Nello scandire il tempo dell’Avvento, la Liturgia della Chiesa pone accanto a Giovanni Battista, la figura di Maria, la Vergine di Nazareth, la donna dell’ascolto, immagine di tutta la comunità di Israele in attesa e in preghiera per la venuta del Messia. Fin dai primi secoli la Chiesa d’Oriente in questa data festeggiava il concepimento della vergine Maria. Quando questa festa si diffuse dal X° secolo in poi in Occidente, prese una forte rilettura teologica che culminò nel 1854 con la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, proclamando Maria fin dalla nascita, priva di ogni macchia di peccato. È il Signore stesso che ha voluto preparare la strada al suo intervento più decisivo della storia: l’incarnazione di suo figlio Gesù. In Maria riconosciamo la figlia di Sion di cui parla l’Antico Testamento, la giovane donna di Nazareth che come narra il Magnificat è figura del ‘piccolo resto’ che il Signore si è riservato per condurre l’umanità alla salvezza, ed è anche figura della Gerusalemme Celeste, la sposa adorna per il suo Signore che, prima fra i credenti, è entrata nella gloria definitiva e ci accoglierà nel Regno alla fine della vita.
La Parola di Dio appena proclamata ci ricorda che la promessa di Dio, nonostante la fragilità e il peccato dell’origine che ha evidenziato l’inimicizia tra la discendenza della donna e il serpente, trova compimento nella nascita del Messia dalla vergine Maria, la benedetta tra tutte le donne. Una benedizione, scrive Paolo nella lettera agli Efesini, che è per tutta l’umanità: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale … predestinandoci a essere per lui figli adottivi” (1,3.5). Dio non agisce senza di noi. Infatti, fin dall’origine dell’umanità Dio ha voluto entrare in relazione con l’uomo, anche dopo il peccato e la colpa, facendo sentire la voce di chi ama e cerca il suo amato. Alla sua domanda che indicava amore e sollecitudine: “Dove sei?” (Genesi 3,9), Adamo spinto dalla malizia del nemico, Satana, si sottrae per paura e vergogna, trasformando la domanda in sfida: “Ho avuto paura…. e mi sono nascosto” (3,10). Dio vuole sempre il nostro bene anche quando sbagliamo, invitandoci a guardare dentro di noi stessi con onestà e verità. La grazia di Dio è più forte del peccato e può vincere il male che è ancora dentro di noi. Il racconto dell’Annunciazione ci mostra Maria che consapevolmente e con responsabilità, non fugge davanti alla voce dell’angelo ma risponde: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Luca 1,38). Maria dice la sua disponibilità piena di amare e di lasciarsi plasmare dalla Parola di Dio, perché l’amore allontana la paura e accetta docilmente quanto riferito dall’angelo. Dalla sfiducia del primo uomo e della prima donna, che ha provocato l’infedeltà e la caduta, è entrato nel mondo il peccato; attraverso la fede luminosa di Maria si fa strada la salvezza per tutta l’umanità. Lo stesso interrogativo di Maria che esprime il suo stupore e anche il suo iniziale imbarazzo: “Come avverrà questo poiché non conosco uomo” (1,34), richiama un aspetto della sua fede che è costitutiva anche della fede di ogni cristiano: la fede di fronte al mistero di Dio domanda silenzio e ascolto. La fede fa affidamento sul Dio a cui niente è impossibile, anzi crede nell’impossibile perché crede la risurrezione. Maria è la credente perché ha creduto, perché la sua Fede è diventata scelta concreta in un momento decisivo della sua vita, manifestando la coscienza del suo posto nella storia della salvezza. ‘Nulla è impossibile a Dio’, è la certezza alla quale dovremmo affidarci quando intorno a noi tutto sembra schiacciarci.
Desidero richiamare due atteggiamenti di Maria che ci aiutano a comprendere non solo la sua scelta e come lei l’ha vissuta ma ci possono essere utili per accogliere il Signore Gesù che viene nel Natale: lo stupore e la fedeltà. L’angelo disse a Maria: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te” (1,28). Maria rimase sorpresa e turbata, stupendosi di essere chiamata ‘piena di grazia!’ Maria era una giovane donna umile e semplice che di fronte ai doni del Signore gioì perché si sentì amata da lui. Una donna colmata dalla grazia di Dio, da non aver ombra nel suo rapporto con lui. Noi spesso, invece, diamo tutto per scontato, pretendiamo dagli altri e ci vantiamo se abbiamo più di loro. Anche noi siamo invitati a testimoniare questo stupore davanti agli altri, raccontando l’amore e i doni ricevuti e non solo i problemi e le difficoltà. L’altro atteggiamento è la fedeltà. Maria è la discepola fedele che fa la volontà del Padre dei cieli. Una fedeltà a Dio semplice e umile, come figlia, sposa, madre, discepola, che ha significato per lei obbedienza a una Parola, costanza nel proprio compito, perseveranza nel quotidiano fino alla croce e speranza di un compimento finale. Chiediamo a Maria che ci aiuti a rispondere al Signore, a dirgli ‘si’ nella vita di ogni giorno, dedicando del tempo all’ascolto della sua Parola nella preghiera e a compiere qualche gesto concreto di amore, di carità e di servizio gratuito. Piccole scelte di ogni giorno ma decisive per accogliere il Signore.
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo
