Omelia nella Tredicina per la festa di Sant’Antonio di Padova Padova Basilica del Santo, 10 giugno 2024

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Sono grato al Signore e ai frati minori per la possibilità di celebrare la santa Messa con una rappresentanza della diocesi di Concordia-Pordenone, presso i resti mortali di Sant’Antonio, in questa splendida Basilica a lui dedicata, nella Tredicina per la sua festa. Sant’Antonio è un uomo di umiltà, di pace e di amore per i poveri, di vicinanza agli ultimi, di guarigione e di pazienza. In lui riconosciamo anche ‘l’uomo delle Beatitudini’, che indicano il cammino di santità per essere felici e beati. Cammino che Antonio ha vissuto nei soli 36 anni di vita, donandosi interamente al Signore e ai fratelli, con un amore generoso, spendendo la sua vita per coloro che Dio ama.

L’evangelista Matteo ci presenta oggi le Beatitudini, all’inizio del Discorso della Montagna. Come nuovo Mosè, Gesù sale sulle colline del Lago di Tiberiade e consegna la nuova legge, scolpita non su pietra ma incisa nel cuore delle persone. Gandhi considerava le Beatitudini la pagina più straordinaria della letteratura mondiale e per noi cristiani un punto di riferimento quotidiano. Purtroppo rischiano di essere una pagina come le altre, riducendola a semplici consigli morali. Invece Gesù, con queste parole inaugura il suo ministero pubblico, parlandoci di beatitudine e di felicità, perché la vicinanza e la presenza del Regno di Dio non ci fanno perdere la speranza e ci liberano dalla pretesa di autosufficienza. Con un annuncio paradossale e controcorrente, Gesù annuncia che la gioia vera si sperimenta nella prova e in situazione di bisogno e di umiltà, per accogliere e ricevere l’amore e il sostegno di Dio, che dà la forza di mettersi alla sequela di suo figlio Gesù. Un cammino di santità che Gesù propone a tutti noi. Al cuore dell’Esortazione apostolica di Papa Francesco Gaudete et Exultate troviamo le Beatitudini, un vero programma verso la santità. “Esse sono come la carta d’identità del cristiano, così se qualcuno di noi si pone la domanda: ‘come si fa per arrivare ad essere buoni cristiani’, la risposta è semplice: è necessario fare, ognuno al suo modo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini. In esse si delinea il volto del maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita”. (n.63).

Nel discorso della Montagna Gesù chiede a chiunque voglia essere suo discepolo, di diventare un operatore di pace. Il tema della Tredicina di quest’anno ci invita a vedere in Sant’Antonio come un uomo di dialogo, di riconciliazione e di pace. Un pensiero va alle tantissime persone e popolazioni coinvolte nei recenti conflitti di guerra: in Ucraina, nel Medio Oriente, nel Myanmar e in tanti altri conflitti spesso dimenticati, che provano morti e immani sofferenze, in particolare per i bambini e le donne. Ma siamo invitati a considerare anche altre gravi forme di violenza che si verificano ai nostri giorni: violenza tra le persone, violenza in famiglia, violenza contro le donne e sfruttamento e violenza dei migranti e dei poveri. Forme di violenza che anche Sant’Antonio ha sperimentato nella sua vita, mettendosi in gioco fino in fondo per portare pace tra le città, riscatto e liberazione dei prigionieri, ma soprattutto per riportare pace e serenità dentro la città di Padova e all’interno delle famiglie. Tra i numerosi scritti del santo che parlano di pace, in un sermone pasquale Antonio parla di una “triplice pace”. Ricordando che Gesù risorto, apparendo ai discepoli, per ben tre volte disse: ‘Pace a voi’, commenta: “La prima pace devi averla con il prossimo, la seconda con te stesso e così avrai anche la terza pace, con Dio nel cielo”. Una pace che non nasce dalla nostra buona volontà, ma che è un dono fatto da Dio nella passione, morte e risurrezione del suo Figlio. Ricordava ieri papa Francesco che “per fare la pace ci vuole coraggio, molto più coraggio che per fare la guerra”.

Parlando della pace, Antonio non parte dall’esterno ma dall’interno di noi stessi. Se vuoi cambiare il mondo, comincia cambiando te stesso; se vuoi portare la pace agli altri, comincia a guarire la violenza che è in te e che ogni giorno si esprime in tante piccole chiusure e contrapposizioni. Nei pochi anni di predicazione, sant’Antonio ha sempre lavorato per la riconciliazione nelle città che visitava, per la giustizia verso i poveri. E anche se non ha ottenuto grandi successi, ha lasciato un segno inequivocabile, facendo vedere che è possibile un’umanità nuova, a partire dal messaggio delle Beatitudini. Antonio appartiene alla prima generazione dei Frati, quelli che avevano potuto conoscere di persona San Francesco d’Assisi e da lui avevano attinto una forma di vita cristiana radicalmente evangelica. Il saluto caro che Francesco ha voluto portare al mondo è sempre stato di riconciliazione e di pace. Sant’Antonio seguendo la stessa ispirazione, ha pratica di persona, con la predicazione e soprattutto con la carità lo stile di Francesco e il discorso della montagna di Gesù, che chiede a chiunque voglia farsi discepolo, di diventare un operatore di pace. Antonio prende molto sul serio questo insegnamento e attraverso l’esempio ci insegna che chi è chiamato a operare per la pace deve essere disposti a rischiare anche la vita.

Il tema dell’intreccio tra conversione personale e pace è molto attuale anche ai nostri giorni. Antonio, ancora una volta, è un uomo di nostri tempi, perché ci indica la strada che per combattere la violenza non serve altra violenza, non è occhio per occhio, né armi e guerra per combattere la guerra, ma prima di tutto è amare Dio, è lasciarci trasformare la vita dalla sua Parola, perché la cosa più importante è la comunione con Dio, amandolo con tutto il cuore e con tutte le forze. L’altra ‘forma’ del Vangelo è di attuare nella vita gli insegnamenti di Gesù, facendo della nostra vita un dono agli altri, amando il prossimo come noi stessi, vivendo secondo le Beatitudini, nell’attesa della venuta del Signore nella gloria.

Siamo qui per pregare il Signore e chiedere l’intercessione del Santo presso Dio e ricevere qualche grazia particolare. Ascoltiamo ancora una volta una delle sue parole: “Il grande pericolo del cristiano è predicare e non praticare, credere ma non vivere in accordo con ciò che si crede. Due cose, l’amore di Dio e del prossimo, rendono l’uomo perfetto. Accumula tesori in cielo chi dà a Cristo. E dà a Cristo chi dà ai poveri. Convertiti a Dio e la terra sarà sempre in pace con te”. In questa celebrazione in onore di sant’Antonio chiediamo di saper anche noi diventare operatori e testimoni di pace, nelle situazioni concrete in cui ci troviamo a vivere.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo