Omelia II Domenica Quaresima e Anniversari di Comunione e Librazione, Porcia S. Giorgio, 24 febbraio 2024

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Ci troviamo insieme, nella liturgia della II domenica di Quaresima, in occasione del diciannovesimo anniversario della morte del Servo di Dio don Luigi Giussani, del 42esimo del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione e per la ricorrenza di 70 anni della nascita di Comunione e Liberazione.

La prima domenica di Quaresima ci ha fatto incontrare Gesù nel deserto, oggi ce lo presenta su un alto monte insieme con tre dei suoi discepoli per contemplare la gloria luminosa del Padre. La trasfigurazione ci indica, come la hanno vissuta i tre discepoli, il fine verso cui tende il cammino di Gesù: la luce della risurrezione e l’evento della Pasqua. Nel contemplare l’episodio della Trasfigurazione siamo invitati anche tutti noi a compiere questo cammino, per vedere la gloria di Dio e per consolidare la nostra fede nel Signore Gesù figlio di Dio. Gesù sale sul monte con Pietro Giacomo e Giovanni, i discepoli chiamati per primi e gli stessi che Gesù poi prenderà con sé nell’ora della sua agonia nel Getsemani. Nella scena sono presenti anche Mosè ed Elia, che rappresentano la legge e i profeti, per ricordare che Gesù è la piena realizzazione di tutte le promesse di Dio, della Parola che ci ha dato e che trova in Lui il pieno compimento. La luce che Gesù emana è la luce della gloria di Dio che è luce di comunione e di amore. È la comunione del Dio Trinità (voce, nube e Gesù), ma è anche la comunione tra Dio e l’umanità raffigurata della presenza dei discepoli. Tutti insieme riuniti attorno a Cristo Gesù, in un’unica esperienza di comunione con Dio.

Ci fermiamo a considerare con attenzione questa scena, perché ci aiuta a comprendere ancora più profondamente chi è veramente Gesù, e il desiderio dei discepoli e anche di noi di accoglierlo nella vita. C’è un momento cruciale e drammatico nel racconto, nel momento in cui la luce e la voce del Padre cessano, i discepoli “non videro nessuno, se non Gesù solo con loro” (Marco 9,8). Di tutta la suntuosità e la gloria della scena, non resta niente se non Gesù, uomo come loro e compagno in umanità. Come sarà rimasto Pietro che solo qualche attimo prima aveva detto: “E’ bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne” (v.5). In questo particolare emerge la tentazione di ogni persona che si mette in tre relazioni con Gesù, quella di sentirsi arrivati, di non cercare più, di crogiolarsi sulle proprie sicurezze, riducendo la fede, come ha fatto Pietro, un luogo dove ripararsi e fermarsi all’interno della propria ‘capanna’, evitando in questo modo di vivere la radicalità della condizione umana che Gesù ha assunto in pienezza, fino alla morte. È la tentazione di rifugiarsi nel sacro, del bisogno di fissità e di sicurezza, che rischia di non farci conoscere e di non incontrarsi veramente con Gesù, l’uomo Dio. Sembra un paradosso, ma è la verità: il luogo della autentica trasfigurazione di Gesù non è sul monte, ma la scelta dell’abbassamento, la scelta dell’incarnazione che Dio ha fatto, chiedendo al suo Figlio di assumere la condizione umana fino alla Croce. “E io, quando sarà innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Giovanni 12,32).

Carissime e carissimi della Fraternità di Comunione e Liberazione, è dalla prospettiva del Vangelo della Trasfigurazione, che siete chiamati a vivere il tempo di oggi e la vostra scelta di condividere il carisma di don Giussani, coniugandolo nel tempo presente, dell’umanità e della Chiesa. Per voi è un tempo di passaggio e di transizione; un passaggio necessario e doveroso perché il vostro carisma possa irrorare il mondo e la Chiesa di oggi, dal di dentro, sotto la guida del Santo Padre, come ha voluto il vostro fondatore. Siete invitati a vivere questi anniversari con la seguente intenzione: “Grati per il dono del carisma donato dallo Spirito Santo a don Giussani, desideriamo servire con tutte le nostre energie e la Chiesa i suoi pastori, certi che solo nella sequela quotidiana Cristo e al suo Vicario, è possibile vivere la vera unità tra noi e servire il bene degli uomini del nostro tempo. Maria Regina della pace guidi il cammino di tutto il movimento e interceda per la pace nel mondo”. Nella lettera rivolta da papa Francesco al vostro presidente Davide Prosperi, c’è una consegna per tutto il movimento: “Ho particolarmente a cuore di raccomandare a Lei e a tutti gli aderenti di avere cura dell’unità tra voi: essa sola, infatti, nella sequela ai pastori della Chiesa potrà essere nel tempo custode della fecondità del carisma … perché sappia interpretare sempre più adeguatamente i tempi in cui siete chiamati a testimoniare la fede in Gesù Cristo”. Carissimi tutti, è qui che dovete concentrarvi, superando qualche inevitabile fatica e contrasto, per essere testimoni credibili di Gesù che si è incarnato e fatto uomo. Dovete farlo non con tante parole, ma con l’esperienza concreta della vita. Il carisma di don Giussani non vive nel passato, ma vive nell’oggi attraverso tutti voi e attraverso la missione che la Chiesa vi chiede. Scriveva Don Giussani in un suo libro: “L’essenza del nostro carisma è riassumibile in due cose: l’annuncio che Dio è diventato uomo e che questo uomo è presente in un ‘segno’ di comunione, di unità di comunità, di unità del popolo. … Potremo aggiungere una terza cosa fondamentale per descrivere il carisma: solo nel Dio fatto uomo, perciò solo nella sua presenza, … l’uomo può essere uomo e l’umanità può essere più umana”. (L’avvenimento cristiano, pag. 65-70).

Come ci ha ricordato l’esperienza della Trasfigurazione, non è stato facile per i discepoli accettare l’umanità di Gesù. La trasfigurazione è stata un segno … ma il cammino che dovevano fare era molto più impegnativo. Accettare pienamente l’umanità di Gesù, accettare di incarnarsi come lui, dentro il mondo, senza racchiuderlo in una esperienza straordinaria, vincendo la tentazione di chiudersi, è stato faticoso e doloroso. Come lo è stato per i discepoli, c’è anche per noi, per voi di Comunione e Liberazione, la tentazione e la possibilità di chiudervi in diatribe che affievoliscono la fede e l’entusiasmo di essere cristiani e testimoni del Vangelo. Siate un movimento in uscita, come lo deve essere la Chiesa, un movimento che non si chiude in se stesso ma che va, per portare nella situazione di oggi l’esperienza viva dell’incontro con Gesù. Gesù non è un sentimento né tantomeno un sogno, ma è Cristo vivo, un fatto vero, che siete chiamati a renderlo presente nell’oggi, con la vostra vita e la vostra fraternità.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo