Un saluto deferente e cordiale a tutti voi, alle autorità civili e militari presenti e ai vostri cappellani. Non è solo una tradizione ma un momento importante prepararci per vivere con più intensità il fulcro eil centro della nostra fede cristiana: la resurrezione del Signore Gesù. Facciamo nostre le parole della preghiera di inizio della Messa: Signore quanto più si avvicina la festa della Pasqua, tanto più cresca in ciascuno di noi il fervore e il desiderio di viverla in pienezza.
Questo è il progetto di Dio per noi, come ci ha ricordato il profeta Geremia nella prima lettura: “Ascolta la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici” (7,23). Ci sconvolgono un po’ queste parole perché noi pensiamo di solito, che Dio voglia che noi lo ascoltiamo e gli ubbidiamo, mettendo in pratica le sue leggi e i suoi precetti, che non sono poi così facili da rispettare. Pensiamo a un Dio che punisce se facciamo qualche peccato. Invece, il Signore è preoccupato di ciascuno di noi e vuole in primo luogo che noi siamo felici, che la nostra vita sia bella e piena di gioia e di felicità, che possiamo tutti realizzare i desideri e i sogni che ci portiamo dentro. Domandiamoci: Qual è il desiderio più grande che mi porto dentro? Quanto mi sta a cuore vivere la vita in pienezza, che mi permetta di realizzarmi ‘veramente’ e di essere felice? Che cosa cerco dalla vita? Sono interrogativi che vale la pena ogni tanto esaminare, perché ci aiutano ad approfondire le scelte che abbiamo fatto, a rileggere alcune situazioni di fatica e di sofferenza che stiamo vivendo e a rimetterci in cammino. Il primo passo da fare è ascoltare la voce del Signore e imparare a fare silenzio, vero antidoto alla durezza del nostro cuore che ci porta altrimenti su vie senza gioia e senza vita.
Ci è di aiuto in questo cammino la pagina di Vangelo appena proclamata. Ciò che importa all’evangelista Luca è mostrarci che, in un mondo pieno di guaritori di ogni sorta, la pratica di Gesù si colloca agli antipodi della magia. Il suo potere di guarire non proviene da una forza occulta o demoniaca ma da Dio. Di fronte alla guarigione di un indemoniato e all’incomprensione dei presenti che lo ritenevano un imbroglione e un amico di satana, Gesù chiede, prima di tutto, di avere un cuore libero dai pregiudizi e dalle false immagini di felicità che ci si porta dentro. Per smascherare il tentativo di delegittimazione del suo operato (cfr. Luca 11,17-18), Gesù usa un’immagine: nella guerra civile le fazioni contrappose si sbranano a vicenda, finendo per distruggere il paese. Applica poi questa immagine a satana, affermando che non potrebbe sopravvivere se dichiarasse guerra a se stesso. Per un’autentica conversione, invece, è importante riconoscere nel suo gesto “il dito di Dio” (v.20), la presenza del Padre che non abbandona mai i suoi figli, nemmeno nei momenti più difficili della vita. Corriamo il rischio anche noi di avere false idee di felicità, come ci racconta il mondo di oggi, che mettono al primo posto una felicità di basso profilo, esteriore, fatta di denaro e di potere che non tocca le corde più profonde del cuore e dei nostri affetti, lasciandoci spesso insoddisfatti e infelici, sentendo Dio lontano dalla nostra vita. Ecco perché è necessario un cammino di purificazione e di conversione per accogliere Gesù vivo e risorto, presente in mezzo a noi e nella nostra vita. Passaggio, come ci ricorda la Pasqua, che anche noi siamo chiamati a fare, dalla schiavitù della morte alla vita piena, alla vera libertà.
Viviamo questo incontro all’interno dell’Anno giubilare. È il giubileo ordinario che la Chiesa celebra ogni venticinque anni, e che papa Francesco ha voluto come Giubileo della speranza da portare in un mondo che non sa più cosa sia la speranza. Una speranza che non è un sentimento o una caratteristica di chi è ottimista, ma una speranza che è una persona: Gesù vivo e risorto. Anche voi state vivendo un periodo non facile, dove è difficile sperare. I livelli di sicurezza dello Stato, dell’Europa e del mondo si stanno alzando come un fiume in piena, che non si conosce quando possa esondare o rompere gli argini. Questa situazione fa paura a voi, ai vostri cari e all’intera società. È un’illusione pensare che la pace e la serena convivenza tra i popoli si possa costruire sulla guerra e sugli armamenti. Una guerra genera e genererà sempre nuove guerre, perché lacera e disintegra l’amino umano, facendo emergere il ‘peggio’ della persona umana: odio, rancore e violenza. Anche voi, carissimi tutti, credete nella pace vera e credete che le armi siano un deterrente per nuovi conflitti e non da usare per uccidere altre persone.
La speranza cristiana chiede a tutti noi di fare tutti un passo in avanti, di guardare pima di tutto nel profondo di noi stessi per sperimentare e vivere all’interno della nostra vita, delle nostre famiglie, con i nostri figli e con i colleghi e amici la serenità, la gioia. Solo così sarà possibile creare una catena invisibile, ma reale che porti la vera pace tra noi, nello Stato, in Europa e nel mondo intero. La speranza è Gesù vivo e risorto che, se lo accogliamo e gli facciamo spazio nel nostro cuore e nella nostra vita, sarà capace di suscitare semi di speranza che germineranno e porteranno frutti di amore, di giustizia, di bontà, di solidarietà con chi sta peggio di noi. Il Vangelo di oggi ci ha ricordato che potremo raccogliere qualche frutto se lo facciamo con Lui: “Chi non raccoglie con me, disperde” (v.23).
Dal profondo del cuore vi auguro che possiate accogliere quei semi di speranza che il Signore dona a ciascuno. Uniti a lui sperimenterete il suo amore e la sua misericordia. Buona e santa Pasqua.
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo
