Con il mercoledì delle ceneri inizia il tempo della Quaresima, un tempo ‘forte’ per la liturgia perché ci prepara alla Pasqua, culmine dell’Anno liturgico e della vita di ogni cristiano. in questa quaresima, ci ricorda Papa Francesco nel suo messaggio che ci. Dona ogni anno, “brancoliamo nel buio delle diseguaglianze e dei conflitti che feriscono il mondo. Nella misura in cui questa quaresima sarà di conversione, allora, l’umanità smarrita avvertirà un sussulto di creatività: il balenare di una nuova speranza”. Ancora una volta siamo invitati, come tutti gli anni, ad entrare nel deserto per scoprire dove siamo arrivati e che persone siamo diventate, entrando in un cammino di preghiera e di conversione.
Facciamo nostro l’invito di San Paolo che abbiamo ascoltato nella seconda lettura: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. …. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza” (2Corinzi 5,20.6,2). Un tempo favorevole per compiere un autentico cammino di conversione, così da affrontare vittoriosamente il combattimento contro lo spirito del male. Così abbiamo pregato nella preghiera iniziale di questa celebrazione. Il Signore ci propone un cammino, un cammino nel deserto, per tornare all’essenziale e per renderci conto di chi siamo realmente. La sequela del Signore chiede ad ognuno di noi, non solo un cambiamento di pensieri di mentalità, ma anche un cambiamento di vita, un mutamento di atteggiamento e di comportamento, con delle azioni che siano visibili e concrete. È questo il significato che vogliamo dare al segno delle ceneri che verranno poste sul nostro capo, accompagnato dalle parole di Gesù ‘Convertiti e credi al Vangelo’. Un segno che esprime il desiderio di conversione autentica e di cambiamento de quei stili di vita non adeguati al Vangelo.
La pagina di Vangelo secondo Matteo, ha il sapore di una forte ammonizione: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli” (6,1). La conversione non è solo esteriore o frutto di alcune parole, ma richiede fatica, impegno e coraggio. Ci chiede di essere capaci di fare qualche rinuncia, senza ricompensa e applausi, senza suonare le trombe, per orientarci all’essenziale che è l’incontro con Dio e con i fratelli più bisognosi. Gesù ci pone di fronte a due esigenze: la necessità dello sforzo della conversione e l’attenzione a non cadere nel bisogno del consenso e dell’ammirazione degli altri. Successivamente Matteo elenca le tre pratiche ‘classiche’ della penitenza: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Gesù non le rifiuta, anzi le propone, desiderando che siano praticate e vissute in maniera diversa. Non c’è bisogno della ricompensa degli uomini, ma solo quella di Dio, agendo in segreto e senza dare spettacolo, ma attenti solo ai bisogni e alle necessità degli altri. Non sono pratiche per mettere a posto la nostra coscienza, ma gesti di amore per Dio e per i fratelli.
Per vivere con serietà il cammino quaresimale, siamo invitati anche noi ad assumere questi tre impegni che Gesù ci ha proposto: attraverso la carità che accorcia le distanze tra i fratelli e le sorelle, accorgendoci di loro e rendendoci attenti alle necessità dei poveri; attraverso la preghiera che nel frastuono e nelle corse della vita quotidiana ci aiuta a ritagliarsi degli spazi di silenzio e di riflessione per entrare in profonda relazione con il Signore della vita, nell’incontro personale con lui che accorcia le distanze create dal peccato; attraverso il digiuno che consiste nel fare a meno del superfluo, aiutandoci a dare il giusto valore delle cose, nella semplicità e nella condivisione e togliendo qualcosa dalla nostra tavola e dai nostri beni, per condividere con altri più poveri e bisognosi il dono della vita. Ci ricorda papa Francesco nel messaggio: “La Preghiera, l’elemosina e il digiuno non sono tre esercizi indipendenti, ma un unico movimento di apertura, di svuotamento: fuori gli idoli che ci appesantiscono, via dagli attaccamenti che ci imprigionano. Allora il cuore atrofizzato e isolato si risveglierà”.
Carissime e carissimi tutti, non dobbiamo prendere paura e pensare che la quaresima che la Chiesa ci propone, sia impossibile da accogliere e da vivere. Non siamo soli, Dio non ci lascia soli, perché è sempre con noi e comprende la profondità del nostro cuore e dei nostri desideri. Bello e ricco di speranza il titolo che il papa ha dato al Messaggio quaresimale di quest’anno: “Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà”. Papa Francesco sprona tutti noi ad avere il desiderio di un mondo nuovo, e a non restare imprigionati nel ‘deficit di speranza’. Il deserto può essere per tutti noi lo spazio dove possiamo maturare la libertà e la decisione di mettersi alla sequela del Signore, compiendo delle scelte significative e controcorrente, che possano contribuire a rendere l’umanità più buona.
Un’ultima considerazione. Il luogo dove celebriamo e dove celebro l’inizio della Quaresima non è casuale, ma è la Cappella di questo ospedale e centro di ricerca. Qui sono ricoverate molte persone: uomini e donne, giovani, ragazzi e anziani colpiti da gravi malattie. Si affidano all’amore del Padre buono che ama ciascuno di loro e alla competenza e, soprattutto, al cuore grande di tanti operatori sanitari: medici, infermieri, ricercatori, altro personale e volontari, il cappellano e le suore, che quotidianamente offrono la loro vita e le loro competenza per la cura e il bene di ogni ammalato, aiutandoli a trovare la salute e nei momenti più difficili e complicati, sono di sostegno per dare un significato vero alla loro vita. Per questo simo loro grati e li ringraziamo dal profondo del nostro cuore.
Ci affidiamo all’amore e alla benevolenza del Padre e alla carità operosa di ciascuno. Buon cammino quaresimale.
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo
