Carissime e carissimi giornalisti, operatori della comunicazione e soci del Circolo della Stampa di Pordenone, il mio saluto più caro nel giorno della festa del vostro patrono San Francesco di Sales. È un’occasione per me per ringraziare tutti voi della carta stampata o con altre forme di comunicazione, in particolare quelli che sono al servizio della nostra Chiesa diocesana e nel nostro territorio.
Oggi papa Francesco ha pubblicato il messaggio per la 59ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Per aiutarci a vivere la celebrazione di oggi, già da tempo papa Francesco aveva dato il tema: “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori” (cfr. 1Pietro 3,15-16). Spesso assistiamo ad una comunicazione scritta o verbale molto violenta, mirata a colpire e a impedire il dialogo tra le parti. Comunicazione che porta, talvolta, a scontri fisici e verbali com’è purtroppo accaduto in qualche sede istituzionale. Questo modo di fare favorisce l’odio tra le parti e anche un continuo scontro e conflitto sociale. Già dal titolo del messaggio Papa Francesco fa leva sulla necessità, per una buona e vera comunicazione, di avere un cuore mite, che sappia offrire all’umanità la speranza, che per noi credenti trova la pienezza in Gesù Cristo. Non è facile ai nostri giorni avere un cuore mite, operare ed agire con tenerezza nei confronti degli altri. La mitezza è una virtù e una dote fondamentale per essere uomini e donne maturi, umanamente e spiritualmente. Essere miti non significa essere deboli essere paurosi nei confronti degli altri, perché agire con mitezza significa agire con bontà e con gentilezza; dolo così saremo capaci di autocontrollo e di uscire da noi stessi per vedere la realtà dalla prospettiva dell’altro. Diceva papa Francesco in un’udienza di qualche anno fa, che il mite non è un accomodante perché la mitezza è capace di vincere il cuore e di salvare l’amicizia. Il mite non rimane lontano o estraneo dai problemi, anzi, desidera che la verità sia sempre comunicata e lo fa con anima sereno e libero, privo di interessi personali. Il mite non si arrende di fronte all’ingiustizia, ma lo fa con carità e amore, senza ricorrere alla forza e alla prepotenza della parola.
La parola di Dio appena proclamata ci aiuta a comprendere ancora più profondamente il compito che papa Francesco vi ha affidato: condividere con mitezza, attraverso il vostro servizio, la speranza che vi portate dentro. La lettera agli Ebrei ci ha ricordato che Gesù Cristo è il fondamento di una nuova alleanza con Dio: “Porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo” (8,10). Anche la pagina evangelica, la chiamata dei primi discepoli, ci fa intuire lo stile di Dio. Nella scelta dei discepoli, i suoi primi collaboratori, Gesù ha ragionato in modo diverso dal nostro, che sovente tiene conto dell’efficientismo, della capacità personali o della condotta. Gesù chiama chi vuole e il motivo primo è che “stessero con lui” e in seconda battuta “per mandarli a predicare” (Marco 3,14). Stare con lui, entrare in relazione con lui e in forza di questo legame poi saranno inviati a predicare. Gesù chiama liberamente, andando al di là delle capacità e del comportamento delle persone; chiama per amore, invitando successivamente a cogliere nelle vicende della vita lo splendore, la bellezza e la forza della presenza del Signore.
Anche la testimonianza di vita del vostro santo protettore è uno stimolo e un aiuto per esercitare e vivere la vostra delicata professione con lo stile ricordatoci dal papa, con il cuore mite e pieno di speranza. San Francesco di Sales è stato un uomo conquistato dall’amore di Dio, invitando anche voi a tuffarvi nel cuore di Cristo in una relazione personale d’amore come ha vissuto lui, senza la paura di andare nel mondo di oggi, dove ci sono contraddizioni, guerre e sofferenze, nella consapevolezza che ogni persona, ricca o povera che sia, sapiente o semplice può nella quotidianità della vita arrivare alla santità e alla pienezza dell’esistenza. Conosciamo bene la capacità comunicativa di San Francesco di Sales, i suoi modi semplici e talvolta ‘bizzarri’ di portare a tutti, con la parola e gli scritti l’amore e la misericordia di Dio. Da giovane non aveva un carattere facile ma focoso e ribelle. Ma alla scuola di Gesù è diventato umile e mansueto di cuore. Solo con un grande amore e vicinanza agli altri gli è stato possibile, dire la verità con la predicazione e l’esempio della vita, convertendo tante persone al Signore.
Carissimi giornalisti e operatori della comunicazione, viviamo questa vostra festa all’inizio dell’Anno Santo giubilare che Papa Francesco ha voluto che avesse come filo conduttore l’essere ‘Pellegrini di speranza’. Anche voi avete il mandato di essere comunicatori si speranza. In un mondo dove la speranza sembra morta, dove le cronache quotidiane parlano da anni di guerra, di bombardamenti, di esecuzioni, di sfruttamento e di miseria, non solo lontano da noi ma anche nella nostra nazione – pensiamo ai femminicidi, alle morti sul lavoro e ai tanti giovani che persa la speranza si tolgono la vita – siete chiamati a cogliere quei segni di speranza che ci sono ancora e senza paura, farne oggetto delle vostre cronache e reportage. Il papa vi invita a non aver paura di andare un po’ controcorrente, ma in modo autentico, vero e con un po’ di cuore. Condividere e riscoprire con mitezza la speranza che dimora nei vostri nostri, significa, prima per voi e poi per i vostri lettori e ascoltatori, riscoprire il valore e il significato del rispetto dell’altro, valorizzando il ben che è dentro ogni persona, portando serenità, ottimismo ed entusiasmo per un avvenire più solidale e più vicino a chi soffre. In questo modo anche voi, contribuirete e darete una mano al Creatore per rendere il mondo ancora più bello, più abitabile e più buono.
Buona festa a tutte e a tutti.
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo
