Omelia Solennità Santo Stefano, Cattedrale di Concordia 3 agosto 2018

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Eminenza reverendissima, a nome di tutta la Chiesa di Concordia-Pordenone qui rappresentata dai vescovi, presbiteri, diaconi, vita consacrata e fedeli laici, Le porgo i saluti più cari e il grazie sincero per essere oggi con noi a celebrare la solennità del patrono Santo Stefano, il primo testimone della fede nel Signore Gesù, modello e figura del vero discepolo che dono la sua vita, come ha fatto il suo maestro. Come Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, oggi ci fa sentire in comunione con tutte le Chiese sorelle d’Italia: Desideriamo anche noi essere confermati nel cammino che la Chiesa italiana sta facendo e aiutati a non aver timore di testimoniare nell’oggi, Gesù, unico salvatore del mondo. Viviamo in un contesto sociale non facile, dove la paura del futuro ci porta a chiuderci in noi stessi, a considerare il valore della persona umana solo per quello che possiede e a non accorgerci dei bisogni e delle necessità degli altri. Sento vere anche per noi alcune sue parole: Vangelo alla mano, saremo giudicati sull’amore: proviamo, per quanto possibile, a realizzarlo, facendo nostra la tradizione evangelica di accoglienza e di ospitalità. Vogliamo anche noi, come comunità diocesana, mettere al centro i poveri, non solo a parole, ma concretamente, toccando la carne di Cristo per incontrali, ascoltarli e per condividere la loro vita. E’ il tema della lettera pastorale che ci guiderà in questo anno.
Per antica tradizione della nostra diocesi, oggi i presbiteri, in primis i parroci, e i diaconi, si ritrovano insieme al vescovo in cattedrale, per ringraziare il Signore del dono del ministero ordinato e per riconfermare l’impegno di mettersi a servizio della gente affidata. Vicini e lontani hanno ancora bisogno di noi. Il mondo ha bisogno di amore e di pace, ha bisogno di gioia e di santità. Siamo preti coraggiosi e, anche se non è facile, desideriamo portare a tutti la tenerezza della presenza del Padre.
Durante l’omelia, il card. Gualtiero Bassetti, guardando alla vita e al servizio del diacono Stefano, si è rivolto in particolare ai numerosi sacerdoti e diaconi presenti, invitandoci alla testimonianza della vita, di una vita, come ha fatto Stefano, a servizio degli altri. Ecco alcun e delle sue parole: “Carissimi sacerdoti qui presenti, permette un pensiero particolare per voi. La memoria del santo Protomartire ci ricorda che, anche nel nostro tempo, la testimonianza del Vangelo passa non tanto dai proclami, ma attraverso il servizio ai poveri, ai fragili, agli indifesi, ai non potenti. È in questo modo, con questo quotidiano “martirio”, che con il vostro servizio quotidiano la Chiesa può continuare ad annunciare quel Cristo che, nel giudizio finale, si rivelerà come il Povero e lo Straniero che avremo o non avremo accolto e accudito.

Carissimi sacerdoti, se ci guardiamo intorno, cosa possiamo dire della testimonianza di noi cristiani di oggi. I modelli di pensiero e gli stili di vita dominanti, spesso confliggono con l’esigenza della vita nuova in Cristo. Che cosa sta succedendo nelle nostre antiche terre di fede cristiana? Siamo tutti più chiusi in noi stessi, noi sacerdoti compresi, e forse meno disposti a venire incontro alle esigenze del prossimo; siamo tutti più avidi di beni, come se questa vita non dovesse finire mai; siamo sempre più indifferenti o impauriti di fronte ad un mondo che continuamente ci interpella con le sue tragedie. La solidarietà e la pietà, che erano il collante delle nostre comunità, sembrano essere svanite, nella notte nera dei rigurgiti egoisti. La partecipazione ai sacramenti e alla vita di Chiesa, fervente e generosa fino a qualche decennio fa, si sta affievolendo ovunque, e la precarietà economica di tante famiglie e di tanti giovani e anziani non favorisce quella attenzione generosa alla comunità. Un male profondo sembra esser sorto all’interno della società come della Chiesa: un senso di smarrimento ci assale ogni giorno dinanzi ai drammi della violenza, della droga, del gioco d’azzardo, dell’immoralità e dell’arroganza diffusa, del disprezzo della vita e della dignità delle persone.

Sono questioni di fronte alle quali siamo chiamati a riflettere come Chiesa e come singoli, senza soccombere, guidati dalla forza e dalla luce del Cristo risorto e dal coraggio dei martiri, che non hanno avuto paura dei drammi del loro tempo. Grande fiducia riponiamo nei giovani, speranza della Chiesa e di un mondo nuovo. Il nostro compito, soprattutto voi sacerdoti, è di seminare speranza tra i solchi di una terra forse a tratti arida, ma pronta a rivelarsi rigogliosa e fertile se irrorata dall’amore di Cristo. Sull’esempio di santo Stefano e dei santi Martiri concordiesi, torniamo a testimoniare con coraggio vescovi, sacerdoti, religiose, laici il messaggio salvifico del Vangelo, capace, oggi come allora, di cambiare il male in bene, le tenebre in luce, la disperazione in gioia, la violenza in pace, la morte in vita: la vita immortale nella gloria del Padre! Amen!

Alla fine della celebrazione, abbiamo assicurato al card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, un ricordo particolare nella preghiera per il suo prezioso e delicato ministero a favore della Chiesa Italiana, chiedendoli di portare al Santo Padre il nostro saluto, la nostra vicinanza e le nostre preghiere.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo