S. MESSA APERTURA PELLEGRINAGGIO DIOCESANO OFTAL

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Letture: Apocalisse 21,1-7; Giovanni 4,19-24.

Un caro saluto a tutti e tutte voi che siete qui per vivere il pellegrinaggio a Lourdes, momento forte di fede e di preghiera. Il mio saluto va agli ammalati e anziani, alle sorelle e ai barellieri e a tutta la grande famiglia dell’OFTAL che da 10 anni opera anche nella nostra diocesi. Un grazie particolare alla presidenza e aa presidente Bruno che il 3 agosto nella cattedrale di Santo Stefano è stato insignito della ‘medaglia di Santo Stefano’ per tutto il suo lavoro e servizio alla Chiesa diocesana. Un abbraccio ai sacerdoti che sono qui con noi e ai giovani presenti. A don Paolo presidente nazionale dell’OFTAL il nostro ringraziamento per tutto il servizio che ci offre a Lourdes e nell’organizzazione dei pellegrinaggi dei malati.

Il cammino spirituale e pastorale che il santuario di Lourdes propone ai pellegrini nei tre anni 2022, 2023 e 2024 è tratto dalle parole che Maria ha affidato a Bernardette nell’apparizione del 2 marzo 1858: “Va a dire ai sacerdoti che si costruisca qui una cappella e si venga in processione”. Quest’anno ci soffermiamo a meditare la seconda richiesta della Vergine: “Che si costruisca qui una cappella”. Potremmo pensare: che senso ha costruire una cappella; c’è già la grotta che è il luogo ‘naturale’ delle apparizioni. Perché Maria chiede anche una cappella, una casa per il Signore? La cappella che Maria chiede non è solo fatta di pietre – che pur con qualche fatica iniziale è stata abbastanza facile costruire – ma di persone vive, che non si fermano solo all’edificio, ma che vogliono essere segno della presenza di Dio in mezzo all’umanità, testimoni del suo amore e della sua vicinanza.

I testi della liturgia della Parola di questa sera, all’inizio del pellegrinaggio, ci aiutano a capire e comprendere con più profondità la richiesta di Maria. Siamo alla fine del libro dell’Apocalisse e ci viene descritta la nuova Gerusalemme, l’umanità nuova, salvata da Gesù che vive in comunione con Dio. È il nuovo fidanzamento di Gerusalemme con il suo Dio, nel giubilo e nella gioia. Questa è la promessa che ci viene fatta e questo sarà il nostro futuro: vivere in comunione con Dio, diventare noi credenti il segno della presenza di Dio nel mondo. “Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli” (Apocalisse 21,3). Dio abita tra gli uomini e fa alleanza con loro. Sono importante la tenda e il tempio nell’Antico Testamento, le chiese per le nostre comunità, ma è più importante la comunità delle persone che si ritrovano per essere la Chiesa di Gesù, come ricorda San Paolo: “Edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo Come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù” (Efesini 2,19). Alla samaritana che chiedeva a Gesù dove fosse meglio adorare il Padre: su questo monte o a Gerusalemme (cfr. Giovanni 4,20), Gesù risponde che è meglio adorarlo “in spirito e verità” (v. 23). Lo Spirito, principio della nuova nascita, è anche principio del culto nuovo, un culto spirituale. Non si adora Dio solo in luogo, perché quando siamo uniti in Cristo, tutti possiamo entrare in relazione vera con lui. L’adorazione e la preghiera sono questione di cuore e non di azioni esteriori. Se non c’è una vera passione, un amore sincero per il Signore e per i fratelli, si rischia solo un legalismo che porta all’esteriorità e alla freddezza.

Oggi, in questo nostro tempo difficile e complicato, abbiamo bisogno di una casa, di una Chiesa fatta di persone, di uomini e di donne, di anziani e di giovani, di sofferenti e ammalati che si mettono in ascolto del Signore Gesù, ponendolo al centro della loro vita, per poi testimoniarlo e renderlo presente nella vita quotidiana delle persone che incontrano sulla loro strada. La chiesa che Maria chiede di costruire è una Chiesa, e lo vediamo qui a Lourdes, con le porte aperte, capace di accogliere ogni persona che si avvicina, siano credenti o non credenti, sofferenti o malati, dubbiosi o indifferenti. Nell’incontro con i giovani a Lisbona, Papa Francesco ha rimarcato fortemente questo concetto: la Chiesa deve essere capace di accogliere tutti, e questo tutti la ripetuto per tre volte. Nessuno deve sentirsi escluso dalla possibilità di incontrarsi con il Signore. Quante persone arrivano a Lourdes: alcune sono scettiche e con dubbi di fede. E qui, nel silenzio, nella calma e nel servizio percepiscono una presenza viva, un amore, non fatto solo di parole o di convenienza, ma di vita, di dono di sé e di carità. Lourdes è un luogo privilegiato su questa terra, dove il cielo si è aperto e rimane aperto per accogliere le numerose persone che sentono il bisogno di dare un senso alla loro vita quotidiana, alzando gli occhi al cielo per incontrarsi con il Signore, accompagnati da Maria.

Concludo con un semplice messaggio. Maria ha chiesto a Bernardette chi si costruisca qui una cappella. Significativo l’avverbio “qui!”. Ci ricorda l’importanza, per la nostra vita di fede, di rendere concreta, palpabile, vicina alla nostra vita la presenza del Signore. La fede per essere vissuta ed essere vera ha bisogno di incarnarsi, di storicizzarsi in un luogo ben preciso, in una storia, la nostra storia e la nostra vita, accogliendo tutto quello che ci viene proposto. Questa è l’incarnazione. Dio ha chiesto al suo Figlio Gesù di assumere fino in fondo la nostra umanità, diventando vero uomo. Viviano bene e con gioia questi giorni di pellegrinaggio proprio qui, in questo luogo a Lourdes, dove Dio in Maria ci ha ricordato che ci ama, che ci vuole bene e che cammina con noi. Buon pellegrinaggio a tutti.

 

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo