Celebriamo con gioia grande la festa dell’Assunzione di Maria in cielo, che noi cattolici definiamo come un transito, un passaggio e per i cristiani d’Oriente dormizione. Nel 1950 la Chiesa cattolica con Papa Pio XII, la definì solennemente con un dogma, già però radicato nel cuore della gente e di tanti Padri e Dottori della Chiesa: l’Assunzione di Maria, in anima e corpo, in cielo.
Come sempre è la Parola di Dio della liturgia odierna che ci aiuta a comprendere meglio il significato di questa festa per Maria ma anche per noi. “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo una corona di 12 stelle” (Apocalisse 12,1). L’Assunzione è prima di tutto un dono che parte dalla misericordia e dall’amore di Dio e dal “SI” di una giovane donna che si fida ciecamente di Lui. Se vogliamo anche noi oggi sconfiggere il male presente nel mondo è necessario accogliere l’amore e la misericordia del Padre, aderendo pienamente alla sua volontà. Ma la liturgia di oggi ci aiuta pure a ripensare e a ritornare al cuore della nostra fede, il mistero pasquale che celebra la resurrezione di Gesù. Tutto è partito da lì, come ci ricorda San Paolo nella seconda lettura: “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. … Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita” (1Corinzi 15, 20.21). L’Assunzione di Maria in cielo si comprende solo partendo dalla risurrezione di Gesù. Maria è la prima che partecipa alla resurrezione di suo figlio Gesù, come aveva intuito Elisabetta nel suo saluto: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Luca 1,45). La fede di Maria non è solo un sentimentalismo, ma è un atto ben preciso, convinto, un’adesione al progetto di Dio che fa scaturire in lei il gioioso riconoscimento della bontà del Padre che opera cose grandi in chi si fida di lui. E anche nei momenti più difficili della vita come sul calvario, Maria non ci scoraggia e rimane fedele al suo ‘eccomi’. Per singolare privilegio, come dice la Chiesa, colei che ha generato nella carne il Figlio di Dio, Gesù, accogliendolo nella fede come il Signore risorto e autore della vita, è stata resa partecipe, con l’anima e con il corpo della vittoria di Cristo sulla morte. Infatti, prima fra gli eletti, la prima dei credenti dice il Concilio, ad entrare con il corpo nella gloria dei cieli.
Nell’Assunzione di Maria siamo chiamati anche noi a seguire Gesù, alla fine del nostro cammino sulla terra, nel suo Regno. Maria è la primizia della vittoria di Cristo, è il futuro verso il quale tendiamo. In Maria si è realizzato in modo definitivo quello che sarà il futuro di ogni persona. Desidero proporvi alcune considerazioni per la vita concreta. La festa di oggi sollecita a farci una domanda, anche se non è scontata, perché tanti non ci pensano: crediamo veramente alla vita eterna? Siamo consapevoli che alla fine della vita umana non finisce tutto e non rimarremo solo nel ricordo? Crediamo nella resurrezione dei morti e che esiste il regno di Dio? Ricordiamolo: quando si smette di credere nel paradiso, la terra si trasforma in un inferno! La perdita della fede nell’eternità, si traduce in smarrimento e accanimento sul presente, chiusura in noi stessi e disinteresse verso gli altri, verso i più poveri, violenza e sopraffazione. Non è forse questo quello che il mondo di oggi sta vivendo? Constatiamo sempre più egoismo nelle relazioni verso gli altri, sopraffazioni, guerre e divisioni. Quando ci si trova di fronte a un conflitto, sia personale, familiare e mondiale, l’unica soluzione rimane la forza, lo scontro e la guerra. La festa di oggi, invece, ci ricorda che la vita è un dono di Dio e che tutti siamo in cammino verso una meta ben precisa: il Regno di Dio, che è un regno di amore, giustizia, fratellanza e pace.
Un altro aspetto mi sembra importante. La festa di oggi celebra e ricorda un fatto: Maria è stata assunta in cielo anche con il corpo! Non solo abbiamo un corpo, ma siamo corpo; è con il corpo che viviamo, ci relazioniamo e amiamo. Abbiamo un corpo umano non solo come mezzo per apparire o per provare e procurare piacere, ma un corpo come strumento di amore e di servizio che ci porterà ad ereditare il cielo. Un corpo però glorificato, come è stato per Gesù nella risurrezione e come lo è stato per Maria. Una certa spiritualità del passato ha rischiato di mettere da parte o di pensare al corpo solamente come una realtà da sconfiggere e soggiogare, da combattere perché fonte di tentazione e di peccato. Invece sappiamo che Dio ha chiesto a suo figlio Gesù di assumere nell’Incarnazione un corpo, tutta intera l’umanità, proprio per salvarla e redimerla. ‘Il Verbo si fece carne’, ci ricorda il Vangelo di Giovanni, dicendoci che è con il corpo che noi dobbiamo fare i conti e che attraverso il corpo noi siamo chiamati a vivere in pienezza e ad accogliere fino in fondo il progetto di Dio nella nostra vita. Pensiamo al corpo di Maria! Tutto grazie, tutto disponibilità, tutto ascolto, tutto amore e servizio fino alla fine.
Facciamo nostro in questa festa l’invito di Paolo ai Corinzi: “Glorificate Dio con il vostro corpo” (1Corinzi 6,20).
+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo