Omelia festa della Natività della Vergine Maria, Pordenone 8 settembre 2018

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La liturgia di oggi ci invita a chiedere a Dio che la festa della Natività di Maria ci faccia crescere nell’unità e nella pace. Anche ai nostri giorni abbiamo bisogno di volerci un po’ più bene e di vivere in armonia e serenità tra di noi. La venuta di Maria è un segno che Dio non ci lascia soli e che ci vuole ancora bene. Infatti, con la nascita della Vergine Maria, Dio dà inizio all’avvenimento più grande che ha rivoluzionato tutta la storia dell’umanità e della salvezza: il dono del suo Figlio Gesù. Dio ha voluto che il suo Figlio entrasse nel mondo assumendo la nostra natura umana, diventando veramente uno di noi. Ma per fare ciò era necessario che nascesse da una donna, che Gesù avesse anche lui una madre. E questa festa, anche se non è narrata nei vangeli, ce lo ricorda. Maria è l’aurora di un nuovo giorno; aurora che preannuncia il sorger del sole, Gesù Cristo che è venuto per togliere le tenebre dall’umanità e per illuminare la vita di ogni persona, come ci ha ricordato san Paolo nella lettera ai Romani: “Quelli che da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio” (8,29). Questo è vero principalmente per Maria, che in tutta la sua vita è stata unita intimamente al suo figlio Gesù, diventando così la prima discepola, la prima che ha creduto all’adempimento della parola del Signore, contribuendo, così, all’opera di Dio Padre nel favorire l’inserimento di Gesù nella storia dell’umanità. L’Ufficio delle letture di oggi ci ha ricordato che: “La celebrazione odierna onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è l’incarnazione del Verbo. Infatti la Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio. … La presente festa è come una pietra di confine fra il Nuovo e l’Antico Testamento. Mostra come ai simboli e alle figure succeda la verità e come alla prima alleanza succeda la nuova. … Questo infatti è il giorno in cui il Creatore dell’universo ha costruito il suo tempio, oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore”.

Il racconto della genealogia di Gesù dell’evangelista Matteo ci immerge nei solchi della storia, di una storia rappresentata dall’intreccio di nomi e di volti, talvolta anche peccatori, che si sono lasciati guidare dalla mano di Dio e che hanno risposto liberamente alla sua volontà. Un intreccio, possiamo dire, tra la grazia di Dio e la libertà dell’uomo. Alla fine di questa lunga catena, appare Giuseppe, l’uomo giusto che, pur non comprendendo tutti gli eventi, è chiamato a custodire la giovane Maria che entra incinta nella storia dell’umanità, e a diventare il custode del Figlio di Dio. Sappiamo, carissimi, che questa è anche la nostra storia. Il disegno di Dio si realizza attraverso il nostro si, attraverso l’accoglienza del suo progetto nella nostra vita. Qui sta la grandezza di Maria. Festeggiare la nascita di una persona, il suo compleanno, significa rallegrarsi della sua presenza e della sua venuta. Oggi salutiamo la nascita di Maria perché attraverso di lei ci è stata donata la salvezza in Cristo Gesù. Un dono che Maria ha accolto con fiducia, anche se non è stato facile per Lei dire il suo ‘eccomi’, accogliere un progetto di vita che non era il suo e che gli sconvolgeva l’avvenire. Ma liberamente e con fede Maria si è lasciata avvolgere dall’amore di Dio, consapevole che Lui vuole il nostro bene e la nostra felicità.

Ecco perché la sua nascita porta luce e speranza in una umanità che ha bisogno di amore e di pace. Oggi è anche la festa della nostra città, che ha in Maria la sua compatrona e la sua protettrice. In questo santuario mariano della Madonna delle Grazie, oggi veneriamo la nascita della Vergine e la preghiamo che conceda alla nostra città e al mondo intero unità e pace. Davanti a Lei, come credenti e come cittadini, ci prendiamo l’impegno di essere strumenti di unità, di fraternità nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie. Siamo tutti chiamati, come lo è stata Maria, ad essere annunciatori di un giorno nuovo, annunciatori di tempi migliori. Lo potremo fare se saremo capaci di dire il nostro Si, il nostro eccomi al progetto che il Signore ha per ciascuno di noi, disposti a lavorare ed agire per il bene di tutti, impegnandoci nella costruzione di una nuova umanità, della civiltà dell’amore. Lasciamo perdere rancori, posizioni diverse e contrapposizioni e guardiamo con amore ai tanti nostri fratelli e sorelle che hanno bisogno di noi, del nostro amore e della nostra solidarietà. Apriamo i nostri cuore e le porte delle nostre case per ascoltarli e per accoglierli. Sono ancora molti, nostri concittadini e persone che vengono da noi da altre terre, che hanno bisogno della nostra comprensione e accoglienza. Più amore diamo e più amore ci sarà dentro di noi e all’interno delle nostre famiglie e comunità.

Preoccupati dello scorrere vorticoso del tempo e delle vita, viviamo anche noi questa storia di salvezza che ci chiama ad essere uomini e donne di speranza. Guardando a Maria, la stella del mattino, riusciremo a vedere il sole, che è Gesù, la luce senza tramonto che illumina la nostra storia e la nostra vita.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo