Omelia Messa Lunedì dell’Angelo, Santuario Madonna di strada Fanna 21 aprile 2025

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Carissime e carissimi tutti, oggi e per tutta questa settimana dell’Ottava di Pasqua, si prolunga nella liturgia che celebriamo e nella nostra vita la gioia della Pasqua. Ci è appena giunta la notizia della morte del Santo Padre Francesco. Ne siamo addolorati e sconvolti, perché l’avevamo visto ieri in televisione nella benedizione Urbi et Orbi. Lo affidiamo all’amore del Padre e preghiamo per Lui. Viviamo questo lunedì dopo Pasqua durante l’Anno Santo, anche noi Pellegrini di speranza e testimoni nel mondo della risurrezione di Gesù. In questo antichissimo santuario e luogo di preghiera, costruito vicino ad un passaggio impegnativo del fiume, i viandanti e pellegrini del passato chiedevano a Maria protezione per il difficile cammino e ringraziavano il Signore per il pericolo scampato nell’attraversamento. Oggi, ai nostri giorni, pur vivendo in strade e cammini più sicuri, siamo qui per cercare aiuto e sostegno perché la nostra vita abbia sempre più una meta, un senso e un significato, alla ricerca di risposte sicure per il cammino che ci sta davanti.

Lunedì dell’Angelo prende il nome da uno dei racconti evangelici della risurrezione. Alle donne corse al sepolcro di buon mattino, il primo dopo il sabato, alcuni Angeli annunziarono loro che il corpo di Gesù non era lì, perché era risorto e li precedeva nel cammino successivo, come ci ha narrato l’evangelista Luca nella messa della Veglia pasquale: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? non è qui, è risorto” (24,5-69. La resurrezione di Gesù costituisce l’avvenimento più sconvolgente della storia umana, attestando che la vittoria dell’amore di Dio sul peccato e sulla morte dona alla nostra speranza un fondamento più solido e più sicuro, per una vita più bella e felice. La pagina del Vangelo di oggi ci riporta vicino al sepolcro vuoto di Gesù, alle parole piene di speranza che Lui ha detto alle donne sconvolte per la tomba aperta e vuota: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vado in Galilea: la mi vedranno” (Matteo 28,10). Il brano evangelico appena pronunciato è interessante anche perché ci presenta una particolarità del cammino che nasce dalla Pasqua: la scelta libera, la possibilità di intraprendere due strade diverse per vivere la nostra vita. Da una parte la via dell’annuncio e della testimonianza che Gesù ha proposto alle donne e che esse hanno percorso per essere discepole del risorto. L’altra via, contrapposta alla precedente, è quella che hanno percorso le guardie poste davanti al sepolcro dalle autorità. Esse “giunsero in città e annunziarono tutto quello che era accaduto” (v. 11), ma per paura e per denaro diffusero la falsa notizia che i discepoli avevano portato via il corpo di Gesù dal sepolcro.

Anche noi oggi, siamo chiamati a dare personalmente una risposta: se mentire e percorrere la strada più facile del successo, della menzogna e del denaro, oppure metterci alla sequela di Gesù, seguirlo e camminare dietro di lui per essere nel mondo suoi testimoni. In questo santuario siamo fortunati perché ci troviamo di fronte a una immagine della Madonna del XV secolo: Maria tiene tra le braccia Gesù che tra le mani ha un messaggio: Ego sum via, io solo la via! È Gesù che le donne hanno toccato abbracciandogli i piedi. Non era un fantasma, ma il vivente che ci indica il cammino da seguire. In molte occasioni papa Francesco ha affermato che Gesù è la via per trovare se stessi, per la vera felicità e per incontrarci con Dio. Dall’incontro con Dio scaturisce la gioia che ci porta ad essere suoi testimoni nel mondo. Carissimi tutti, anche noi siamo invitati oggi a vedere Gesù, a toccarlo nel servizio dei poveri e dei sofferenti; a vedere il suo volto luminoso che guida i passi del nostro cammino. Solo se lo incontreremo personalmente, solo se lo accoglieremo nella sua Parola, nell’Eucaristia e nel servizio agli altri, potremo diventare suoi testimoni, testimoni di Gesù risorto.

Maria per prima ha sperimentato la vicinanza e l’amore verso il suo Figlio Gesù, insieme ai dolori e alle sofferenze nel vederlo non ascoltato, tradito, schernito e crocifisso. Nell’episodio evangelico delle nozze di Cana ci viene presentato il ruolo di Maria, nella storia della salvezza e anche per ciascuno di noi: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Giovanni 2,5). In questa espressione si racchiude tutto il programma di vita che Maria realizzò come prima discepola del Signore, e che oggi insegna anche a noi. Programma che esprime il segreto più profondo della sua stessa vita, vivendola in una totale apertura a Dio. Tra le numerose immagini e titoli che vengono dati alla Beata Vergine Maria ce n’è uno che viene anche espresso in questo dipinto: l’Odigitria, colei che indica la via. Maria tiene tra le braccia Gesù e con la sua mano sinistra lo indica come via, verità e vita. Lui è la via da seguire per arrivare a vivere ha vissuto, facendo della sua vita un dono agli altri.

Questo santuario, oltre ad essere un luogo di pellegrinaggio è pure un’oasi di silenzio e di meditazione; un luogo di formazione che aiuta tante persone, grazie al ministero e al servizio pastorale di don Dario e dei numerosi collaboratori, a giungere ad una più matura e profonda conoscenza di sé e ad un consolidamento della propria vita di fede, per fare dono della propria vita agli altri. Preghiamo perché il Signore risorto guidi i nostri passi sulla via dell’amore, della fraternità, della solidarietà e della pace.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo