Un cordiale saluto a tutti. Sono grato al vostro vescovo mons. Viliam Judàk, al vostro parroco don … e a don Lubos che mi hanno offerto la possibilità di celebrare con voi la festa della Vergine Maria del Monte Carmelo, qui a Topol’cianky e alla processione Eucaristica che si concluderà nel Castello, luogo che ho visitato insieme ai vescovi della Conferenza Episcopale Triveneta nello scorso mese di marzo.
Leggendo un po’ di storia del vostro paese e della diffusione del culto della Madonna del Carmelo, ho notato una felice coincidenza. Siamo nel XVII secolo, in un momento buio della storia dell’Europa. I Turchi, entrati in Europa e devastando tutto quello che incontravano, anche il vostro paese e città, giunsero fino alle porte di Vienna, con l‘intento di conquistare l’Europa e raggiungere Roma. Papa Innocenzo XI, di fronte all’invasione e al pericolo della caduta della città di Vienna in mano ai mussulmani, comandati da Mustafà, invitò i rissosi comandanti degli eserciti cristiani a mettersi insieme e a creare una forte alleanza per sconfiggere il nemico. Nel contempo – ecco la coincidenza – inviò a Vienna il famoso predicatore padre Marco di Aviano, un frate nato ad Aviano nel territorio di Pordenone, il quale si prodigò per mettere insieme i vari comandanti, sotto la guida del re polacco Jàn Sobieski, incitando anche i soldati a chiedere l’aiuto del Signore e della Madonna per sconfiggere il nemico. Così il 12 settembre 1683 Vienna fu liberata dall’assedio. A questa battaglia partecipò anche la nobildonna Elisabetta che, come ringraziamento per la vittoria fece un pellegrinaggio in Terra Santa, visitando il monastero del Monte Carmelo. Chiese ed ottenne il permesso di fondare la Confraternita del Santo Scapolare a Topol’cianky nel 1686. Da quell’anno, 337 anni fa, si ripete la processione, invocando l’aiuto e la protezione della Vergine sul vostro paese e sulle vostre famiglie, sulla patria e su tutta l’umanità che sta vivendo momenti di guerra e di sofferenza. Padre Marco di Aviano, considerato il salvatore dell’Europa, continuò la sua opera di predicatore, annunciando a tutti l’amore e la misericordia di Dio. L’imperatore d’Austria Leopoldo I lo volle accanto a sé. Spirò il 13 agosto del 1699 a 68 anni ricco di meriti e con larghissima fama di santità. Fu sepolto nel Duomo di Vienna, nella cappella degli imperatori asburgici e beatificato il 27 aprile 2003 da Giovanni Paolo II.
Come ogni anno vi ritrovate attorno all’altare per celebrare il dono che Gesù ha fatto di se stesso nell’Eucaristia e per il dono di sua Madre, Maria, come ci ha appena ricordato l’evangelista Giovanni: “Donna ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: ‘Ecco tua madre!” (Giovanni 19,26-27). Queste parole di Gesù pronunciate sulla Croce non sono solo per il discepolo ma per tutti noi, ed esprimono il rapporto di maternità reale, anche se misteriosa, di Maria verso ciascuno di noi, di filiazione di ciascuno di noi verso Maria. Il nostro cuore è colmo di gioia, questa sera, perché il Signore ci consegna ancora una volta Maria come nostra madre. Preghiamolo come ha fatto Maria: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.” (Luca 1,46-47). Carissimi tutti, ringraziamo senza paura il Signore Gesù perché, anche in questi nostri giorni, non sempre facili e carichi di difficoltà e sofferenze, non ci lascia soli, ma ci dona Maria, sua madre, come nostra Madre. Le parole di Gesù sono pronunciate nel momento supremo del suo sacrificio, quando avviene la liberazione di ciascuno di noi dal peccato e dalla morte. Maria si trova in piedi sotto la Croce di Gesù e sotto anche ogni nostra croce. Sofferente e dolorante, ma in piedi, per dirci che ci vuole bene e che non scapperà mai via dal nostro dolore e dalla nostra sofferenza. Maria “Sta” sotto la croce. È uno stare che indica presenza, continuità, forza di un esserci. A differenza dei discepoli, Maria non ha mai lasciato suo Figlio Gesù lungo la via della Croce. Maria affronta questo momento con grande dignità, non sfugge di fronte agli eventi della vita, ma “sta”. Così emerge ancora più chiaramente la sua maternità. Continuando la Tradizione della Chiesa, il Concilio chiama Maria “Madre di Cristo e madre degli uomini … perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa” (Lumen Gentium 53). Papa Francesco nel 2018 ha stabilito che il lunedì dopo la solennità della Pentecoste, giorno in cui nasce la Chiesa, si celebri la memoria della Beata Maria Vergine Madre della Chiesa. Questa memoria ci ricorda come la maternità divina di Maria si estenda, per volontà di Gesù stesso, a maternità per tutti gli uomini e le donne e per la Chiesa.
