Domenica della Parola di Dio

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In questa terza Domenica del Tempo Ordinario, per desiderio di Papa Francesco, in tutta la Chiesa si celebra la IV Domenica della Parola di Dio, per aiutare ogni singolo credente e ogni comunità cristiana a crescere nella conoscenza del Signore Gesù, Verbo fatto carne e a comprendere che il Signore è presente e vivo nella sua Parola, cammina con noi, come hanno sperimentato i due discepoli nella strada verso Emmaus, donando un senso e un significato alla nostra vita. “Vi annuncio ciò che abbiamo venduto” (1Giovanni 1,3), è lo slogan di questa quarta giornata che ci accompagna a comprendere la Parola di questa domenica, invitandoci a diventare tutti, senza paura, annunciatori e testimoni del Vangelo, perché l’annuncio e la testimonianza sono strettamente legate all’esperienza personale dell’incontro con Gesù. Ci ricorda San Paolo nella Lettera ai Romani: “La Fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo” (10,17). È la Parola di Dio che risuona ancora più forte dentro la Chiesa e dentro di noi, chiamati in questo periodo a vivere il cammino sinodale per annunciare con più forza e coraggio nel mondo di oggi e nelle nostre comunità il messaggio di amore di salvezza che Gesù ha portato e che noi desideriamo fare giungere a tutte le persone che incontriamo. Un messaggio di speranza e di gioia che nasce dall’aver sperimentato in prima persona l’amore la vicinanza di Dio che ci dà il coraggio e la forza di testimoniarlo agli altri, a partire dalle nostre famiglie e dagli ambienti di vita fino a raggiungere gli estremi confini della terra. Un messaggio capace di illuminare le oscurità del tempo presente perché è luce per il mondo. Dio parla attraverso la sua Parola che la Chiesa ci offre abbondantemente nella liturgia e anche attraverso la vita concreta delle persone e la storia dell’umanità. Non è una parola lontana, scritta molti anni fa, una parola che ammiriamo o studiamo come custodi di tradizioni antiche, ma è una parola viva che scuote la nostra vita e il nostro cuore; una parola che invita al cambiamento e alla conversione e che ci permette di entrare in relazione con tutti.

In questa terza domenica il tema della luce, che ci ha accompagnati durante tutto il tempo natalizio, è il filo conduttore della liturgia della Parola. La stessa parola del profeta Isaia proclamata nella notte di Natale apre la liturgia della Parola di questa domenica: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce” (9, 1). È la luce di Gesù che illumina ogni persona e ogni credente. Solo Gesù è la luce vera! Significativo che la domenica della Parola di Dio si collochi all’interno della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, dove siamo chiamati a guardare non a ciò che ci divide ma quello che ci unisce: la luce di Gesù Cristo che promana dalla sua Parola. Siamo consapevoli che la divisione tra le Chiese affonda le radici nel peccato e nello stile di vita che mette ai margini l’amore di Dio per noi. Noi cristiani, pur radicati nella propria Chiesa, siamo chiamati a scoprire e vivere il grande dono della comunione che Dio ci ha donato e che desidera per noi, come ha pregato Gesù: “Perché tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giovanni 17,21). Un cammino non sempre facile, causato dalle tensioni e dalle crisi umane, sociali e religiose che la nostra società sta vivendo. La Parola di Dio che fa da guida e illumina il cammino di quest’anno verso l’unità, è tratta dal profeta Isaia: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (1,17). Siamo invitati ad ascoltare la Parola di Dio e a farla fiorire con gesti di amore, di prossimità e di giustizia verso gli altri. Non è la luce abbagliante delle bombe che cadono sulle persone inermi o delle contraeree provocano solo morte, distruzione e sofferenza, a portare pace e sicurezza nel mondo; ma il bene e la giustizia che abitano nei nostri cuori e che si traducono in opere buone e giuste nei confronti dei più poveri e sofferenti.

Fissiamo per un attimo il nostro sguardo su Gesù, come ci narra il Vangelo di Matteo. Siamo all’inizio della missione pubblica, dopo il battesimo al Giordano. Gesù torna in Galilea, terra in cui convivano etnie e culture diverse, chiamata “Galilei delle genti” (4,15). Qui comincia a predicare con parole e gesti che annunciano che il Regno di Dio è vicino. La sua presenza e il suo amore concreto sono in mezzo a noi e chiedono un cambiamento di mentalità e di stile di vita. È una predicazione non astratta o lontana dalla vita, come spesso accade a tanti ciarlatani, ma che incrocia il vissuto e l’esperienza di ogni persona. ‘Venite dietro a me’, dice Gesù a Pietro e Andrea, a Giacomo e Giovanni e questi lo seguono (cfr. 4,18-22), senza conoscere ancora bene il suo programma di vita – le Beatitudini sono successive – e senza sapere cosa significhi in concreto il regno di Dio. Non siamo invitati a contemplare la predicazione o la chiamata di Gesù, lontane nel tempo. Il Signore passa anche oggi, nella nostra vita e guarda proprio me, guarda ciascuno di noi così come siamo, piccoli e peccatori, immersi nella quotidianità della professione, nella famiglia e nei problemi reali. Lui ci guarda per primo e ci chiama, invitandoci a metterci alla sua sequenza perché solo dietro di lui, tutto quello che siamo e che facciamo, prende un significato nuovo. Il suo sguardo e la sua parola sono luce che squarciano le tenebre e forza nel cammino della vita. A noi solo la scelta di metterci alla sua sequela.

Carissimi e carissime tutti, è solo l’incontro con Gesù attraverso la sua Parola ascoltata e accolta che alimenta e sostiene la nostra fede e la nostra vita, aiutandoci a portare agli altri con speranza e gioia, in particolare alle persone più affaticate e stanche e piene di problemi, la forza luminosa e la carica spirituale per essere autentici testimoni dell’amore di Dio.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo