Omelia Celebrazione 28.ma Giornata Mondiale della Vita Consacrata, San Quirino 4 febbraio 2024

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Ci troviamo insieme, cari consacrati e consacrate, per celebrare come Chiesa diocesana la XXVIII Giornata della Vita Consacrata. Un appuntamento annuale nel quale l’intera comunità diocesana vuole rendere grazie a Dio per il dono di numerose e variegate espressioni di consacrazione presenti in diocesi, che trasmettono la bellezza della vocazione cristiana nei tratti dell’umanità di Cristo povero, casto e obbediente, nella certezza della meta ultima che ci attende: il Regno di Dio. Lo facciamo in un giorno particolare dell’Anno liturgico e anche civile: la memoria della Presentazione al tempio di Gesù a 40 giorni dalla sua nascita, come prescriveva la legge di Mosè, e il periodo dell’anno, tra l’inverno che sta per finire e la primavera con giornate più lunghe, che ci invitano a guardare in avanti verso il compimento delle promesse, nello splendore della luce senza tramonto.

Il gesto della benedizione e dell’accensione dei ceri, che ha aperto la liturgia che stiamo vivendo, mostra ancora una volta che il Cristo irradia la vera luce del mondo. Egli è come una fiamma di luce che scalda e illumina; è come il sole che irradia e illumina; è come fuoco acceso che brucia, dà calore e purifica. Come dice Simeone, prendendo fra le braccia Gesù: “Luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele” (Luca 2,32). Gesù, nel venire presentato al tempio, va incontro a tutta l’umanità, rivelando la sua vera identità: luce che illumina la vita e che porta alla salvezza tanto desiderata e sperata. Per questo Giovanni Paolo II, nel 1997 stabilì che nella festa della Presentazione di Gesù al tempio si celebrasse la Giornata della Vita Consacrata, che “costituisce un eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti sono stati chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù” (Messaggio 6 gennaio 1997).

Care consacrate e consacrati, anche voi, illuminati dalla luce vera, siete chiamati a lasciarvi plasmare dalla sua Parola di salvezza, per diventare nel mondo segni eloquenti della presenza viva di Gesù. In questo momento di preghiera, siamo tutti chiamati a contemplare il Verbo, la Parola che si è fatta carne; una Parola che ci viene donata quotidianamente dalla liturgia e che sostiene le nostre scelte e il nostro servizio. Una Parola che è risuonata all’inizio della nostra scelta vocazionale, che ci costituisce Popolo in cammino, aiutandoci a riconoscere che Dio è fedele alle sue promesse, come ci ha detto il libro del Deuteronomio: “Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni” (7,9) e che a un cero punto della nostra vita abbiamo incontrato personalmente, rispondendo alla sua chiamata. È la vocazione personale, come è avvenuto in Maria nel mistero dell’Annunciazione (Luca 1,26-28) e nella chiamata dei primi discepoli, perché “stessero con lui e anche per mandarli a predicare” (Marco 3,14). Siamo tutti chiamati per stare con lui, per essere e formare una comunità, sull’esempio della prima comunità, descritta nel libro degli Atti degli Apostoli: comunità che ascolta, celebra e vive la fraternità, non a parole ma con fatti e gesti concreti (cfr. Atti 2,42-48). Comunità, però, che non si chiudono in loro stesse, ma che con coraggio ed entusiasmo si mettono al servizio della Chiesa e del mondo, annunciando la bellezza e la novità del Vangelo.

Questa 28ma Giornata della Vita Consacrata è un preludio per voi, ma anche per tutta la diocesi, per preparaci al prossimo Giubileo del 2025, che ha per slogan: “Pellegrini di speranza”, indicando a tutti i cristiani e a voi consacrati e consacrate, uno stile di vita da assumere in questo momento storico presente, travagliato da una crisi umana e sociale: guerre e odio tra i popoli, chiusura inaccettabile verso coloro che sono nella sofferenza e nel bisogno, mancanza di relazione personale con il Signore e con la comunità cristiana. Ecco perché è necessario, anzi, indispensabile che ci mettiamo ancora in cammino per le strade del mondo, come hanno fatto i vostri fondatori e fondatrici, per portare nelle situazioni concrete della vita, la speranza che viene dal Vangelo, mettendovi accanto alle persone, rispettando e tutelando la loro dignità umana, riaffermandone i diritti fondamentali di ogni uomo e di ogni donna, bambini e anziani. La vita consacrata è per il mondo un dono che viene dall’alto, dallo Spirito Santo, che vi fa essere come una lampada posta sul monte, per brillare e far risuonare la voce di Dio che nel dono del suo Figlio Gesù, ci fa partecipi del suo amore infinito.

Carissime e carissimi consacrati, non prendete paura del numero e nemmeno dell’età! Il Signore vi chiede oggi, in questo tempo e in questa Chiesa a mettervi a servizio della nostra gente, diventando segno di speranza. L’altro giorno, papa Francesco nella celebrazione con i consacrati, vi ha chiesto non di fare tante cose, né di lamentarvi perché il mondo non vi considera più come una volta, perché con la crisi delle vocazioni siete in pochi, ma vi ha chiesto di essere capaci di vivere l’attesa. Sommersi tutti, voi e noi, da tante preoccupazioni e dai ritmi intensi della giornata, rischiamo di trasformare la vita religiosa e cristiana in cose da fare più che nella ricerca quotidiana del Signore. Ricorda papa Francesco: “Come Simeone prendiamo in braccio anche noi il Bambino, il Dio della novità e delle sorprese. Accogliendo il Signore, il passato si apre al futuro, il vecchio che è in noi si apre al nuovo che lui suscita”. In questi ultimi tempi, nella nostra Chiesa diocesana, con il cammino sinodale appena concluso, ci siamo messi in ascolto di quello che lo Spirito dice alla nostra Chiesa di Concordia-Pordenone, in merito alla vita consacrata. La proposizione 109 ci ricorda: “Uomini e donne di vita consacrata possono aprire nuovi spazi e nuove modalità di presenza e di servizio, attraverso un ministero di ascolto e di accoglienza nelle nostre comunità”, e la proposizione 110: “Le consacrate e i consacrati siano coinvolti nell’animare e promuovere l’ascolto della Parola di Dio e nell’accompagnamento di coloro che vivono situazioni di lutto, di perdita e di malattia”.

Preghiamo perché tutte le consacrate i consacrati, con il proprio carisma di madri e di padri, siano generativi di vita nuova; siano come Cristo luce per illuminare coloro che si trovano nelle tenebre, conducendoli alla pienezza della gioia pasquale. Siate segno visibile e credibile del Regno di Dio che viene anche nel nostro tempo. Vi ringrazio per la vostra presenza il vostro ministero che rendono ancora più Chiesa la nostra realtà diocesana.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo