Omelia funerale diacono Mario Pio Moro, Madonna di Rosa 20 novembre 2024

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Letture: Atti 6,1-7; Marco 15,33-39; 16, 1-6.

Carissimi, anche se ora siamo nel dolore, noi camminiamo verso la luce: la luce del Risorto che ci viene incontro con la sua Parola e nell’eucaristia, memoria della Pasqua: della passione, morte e resurrezione del Signore Gesù. Pasqua che noi celebriamo in ogni santa messa che ci rende partecipi nella comunione con la morte vittoriosa del Signore e ci offre un senso e un significato al nostro vivere e la speranza al nostro morire. Con questa certezza di fede, come già come già narrato l’evangelista Marco, consegniamo all’infinito amore del Padre l’anima di nostro fratello Mario Pio, diacono permanente della nostra chiesa. L’ho conosciuto all’inizio del mio servizio pastorale in diocesi, già pensionato e collaboratore della pastorale sanitaria presso l’ospedale di San Vito dove ha esercitato il ministero fino a quando le forze glielo hanno permesso. Aveva compiuto 90 anni un mese e mezzo fa, trascorrendone 57 anni con la sua adorabile moglie Vittorina e più di 25 anni di servizio diaconale a San Vito.

La Parola di Dio scelta per questa celebrazione ci offre il senso del cammino di fede del nostro fratello diacono Mario Pio. La prima lettura tratta dal libro degli Atti degli Apostoli ci illumina sulla sua scelta di vita che ha fatto conclusa la stagione lavorativa all’Enel. Una scelta di fede e di servizio alla Chiesa. L’immagine di Chiesa bella e multiforme tratteggiata nel capitolo VI degli Atti, ci fa vedere gli apostoli che, non potendo sottrarsi al compito della preghiera e dell’annuncio del Vangelo, guidati dallo Spirito Santo, diedero inizio ad un nuovo ministero nella Chiesa che sarà chiamato il diaconato: uomini interamente dedicati alla carità, al servizio dei poveri, degli ammalati e dei bisognosi, testimoniando con la vita l’amore verso Dio e verso il prossimo. Ministero che nel Concilio Vaticano II, oltre ad essere come lo è ancora una tappa verso il presbiterato, ha preso la forma di un ministero permanente, per tutta la vita, che può essere assunto anche da persone sposate. Così è stato per Mario Pio che a 64 anni si è consacrato per diventare nella Chiesa e nel mondo segno vivente dello stile di vita di Gesù che “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto di molti” (Marco 10,45). Ha continuato a vivere con la sua famiglia, nel servizio alla comunità parrocchiale di San Vito nella liturgia, nella carità e nella cura amorevole ai poveri, agli ammalati e nella guida di gruppi di preghiera e di pellegrinaggi. Con delicatezza, con bontà d’animo e anche con impegno e determinazione ha cercato di rendere presente lo stile di servizio di Gesù nel tempo della Chiesa, nella realtà e società di oggi sempre più ripiegata su se stessa e attratta dalla materialità del vivere, fin di tempi giovanili della sua conversione, come mi ha raccontato, avvenuta a 22 anni incontrando e confessandosi da Padre Pio da Pietrelcina. Episodio che gli ha cambiato la vita e lo ha aiutato a viverla intensamente, anche nei momenti di fatica e di dolore, come la morte dei primi bambini subito dopo la nascita e la morte della moglie. Un matrimonio sereno e una vita spesa per la famiglia e per il bene degli altri. Ha avuto pure la fortuna di incontrare Madre Speranza a Collevalenza nel Santuario dell’Amore misericordioso, diffondendone la conoscenza e la spiritualità. La preghiera e il rosario lo hanno sempre accompagnato nella vita, fino alla fine dei suoi giorni.

Il Vangelo ascoltato ha proclamato l’evento redentore della morte e risurrezione di Gesù, che è il cuore della nostra fede e della nostra speranza, centro propulsore della vita di ogni credente e della vita del diacono Mario Pio. Gesù che muore nell’obbedienza al Padre e nell’amore per i fratelli, sconfigge la morte e apre la vita alla speranza sicura della partecipazione alla vita stessa di Dio. Questo è il fulcro della nostra fede cristiana, perché è comunione con la morte di Cristo che noi celebriamo e facciamo memoria in ogni Eucaristia, anche nel giorno del funerale. Il segno del cero pasquale accanto alla bara, la benedizione con l’acqua santa e l’incensazione del defunto, ci ricordano che la morte non è la fine di tutto, ma il passaggio ad una nuova vita: la vita eterna. Gesù ha fatto della sua morte in croce un atto d’amore, abbandonandosi alla volontà del Padre e un servizio ai fratelli. L’evangelista Marco ci ricorda che il primo credente, il Centurione, nasce dalla contemplazione della morte di Gesù: “Davvero quest’uomo era figlio di Dio” (15,39), perché in Cristo la morte si trasforma in sorgente di vita. Ogni morte in Cristo, così come la morte del nostro fratello diacono Mario Pio, avvenuta dopo un periodo di stanchezza e di inattività con uno sguardo di semplicità che faceva intuire l’incontro con il suo Signore, porta con sé un atto di amore per il Signore e per i fratelli.

Così l’ha vissuta la sua famiglia: i tre figli Pio, Elena e Cristina; i fratelli Virgilio e Italo; la nuora e il genero, i nipoti e pronipoti con i parenti tutti. Lo ricordano così anche i Diaconi permanenti della diocesi qui presenti, quando ha voluto essere presente all’incontro formativo poco tempo fa. Lo ricordano così tanti sacerdoti e amici. In questa celebrazione di suffragio e di saluto, lo offriamo al Signore, fiduciosi nella misericordia e bontà del Padre che lo aspetta in Paradiso, desiderosi di camminare e di vivere anche noi con la fede che ha contraddistinto la vita di Mario Pio.

Dio onnipotente ed eterno, Signore della vita e della morte, noi speriamo e crediamo che la vita del diacono Mario Pio è ora nascosta in Te. Il suo volto a cui è venuta meno la luce di questo mondo, sia illuminato sempre dalla tua luce inesauribile. Amen.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo