Omelia solennità Santo Natale

condividi su

Gesù luce che illumina l’umanità

Stiamo vivendo anche quest’anno il Natale del Signore nostro Gesù Cristo. Meglio, celebriamo la memoria della nascita di Gesù da Maria a Betlemme. Una nascita che significa molto di più della nascita di un bambino che viene nel mondo, perché con quel parto meraviglioso Dio si è fatto uomo come noi e la Parola di Dio, come ci ricorda l’evangelista Giovanni, si è fatto carne (cfr. 1,14). È l’Emmanuele, il Dio con noi, solidale con tutta l’umanità, che assume la nostra vita, dalla nascita fino alla morte. Carissimi, questa è la buona notizia che noi cristiani siamo invitati a diffondere nel mondo, perché Natale non è solo un ricordo ma un fatto, un avvenimento che accade anche oggi nella storia. Dio non si limita ad avere cura di noi ma ci ama fino ad essere come noi, nella condizione reale e radicale di ciò che noi siamo. L’eterno si fa storia, svuotandosi di tutte le prerogative divine, abbassandosi fino a portare in sé il peso di tutte le nostre fragilità: uno di noi, uno tra noi, uno con noi! Ma l’inaudito del Natale non è soltanto che Dio si è fatto carne come noi, ma che assumendo in pieno la nostra umanità, si è compromesso definitivamente con gli aspetti più vulnerabili della condizione umana, quali la debolezza, le fragilità e le povertà. Mentre Dio si riveste della nostra umanità, ci invita a rileggere queste esperienze non più come una maledizione ma come luogo per una diversa comprensione di noi stessi, aiutandoci a non chiuderci ermeticamente in noi ma a traversare queste situazioni con l’amore e il dono di noi stessi.

La tradizione cristiana, ripercorrendo quella ebraica dell’Antico Testamento, afferma che le grandi opere di Dio nella storia della salvezza sono avvenute nella notte. Anche noi spesso facciamo precedere ad alcune importanti ricorrenze una veglia notturna di preghiera, per sottolineare il passaggio dalle tenebre alla luce. Ma sappiamo bene che Dio non ama la notte e il buio, ma la luce, perché i suoi gesti luminosi aiutano a superare l’oscurità della notte e delle tenebre che sono dentro di noi, per vivere nella luminosità dei figli di Dio. Ce l’ha ricordato il profeta Isaia nella prima lettura della Messa della notte di Natale: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (9,1). Per il popolo d’Israele è un momento di buio, di dolore e di paura. È la notte buia e fredda perché non si vede futuro e non sembrano esserci soluzioni. È la notte della fede perché Dio sembra aver abbandonato il suo popolo.  Ma ecco che, all’improvviso, quanto tuto sembrava finito, rinasce la speranza, un’alba nuova sorge all’orizzonte: Dio si manifesta come luce. Fin dall’inizio della creazione Dio ha pronunciato una parola e subito la luce squarciò le tenebre (cfr. Genesi 1,3). Nel buio della notte un angelo del Signore apparve ai pastori avvolgendoli di luce (cfr. Luca, 2,9), e nel prologo del suo Vangelo, Giovanni scrive: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (1,4).

Ci troviamo insieme, in questa santissima notte (giorno), illuminati dallo splendore di Gesù Cristo che con la sua venuta nel mondo vince le tenebre che sono attorno a noi e dentro di noi e ci porta l’amore e la gioia. Non è solo un’emozione o un sentimento che durano per un istante. È la gioia che nasce dal di dentro, dalla contemplazione di questo grande mistero d’amore di Dio che si piccolo per noi, che illumina e da senso alla vita. La liturgia di questo giorno è tutta pervasa dalla gioia per la venuta del salvatore. Quel bambino che contempliamo nel presepe è la fonte della nostra gioia perché è la luce che risplende sull’umanità, la luce che ha squarciato le tenebre del male e del peccato ancora presenti nel mondo. Quanto diceva Isaia è vero anche per noi. Quel popolo che camminava nelle tenebre, è l’umanità di oggi che cerca la luce della verità e che si trova ancora immersa nel buio dell’egoismo, delle discriminazioni, delle guerre insensate che stanno provocando morti, distruzioni e rabbia nel cuore di tante persone. Siamo ancora immersi nel buio dell’incertezza, della paura del futuro, soprattutto per le giovani generazioni, smarriti di fronte agli ultimi avvenimenti bellicosi. E nel tentativo di illuminare il buio che pervade i nostri cuori, andiamo a cercare sensazioni ed emozioni sempre più fragili e inconsistenti, che ci lasciano peggio di prima. Non bastano le luminarie per riscaldare i nostri cuori! Desideriamo la pace e la gioia, ma spesso siamo insidiati da una malinconia indescrivibile e il nostro cuore è ottenebrato da tante illusioni. Come ci ricorda Giovanni: “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno ascoltato” (1,11). E’ la tragedia del nostro orgoglio, di chi se crede autosufficiente e che si illude di dare da solo un senso alla vita.

Nulla è perduto; anzi, colui che solo è capace di illuminare il grigiore dei nostri giorni e dare il senso vero alla nostra vita è nato in una grotta. Lui è la luce che irrompe nel buio del mondo per rendere la vita più bella e più ricca di senso. Gesù è la luce dell’amore che vince l’odio; la luce del bene che sconfigge il male; la luce della vita che sconfigge la morte. Il racconto straordinario e meraviglioso della nascita di Gesù a Betlemme, mette in risalto la profonda unione tra il cielo e la terra: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama” (Luca 2,14).  Riempiamo della luce del suo amore i nostri cuori, la nostra vita e le nostre relazioni con gli altri. Facciamoci portatori, anzi, diventiamo noi stessi angeli che indicano la via della gioia, della bontà e della pace, in particolare per coloro che hanno bisogno di incontrare la luce che vince ogni buio, la luce che vince ogni paura e ogni notte oscura della vita.

Buon Natale a tutti e accogliamo Gesù, l’amore che riempie il nostro cuore di gioia e di pace.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Pordenone
25/12/2022