In tutto il mondo, Maria viene ricordata e venerata con titoli e invocazioni legate alla sua vita o ai luoghi delle apparizioni o dove sono sorti dei santuari mariani oppure al culto diffuso da Ordini religiosi. Uno dei più cari alla devozione cristiana è Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Il Carmelo, visitato dalla nobildonna Elisabetta dopo la battaglia e la liberazione di Vienna, è un alto promontorio che si erge lunga la costa del mare Mediterraneo della Palestina, all’altezza di Haifa, che nelle sue pendici ha numerose grotte naturali, predilette dagli eremiti. Il più celebre di questi uomini di Dio fu il profeta Elia che nel IX secolo A.C. difese con forza e passione la purezza della fede nell’unico Dio, contro le contaminazioni idolatriche degli altri popoli. Durante le Crociate in Terra Santi, molti cristiani fuggirono e si ripararono in queste grotte, costituendo la famiglia religiosa del Carmelo, che fin dalle origini si pose sotto la protezione della Beata Vergine Maria. Secondo la tradizione, nell’anno 1251 al generale dell’Ordina dei Carmelitani san Simone Stock, apparve la Vergine che gli consegnò lo scapolare dicendo: ricevi, figlio dilettissimo lo Scapolare, segno della mia fraterna amicizia. Coloro che moriranno rivestiti di questo scapolare non andranno nel fuoco dell’inferno. Esso è segno di salvezza, protezione e sostegno nei pericoli e di alleanza e di pace per sempre.
Portare lo scapolare non significa avere un portafortuna, una specie di talismano o un salvacondotto per entrare in paradiso, liberandoci dalle fatiche e prove della vita, dalle tentazioni e dal male. Avere con sé lo scapolare significa rivestirci di Cristo, accoglierlo nella nostra vita, come ha fatto Maria. È il coraggio di essere cristiani nel mondo di oggi, di camminare nella luce della fede e dell’amore del Signore, testimoniando e annunciando il Vangelo di Gesù. Pensando al paradiso, siamo invitati a superare nella quotidianità della nostra vita le insidie del maligno, favorendo l’unità e la comunione nella Chiesa e tra di noi. Significa anche favorire l’attenzione, la cura e la e la carità verso chi è nel bisogno e nella sofferenza, verso i più deboli e coloro che sono nel bisogno. Riscopriamo, come ci ha detto Gesù, che c’è più gioia nel dare che nel ricevere e che, alla fine della nostra vita, saremo giudicati solo sull’amore.
A Maria, Regina del Monte Carmelo desidero affidare la vostra comunità parrocchiale, le vostre famiglie e tutti voi. Prego perché possiate incontrare Dio nel silenzio e nella preghiera, aprendovi alla potenza dello Spirito Santo che fa nuove tutte le cose. Maria cammina con noi e ci sostiene con il suo aiuto e la sua intercessione.
+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo