Omelia XXII Domenica T.O e Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, Torrate 1 settembre 2024

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Carissime e carissimi tutti, ci troviamo insieme come ogni anno, alcuni fin dall’aurora, immersi nella natura per celebrare la Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del Creato, nella domenica giorno del Signore, che vede radunati tutti i credenti per vivere insieme il memoriale della Resurrezione di Gesù, speranza di un mondo nuovo, dove regna l’amore, la giustizia e la pace. Un mondo che Dio ha creato e ci ha donato, e che ci chiede di amarlo e di rispettarlo perché tutti possano gioire e lodare il Creatore.

La legge che Dio ci ha dato, come ricorda la Liturgia della Parola di questa domenica, non è primariamente un insieme di norme o di regole da rispettare e da osservare con scrupolosità, ma il segno concreto dell’amore e della vicinanza di Dio che si mette accanto al suo popolo per educarlo, per indicargli la strada e per aiutarlo ad essere attento e rispettoso degli altri, del creato, di se stesso e di Dio. Mentre Israele attraversava il deserto per entrare nella terra promessa, Dio si mette accanto al popolo e lo fa con la Legge. Ci ricorda il libro del Deuteronomio: “Quale grande nazione ha gli déi così vicini a sé, come il Signore nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?” (4,7).

Gesù nel Vangelo appena proclamato è ancora più preciso, suggerendoci qualche altro passo da compire: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me” (Marco 7,6). Gesù, provocato dagli scribi e dai farisei sul rispetto di alcune norme alimentari che la tradizione precedente aveva elaborato, propone una visione più dinamica e profonda della legge che è utile anche per noi, dove il rischio di chiusure o osservanza esteriore delle norme, che si fermano solo all’elaborazione di leggi codificate nel passato e che non lasciano spazio ad un ascolto e un dialogo con Dio che entra nella nostra vita e illumina il momento storico che ciascuno che sta vivendo, è sempre presente. Gesù ci ricorda che la Legge è parola viva che va ascoltata e fatta entrare nel nostro cuore per aiutarlo a vincere il male che abita dentro di noi. La legge è quella forza che indica il cammino da percorrere, un cammino che si traduce in amore gratuito verso gli altri; un amore gratuito e traboccante dell’amore divino, capace di discernere le varie situazioni della vita Una legge che non ci incatena ma che offre la libertà di volare più in alto, di amare l’umanità e il creato che ci parlano della bontà e della grandezza del Creatore. Ecco perché Sant’Agostino nel celebre suo detto ci ricorda che con l’amore si può fare tutto. “Sia che tu taccia, taci per amore. Sia che tu parli, parla per amore. Sia che tu corregga, correggi per amore. Sia che tu perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene. Ama e fai ciò che vuoi”.

Bene si inserisce la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Il Messaggio del Papa Spera e agisci con il creato, si ispira alla lettera di Paolo ai Romani (8,19-25), dove l’Apostolo chiarisce cosa significa vivere secondo lo Spirito, concentrandosi sulla speranza certa della salvezza. Scrive il papa: “Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, contribuire a ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti (n. 6); … Significa allora vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risurrezione corporea a cui i credenti sono predestinati in Cristo Signore” (n.9). “ Tutta la creazione è coinvolta in questo processo di una nuova nascita e, gemendo, attende la liberazione: si tratta di una crescita nascosta che matura, quasi “granello di senape che diventa albero grande” o “lievito nella pasta” (cfr Mt 13,31-33). Gli inizi sono minuscoli, ma i risultati attesi possono essere di una bellezza infinita. In quanto attesa di una nascita – la rivelazione dei figli di Dio – la speranza è la possibilità di rimanere saldi in mezzo alle avversità, di non scoraggiarsi nel tempo delle tribolazioni o davanti alla barbarie umana. La speranza cristiana non delude, ma anche non illude: se il gemito della creazione, dei cristiani e dello Spirito è anticipazione e attesa della salvezza già in azione, ora siamo immersi in tante sofferenze che San Paolo descrive come “tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada” (cfr Rm 8,35). Allora la speranza è una lettura alternativa della storia e delle vicende umane: non illusoria, ma realista, del realismo della fede che vede l’invisibile” (n. 3).

La crisi climatica sta mettendo in ginocchio l’umanità intera. Quando il creato soffre soffriamo anche noi e di solito sono sempre i più poveri che nei cataclismi climatici perdono tutto: beni, casa e talvolta la loro stessa vita. La riflessione sulla cura e la salvaguardia del creato ci aiuta nel nostro cammino di fede e di comunione, perché la nostra fede per essere vera ha bisogno di incarnarsi e di entrare nella carne sofferente delle persone di oggi. Una fede che accenda la speranza e mobiliti l’agire, in modo da generare opere nuove per il bene dell’ambiente. La cura dell’ambiente ci offre pure l’opportunità di relazioni e di attività comuni con tante altre persone di fede, favorendo il dialogo ecumenico e interreligioso per la costruzione di una casa comune. Anche se i problemi talvolta sembrano insormontabili e le scelte di tanti governi sembrano andare in un’altra direzione, siamo chiamati tutti a costruire un’ecologia integrale, perché tutto è interconnesso, anche la dimensione spirituale e le scelte personali. Pensiamo alla gravità per la terra delle guerre che stanno devastando il pianeta; pensiamo alla necessità di una reale conversione personale, nella vita e negli atteggiamenti. punto. La speranza ci aiuta a credere in un futuro migliore e ad agire per realizzarlo. La salvaguardia del creato è una questione antropologica ma anche teologica, perché la nostra vita di fede e il cammino di santità si giocano nel rapporto con la creazione.

Il messaggio di quest’anno ci apre a orientare il nostro sguardo e il nostro cuore al prossimo anno giubilare che papa Francesco aprirà a San Pietro nella notte di Natale del 2024. Nella nostra cattedrale e concattedrale verrà aperto domenica 28 dicembre. La Terra è malata e ha la febbre, ci ricordava qualche giorno fa papa Francesco. Non rimaniamo sordi di fronte ai frequenti disastri ambientali e impegniamoci in prima persona a custodire il pianeta. Per noi credenti significa anche pregare, perché gli uomini e le donne possano convertire i loro cuore e possano mettere in atto gesti e segni concreti di speranza per custodire il dono della creazione.

Buona giornata e buona festa a tutte e a tutti.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo