S. MESSA ALLA GROTTA di LOURDES

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Possiamo anche noi questa mattina ripetere qui nella grotta di Massabielle, le parole che abbiamo sentito nel Vangelo della Trasfigurazione qualche giorno fa: “Signore, è bello per noi essere qui” (Matteo 17,4). Siamo qui per vivere un’esperienza di fede, portando le tante richieste di preghiera che sono dentro di noi o che ci sono state richieste prima di partire. Le deponiamo qui alla grotta insieme alle tante invocazioni, ringraziamenti, infermità fisiche e spirituali, perché attraverso Maria il Signore abbia tenerezza di noi e risani il nostro cuore e la nostra vita.

Ci lasciamo guidare dalla Parola di Dio e dalla testimonianza di san Lorenzo, diacono e martire della Chiesa di Roma, nel giorno della sua festa. Lorenzo era un giovane colto e intelligente che viveva fino in fondo il Vangelo, in un tempo di grande persecuzione per la chiesa. Siamo nel terzo secolo, sotto l’imperatore Valeriano. Conosciuto dal papa Sisto II, Lorenzo divenne suo stretto collaboratore e amministratore dei beni della comunità, che servivano per le necessità dei poveri. Ucciso il papa, l’imperatore chiese al diacono di consegnarli tutti i beni della chiesa. Presentandosi attorniato dai poveri, Lorenzo disse l’imperatore: “Ecco qui i beni della Chiesa”. A questo punto l’imperatore ordinò che fosse ucciso tra i tormenti del fuoco.

Le parole di San Paolo nella prima lettura ci sono di aiuto per capire la scelta del diacono Lorenzo e anche le scelte di vita che siamo chiamati a fare: “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi Dona con gioia” (2 Corinzi 9,7). Non ci viene chiesto solo di donare, di amare le persone, ma di farlo con gioia. Non è un’elemosina ma un metterci in gioco, perché in ogni dono che facciamo siamo invitati a dare qualcosa di nostro, che ci appartiene, senza la paura di perdere o di spogliarci di qualche bene. Dio è amore e carità e noi siamo chiamati a configurarci a Lui. La carità comprende l’amore che Dio ha per noi in Cristo Gesù, nello Spirto santo. Amore che deve essere accolto con gioia, donato con gioia e vissuto con gioia. È l’ardore della carità di Gesù che ci deve spingere, come ha fatto San Lorenzo, a bruciare di carità perché bruciati dal fuoco dell’amore di Dio. Un amore che si traduce nel servizio ai più poveri e sofferenti. Chi non ama perde la vitalità che sostiene il cammino, lasciando un cuore spento. Il Vangelo appena proclamato ci riporta al significato più vero dell’amore: “Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto” (Giovanni 12,24). Chiamati alla sequela di Gesù, anche per noi è necessario morire, cadere a terra e scomparire per poter dare frutto. È una scelta che vogliamo fare, che desideriamo fare proprio in questo pellegrinaggio, aiutati da Maria, la serva del Signore e da Bernardette, la sua ‘umile e povera figlia’. È una scelta tra il voler conservare la nostra vita gelosamente, solo per noi stessi o il dare la vita, il nostro tempo, le nostre qualità e anche i nostri beni per i più poveri e i sofferenti. È il dinamismo evangelico, non sempre facile da capire e da vivere, della morte che dona la vita. Il chicco marcisce e in questo processo apparentemente di degrado e di sconfitta, c’è lo stupore di un nuovo germoglio, l’inizio di una nuova vita. Nel terreno muore un chicco e germoglia una spiga.

Carissime e carissimi tutti, questa è la meraviglia, lo stupore e la profezia di chi sceglie senza paura e compromessi la via del Vangelo. Uno stile di vita che ci rende attenti alle esigenze degli altri, attenti a tutte le fatiche e povertà di oggi, favorendo una vera condivisione e a farci carico degli altri. Annotava Bernardette nel suo quaderno: “Vivrò ogni istante della mia vita, amando”. E lo ha fatto! Bernardette ha sempre vissuto in povertà, ‘una buona nulla’ dicevano, che però ha servito e amato i poveri sia Lourdes che Nevers, assistendoli, curandoli e pregando per loro. In questo modo ci ha fatto vedere “la felicità dell’altro mondo”. Anche noi siamo invitati a portare nella Chiesa, nella nostra diocesi e nelle nostre comunità parrocchiali lo ‘stile di Lourdes’. Qui le persone ammalate e sofferenti sono poste al centro e vivono insieme a tutti gli altri, segno di una nuova umanità e di un nuovo stile di essere Chiesa. Siamo qui tutti insieme come comunità Cristiana: persone desiderose di consolidare la propria fede, persone bisognose dell’aiuto degli altri e persone -i volontari- che generosamente e gratuitamente si mettono a servizio di chi è nel bisogno.

Questa è la cappella, anche piccola dirà Bernardette al parroco, che la Vergine Maria ha chiesto di costruire. Non solo una chiesa di pietra ma di persone, tempio vivo dello Spirito, che ci permette di pregare, di radunarci e incontrarci per essere nel mondo segno vivente di Dio che è presente e non ci lascia da soli. Una Chiesa in uscita, ci ricorda papa Francesco, una Chiesa che non ha paura, una Chiesa accogliente con le porte aperte, perché tutti possano entrarvi e incontrarsi con l’amore e la misericordia di Dio. Noi qui a Lourdes, ci sentiamo la Chiesa di Cristo, la Chiesa che annuncia il vangelo, la Chiesa che si fa carico dei bisogni delle necessità dell’altro e che si china su chi soffre, che dà una mano per camminare insieme e per far sentire che siamo tutti amati da Dio.

Dal cielo la Vergine di Lourdes ci accompagni e preghi per noi.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo