Omelia Amici card. Costantini, Basilica san Pietro Roma 20 giugno 2024

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Carissimi, l’Orazione domenicale, il Padre Nostro – ci ricorda Tertulliano – è veramente la sintesi di tutto il Vangelo. A differenza del Vangelo di Luca, dove i discepoli chiedono a Gesù di insegare loro a pregare, in Matteo, il Padre nostro segna il culmine della catechesi su Gesù sulla preghiera e sul digiuno. Questa preghiera insegna il modo autentico di stare dinnanzi a Dio, la necessità di avere una relazione con Lui e l’incondizionata fiducia dei figli verso il Padre che li ama. Gesù ci vuol aiutare a crescere nella vita di fede, come ha fatto con i suoi discepoli, insegnandoci a pregare bene. La preghiera, espressione di apertura e di fiducia nel Signore, è l’incontro personale con Lui, che accorcia le distanze, come ci ha ricordato Papa Francesco, dal peccato e dall’autosufficienza, sentendoci bisognosi del perdono e dell’amore del Padre. Pregare è possibile nella misura in cui ci si fida di Dio, il quale si prende cura degli esseri viventi e del creato. Il suo sguardo benefico e sollecito veglia quotidianamente sulla nostra vita.

Pregare non significa convincere Dio sfinendolo con tante e vuote parole, trasformando la preghiera in un monologo, dimenticandoci l’unica cosa essenziale: ascoltare la parola che Dio vuole rivolgerci. Capita anche a noi di cercare di ottenere qualcosa con l’insistenza. Non può essere così nella preghiera cristiana, “perché il Padre vostro sa di quali cose avere bisogno prima ancora che glielo chiediate” (Matteo 6,8). Con la preghiera del Padre nostro Gesù ci apre ad un nuovo orizzonte di preghiera, svelandoci il volto di Dio che ci introduce nel mistero della sua vera natura: un Dio che è Padre e noi siamo fratelli; che è nei cieli per lasciarci vivere liberi e felici e che vuole il bene di ciascuno. Le tre invocazioni iniziali del Padre nostro aprono uno spazio di ascolto e di stupore dinanzi all’opera di Dio e all’annuncio della venuta del Regno che possederanno coloro che vivono le beatitudini evangeliche, permettendo così che si realizzi la volontà di Dio che è vita per l’umanità. E poi poche domande, quelle essenziali: pane e misericordia, affidando al Padre le nostre fragilità e mancanze, nella certezza di essere personati e di perdonare come ha fatto lui. Conoscendo il nostro cuore e il nostro nimo, Gesù sa che il perdono è faticoso. Costa chiedere perdono e costa anche concederlo agli altri.

La preghiera vera deve sgorgare dalla vita: la nostra vita di fede, la nostra vita quotidiana. Solo così potrà diventare fonte di energia e di forza, perché scende in profondità, sostenendoci nelle prove e difficoltà della vita. Ecco perché siamo tutti invitati a contemplare Gesù che prega, stabilendo un rapporto privilegiato e personale con il Padre e affidandosi totalmente a Lui.

Non dobbiamo convincere Dio ma solo amarlo, come ha fatto Gesù, il quale ha donato tanto tempo per ascoltarlo e per comprendere la sua volontà.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo