Gesù con la vita, facendo vedere che lui è capace di dare senso e significato alla vostra vita, anche nelle situazioni più difficili e dolorose, perché è fedele e non ci lascia mai soli. Il cammino sinodale che stiamo vivendo aiuti la vostra comunità parrocchiale, sostenuta dal Consiglio pastorale e dai numerosi collaboratori, a individuare nuove forme e nuove modalità di annuncio del Vangelo.

Buon cammino e buona festa ai vostri presbiteri e a voi tutti.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo