Omelia Messa Assemblea elettiva Azione Cattolica diocesana, Spilimbergo, 18 febbraio 2024

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La prima parola di Gesù, secondo l’evangelista Marco riguarda il tempo: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino” (1,15). Non si tratta dello scorrere del tempo cronologico, Kronos, ma del tempo di Dio, del tempo preannunciato, il Kairòs, il tempo della venuta del Regno di Dio in Gesù Cristo sulla terra. Tale venuta si realizza dentro la storia, immersi nello scorrere della vita e della quotidianità. Un tempo, pertanto con degli inizi e delle scadenze, come voi oggi, carissimi delegati dell’ACI, state vivendo in questa assemblea elettiva. Momento importante e significativo, a livello personale ma soprattutto a livello associativo e diocesano. Tempo di bilanci, come avete fatto, e anche tempo di progettazione e di apertura verso il futuro, come vi state preparando a vivere.

Riflettendo sul testo che la vostra presidente Paola mi ha inviato, Testimoni di tutte le cose da lui i compiute, preziosa eredità del quadriennio precedente, ho letto con attenzione le prospettive che desiderate offrire per il nuovo cammino e, guardando i volti di coloro che desiderano impegnarsi e mettersi a servizio nel prossimo triennio, ho notato il desiderio di essere ancora una presenza viva nel nostro territorio, offrendo a tutti la gioia della sequela del Signore, con uno sguardo più ampio e aperto al futuro, facendoci pregustare la speranza del suo Regno. Come ci ricorda la liturgia della I domenica di quaresima, questo nostro tempo è un tempo di lotta e di conversione. Gesù, dopo essere stato battezzato viene tentato da Satana nel deserto, tempo di lotta spirituale verso se stesso e verso Dio, che ci aiuta a concentrarci sulla conversione del cuore, per credere nel suo Vangelo e per annunciarlo al mondo. Nell’Antico Testamento, la conversione significava tornare indietro, invertire la rotta perché si era fuoristrada, con un significato prevalentemente moraleggiante e austero. Con Gesù il significato cambia prospettiva, chiedendoci di fare un balzo in avanti, senza paura, verso le bellezze del Regno di Dio che è già presente nella persona di Gesù. Possiamo affermare che la conversione è un incontro, correre incontro a Gesù, accoglierlo nella nostra vita, fargli spazio e soprattutto credere, fidandosi delle sue parole e del suo Vangelo. Convertirsi e credere non sono due azioni successive una all’altra, ma la stessa azione: convertirsi credendo.

Siamo chiamati anche noi oggi, e in particolare voi dell’Azione Cattolica, ad un cambiamento radicale nell’evangelizzazione e nell’annuncio del Vangelo. Questo è il fulcro del rinnovamento dell’essere cristiani e della Chiesa, tanto auspicato da papa Francesco. Questo è stato anche il punto centrale del camino sinodale diocesano appena concluso. Non si tratta di trovare nuove strutture o nuove tematiche, ma di attuare il rinnovamento che deve partire da noi stessi, dalla nostra vita e dal nostro cuore. Questo è il senso di evangelizzare con il cuore, che vi ho proposto nella riflessione finale del Cammino sinodale. Evangelizzare con il cuore, come San Paolo che si è fatto tutto per tutti. Faccio mio il bellissimo invito che papa Francesco ha rivolto ai giovani nella Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona: todos, todos, todos! Spesso siamo stati rinchiusi dentro i recinti dei nostri gruppi, anche voi dell’ACI, per ripensare alla vostra identità e al vostro specifico, piangendovi addosso, per il calo delle iscrizioni, per la fatica a essere testimoni oggi nelle comunità parrocchiali. Carissimi e carissime, siete chiamati a ritornare al centro della vostra identità associativa, al vero centro che consiste nella passione di portare Cristo ai nostri giorni, non da soli, ma insieme, perché insieme è più bello; perché insieme è l’immagine vera della Chiesa che è comunione e fraternità. Voi lo state già sperimentando nelle vostre associazioni parrocchiali. Per questo dovete essere una forza irrinunciabile per il rinnovamento della nostra Chiesa diocesana e delle nostre comunità parrocchiali. Se il primo passo da fare per essere credibili è la comunione tra le persone, l’essere comunità e vivere la fraternità, voi, come associazione, già lo state vivendo e sperimentando. Non sprecate questo vantaggio in sterili di discorsi da salotto o in snervanti confronti e incontri, ma andate a portare le bella notizia del Vangelo. Vi riporto un passaggio dell’melia di ieri, nella conclusione del cammino sinodale, che vi potrà essere utile. “I luoghi in cui testimoniare la fede non possono più essere soltanto i luoghi parrocchiali, ma i luoghi della vita di tutti i giorni. Siamo chiamati a fare il primo passo e ad uscire. Voi fedeli laici abitate già il territorio e siete immersi quotidianamente nella vita concreta. Cosa, allora, può significare per voi questo invito? Si tratta di starci con il cuore abitato dalla fede. Per quanto la vostra comunità sia bella e abbia bisogno di voi, il Signore vi invita anche ad uscire, a sbilanciarvi sul ‘fuori’, perché è lì che il Signore vi aspetta. Come popolo di Dio, mettiamoci in cammino verso un nuovo esodo, per allargare le relazioni negli ambienti più impensati, dove la gente vive, con uno sguardo di predilezione ai poveri, agli emarginati, ai migranti e ai sofferenti. Dobbiamo avere il coraggio di osare sentieri nuovi”.
Non sono parole di circostanza. Sono qui con voi, come pastore, in questa tappa importante del vostro cammino, desideroso che viviate con gioia il dono che avete ricevuto di far parte dell’Azione Cattolica. E anche se talvolta sentite la fatica di camminare soprattutto con le vostre comunità parrocchiali, vi chiedo di non aver paura ad essere spinta propulsiva per il rinnovamento della vita della Chiesa. Vi invito ad essere meno preoccupati e meno concentrati sulla vostra identità associativa, che oltretutto avete ed è già ben chiara, ma ad essere sbilanciati per creare comunità cristiane più fresche e vive, più vivaci ed accoglienti, più sensibili alle povertà e alle fatiche delle persone, rinnovando la vostra vita spirituale e inventando nuovi spazi per far crescere l’amicizia e la fraternità.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo