Carissimi tutti e cari confratelli, è una gioia per noi, nel cuore dell’estate poter celebrare la festa di santo Stefano, patrono della nostra Diocesi e della parrocchia della Cattedrale, nel giorno anniversario del rinvenimento delle sue reliquie. Sappiamo come questa festa, consolidata da secoli, vedeva un tempo tutti i parroci e sacerdoti della Diocesi di Concordia, dal mare ai monti, ora un po’ di meno per le attività estive, ma tutti uniti spiritualmente, per riaffermare la scelta vocazionale e il nostro impegno a servire il Signore per tutta la vita, nella Chiesa e con le sorelle e i fratelli che la provvidenza ci ha affidati.
La figura di santo Stefano, come ci ricorda la Parola di Dio ascoltata, è un aiuto per tutti ma in modo particolare per noi, vescovo, presbiteri e diaconi, a vivere con coraggio, fede e passione il ministero pastorale in questi tempi non sempre facili, come ha vissuto santo Stefano. Ce lo siamo detti più volte nel Cammino sinodale che abbiamo vissuto insieme a tanti laici e che richiamerò pure nella prima Lettera pastorale post sinodale che consegnerò alla diocesi alla fine di settembre, richiamando la necessità di essere annunciatori del Vangelo senza riserve e senza paura, facendo della nostra vita, come ha fatto Stefano, un dono al Signore e ai fratelli. Stefano è legato indissolubilmente a Gesù Cristo, venuto nel mondo, come “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Giovanni 1,9), scrive Giovanni nel prologo, perché con il suo martirio brilla anche lui di luce riflessa, prendendo la luce dalla vita di Gesù e facendola brillare nella sua vita. Il racconto della morte di santo Stefano, primo testimone di una lunga schiera di martiri per la fede che giunge fino ai nostri giorni, narrata nel libro degli Atti degli Apostoli ai capitoli 6 e 7, ci fa vedere quanto Stefano ha cercato di imitare Gesù ogni giorno della sua vita. Come Gesù che “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita” (Marco 10,45), così Stefano eletto ‘diacono’ si fece servitore della comunità, assistendo i poveri alle mense. Ma Stefano non si fermò solo all’assistenza e alla carità, ma a quelli che incontrava parlava di Gesù, condividendo la fede alla luce della Parola di Dio e dell’insegnamento degli Apostoli: “Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. … Ecco contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio” (Atti 7, 51.56). Stefano fu capace di mettere insieme le due dimensioni fondamentali della testimonianza cristiana: l’annuncio e la carità. Stefano si è messo a servizio dei più poveri accogliendo la Parola di Dio nella sua vita e raccontando come l’incontro con il Signore ha cambiato la storia dell’umanità e la sua stessa vita. Un messaggio e una testimoninza così importante che non lo ha intimidito nemmeno la minaccia dei persecutori, quando si rese conto che le cose si stavano mettendo male per lui. Come Gesù, anche Stefano venne catturato, condannato a morte e ucciso fuori dalla città. Come Gesù ha pregato e perdonato, e mentre veniva lapidato disse: “Signore non imputare loro questo peccato” (Atti 7,60).
Di testimoninza ci ha parlato anche il Vangelo di oggi. Quanto alla sorte che sarebbe toccata ai suoi discepoli, Gesù non ha mai illuso nessuno. Con chiarezza disse: “Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia” (Matteo 10,17-18). Una promessa esplicita di persecuzione e di morte. La fedeltà al Vangelo comporta difficoltà e persecuzione. Ma per Gesù, l’importante nella persecuzione non è il lato doloroso della sofferenza, bensì il lato positivo della testimoninza della Buona Notizia, che Dio ama tutta l’umanità e si prende cura di ogni persona. Nelle prove accettate a causa della fede, la violenza è sconfitta dall’amore e la morte dalla vita. Così avverrà di fatto, nella Storia delle Chiesa, dai primi secoli fino ad oggi. Si muore ancora per la fede e in varie parti del mondo, neppure oggi è possibile dichiararsi cristiani e professare la fede se non a rischio di esclusioni e limitazioni.
Non c’è solo il martirio cruento. Anche per noi, non sempre è facile vivere con coerenza il Vangelo e la nostra testimonianza ha spesso un prezzo da pagare nella perseveranza. Non è sempre facile dare testimoninza a Gesù nell’umiltà, nel servizio silenzioso, senza paura di andare controcorrente o di pagare di persona. Non è facile annunciare il Vangelo in un contesto che difficilmente lo accoglie e lo vive come un dono e come il vero significato della vita. Gesù ci invita a non aver paura di non essere non accolti, perché il suo messaggio è portatore di speranza e di vita. Ce lo siamo ricordati più volte nel Cammino sinodale vissuto insieme, che il mondo e la nostra società fanno fatica a credere nella speranza e nel futuro, perché chiusi in un profondo individualismo ed egoismo che porta a pensare al solo tornaconto personale. Ma è proprio attraverso le sofferenze e le persecuzioni, condizioni di quanti annunciano il Vangelo, che si può scorgere ancora più luminosa la luce della speranza. Noi credenti siamo invitati ad avere uno sguardo positivo sull’umanità, perché è lo sguardo di Gesù che sa chinarsi su ciascuno di noi. Stefano prima di morire ha alzato gli occhi contemplando i cieli aperti. È lo sguardo che anche noi siamo chiamati ad avere sul mondo e sull’umanità. Occhi e cieli aperti per scrutare il segno e la presenza di Dio che non ci lascia soli. Sono segni di bene che aprono nuove strade per la Chiesa; sono i segni di speranza che papa Francesco ci chiede di scrutare per vivere in profondità il prossimo Anno Santo giubilare.
Santo Stefano, nostro patrono, aiuti ciascuno di noi, le nostre comunità e la Chiesa diocesana a prendere sul serio le parole di san Paolo: “Ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi” (Romani 8,18). A sorreggere la nostra evangelizzazione è la forza che scaturisce dalla croce e dalla risurrezione di Gesù.
+ don Giuseppe Pellegrini
vescovo
