San Francesco di Sales – Patrono giornalisti

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A 400 anni dalla morte di san Francesco di Sales, avvenuta il 28 dicembre 1622 a Lione, papa Francesco ha pubblicato la lettera Apostolica “Totum amoris est”, Tutto appartiene all’amore, dove afferma che questo dottore della Chiesa in un tempo di grandi cambiamenti ha saputo aiutare le persone a cercare Dio nella carità, nella gioia e nella libertà. Con questa Lettera apostolica papa Francesco ha messo in luce le capacità di san Francesco di Sales di interpretare in chiave sapienziale il suo tempo, benché complesso, come occasione provvidenziale per l’annuncio del Vangelo. La disponibilità ad adottare un linguaggio e uno stile di evangelizzazione per il suo tempo – sappiamo quanto bene ha compiuto con l’invenzione dei ‘foglietti volanti’ – li ha guadagnato il titolo di patrono dei giornalisti e degli operatori della comunicazione, proclamata da papa Pio XI nel 1923. Inviato da   sacerdote nella regione di Chablais, passata quasi totalmente al calvinismo, il giovane Francesco si dedicò alla predicazione, ma anziché battere la strada della polemica e dello scontro, privilegiò il metodo del dialogo, mettendo in atto ogni sistema per poter raggiungere il maggior numero di persone, con uno stile semplice e avvincente e di notevole efficacia, manifestando doti di carità di diplomazia ed equilibrio. Scrive papa Francesco nella Lettera apostolica: “Un po’ per dono di Dio, un po’ per indole personale, egli aveva avuto la nitida percezione del cambiamento dei tempi, riconoscendogli un’opportunità per l’annuncio del Vangelo”.

Attenzione ai segni dei tempi e un linguaggio facile e comprensibile, possono essere le caratteristiche per una buona comunicazione dei fatti e degli avvenimenti anche ai nostri giorni, senza dimenticare il desiderio e la passione di san Francesco di Sales di aiutare ogni persona, di qualsiasi estrazione sociale e culturale, ad incontrarsi con Dio. “Se l’uomo pensa con un po’ di attenzione alla divinità, immediatamente sente una qual dolce emozione al cuore, il che prova che Dio è il Dio del cuore umano”. Sono le bellissime parole che troviamo nel Trattato dell’amore di Dio, uno degli scritti più profondi, e ripreso da papa Francesco nella Totum amoris est: “L’esperienza di Dio è un’evidenza del cuore umano. Essa non è una costruzione mentale, piuttosto è un riconoscimento pieno di stupore e di gratitudine, conseguente alla manifestazione di Dio”. È la sorgente profonda che guidò il santo vescovo nella vita e nelle scelte pastorali: l’amore del Figlio di Dio che si è incarnato. Scrivere nel Trattato: “Un cuore che non ha affetto non ha amore … come pure un cuore che ha amore non è senza movimento affettivo”. Fonte di questo amore che attrae il cuore è la vita di Gesù Cristo che è morto per noi e ci ha dato la vita con la sua morte.

 

La pagina di Vangelo del Buon Pastore, che abbiamo appena ascoltato, ci riporta proprio nel cuore della spiritualità di San Francesco. “Il buon pastore offre la vita per le pecore” (Giovanni 10,11). Gesù ha cura di ciascuno e ci ama con tutto se stesso, e non come il mercenario che ama per interesse e per tornaconto personale. Il buon pastore non teme e non ha paura di dare la vita, perché la sua è una vita donata per amore, capace di dare significato e senso a tutta l’esistenza. ‘Parlare con il cuore’ è il tema che papa Francesco ci consegna per la 57ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni del 2023. Il tema si collega idealmente a quello precedente del 2022: ‘Ascoltare con l’orecchio del cuore’. Parlare con il cuore significa essere “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pietro 3,15), e farlo con mitezza, utilizzando il dono della comunicazione come un ponte e non come un muro. In un tempo contraddistinto sia nella vita sociale che in quella ecclesiale da polarizzazione, contrasti e dibattiti esasperati, siamo invitati tutti e oggi in modo particolare voi giornalisti e operatori della comunicazione, a non aver paura di andare controcorrente. Questo non significa non cercare e non comunicare la verità, anche se fa male, ma farlo con uno stile di misericordia, di amore che parte dal cuore e di partecipazione alle gioie e sofferenze degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Anche oggi, nel drammatico contesto di conflitti e guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo, è quanto mai necessaria una comunicazione che, come dice papa Francesco, sia aperta al dialogo con l’altro e che favorisca un disarmo integrale, adoperandosi a smontare la ‘psicosi bellica’ che si annida nei nostri cuori, Voi, cari giornalisti, siete chiamati, come professionisti della comunicazione, a una missione speciale per costruire un mondo nuovo, un futuro più giusto, più fraterno e più umano, mettendo in atto una comunicazione che sia essenziale, che sappia trasmettere l’essenza delle cose, la loro radice prima, senza mai perdere di vista l’efficacia del comunicare. In un tempo in cui le parole e le immagini diventano sempre più invasive e, talvolta, corrosive, c’è bisogno di intimità e di calore umano. Parlare con il cuore diventa un monito per tutti e soprattutto per voi, per guardare e cercare l’essenziale delle cose, ciò che permette all’umanità e al mondo di costruire un futuro di giustizia, di amore e di pace. Parlare con il cuore e non per interessi personali o di parte è pure un buon antidoto contro le fake news e ogni sorta di falsità e di odio.

Un grazie particolare da parte mia e della Diocesi a tutti voi, alla stampa locale che opera nel nostro territorio, non solo per informare ma anche per formare un pensiero e un modo di leggere la realtà, ai quotidiani e al settimanale diocesano ‘il Popolo’, e a voi giornalisti e o operatori e al Circolo della Stampa di Pordenone.

Chiediamo al vostro santo patrono Francesco di Sales che vi doni la sua umanità, la sua compassione e carità per comunicare sempre con amore e con il cuore la verità, indispensabile per raggiungere la Verità che non avrà mai fine.

Buona festa a tutti.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo