Omelia III Avvento e Istituzioni Ministero dell’Accolitato, Pescincanna 15 dicembre 2024

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Con una significativa espressione: “Non temere, non farti cadere le braccia” (Sofonia 3,16), il profeta Sofonia ci invita alla gioia, a non perderci d’animo e a non scoraggiarci perché il Signore non ci lascia soli ed è vicino. Non perché mancano pochi giorni al Natale ma per ricordarci, come ha fatto anche l’apostolo Paolo nella seconda lettura, che il Signore è in mezzo a noi, anzi è dentro di noi e la sua presenza ci riempie il cuore di gioia. Ecco perché il primo nostro compito è di riscoprire e di coltivare la gioia che il Signore ci dona continuamente con la sua presenza nella Parola, nell’Eucaristia e nei fratelli e sorelle da amare.

Viene spontaneo farci anche noi quella domanda che le folle hanno posto al Battista: “Che cosa dobbiamo fare?” (Luca 3,10). Il Battista ricordando alle folle che non è lui il Messia, risponde subito invitando ad agire con giustizia e a guardare alle necessità di quanti sono nel bisogno. Le risposte che dà non sono pie esortazioni perché entrano concretamente nella situazione della vita delle persone che hanno posto l’interrogativo. Sono un invito a mettersi in cammino, ad essere pronti per accogliere il Messia che sta per venire. Giovanni Battista chiede alle persone un cambiamento di vita, una conversione, non andando oltre a quanto è scritto nella legge. Lui non è il Cristo dicendo che: “Viene colui che è più forte di me. … Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (3,16). Gesù, infatti, chiede una conversione ancora più radicale. Se il Battista ha detto a chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha (cfr. v.11) Gesù dirà: “A chi ti strappa il mantello non ripudiare neanche la tunica” (Luca 6,29), e parlando della violenza dirà pure: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Matteo 5,44). Gesù annuncia una giustizia superiore che nasce dal dono dello Spirito Santo che rinnova tutte le cose, mettendo dentro di noi una tale forza da assumere e vivere lo stesso stile di vita di Gesù. La fede in Cristo provoca un cammino che dura per tutta la vita: essere misericordiosi come il Padre.

La liturgia oggi ci invita alla gioia, ad accogliere quella gioia che Gesù, luce che illumina tutte le situazioni della vita, anche quelle più difficili, sta per venire. Tutti possono accogliere e incontrare quella gioia, non ci sono esclusi e non ci sono categorie di persone pericolose; perfino i pubblicani e i soldati, dice Giovanni, possono incontrare quella gioia. Il Vangelo ci invita a una conversione che non rimanga solo a livello umano, facendo le cose che possiamo fare e accontentandoci solo delle nostre forze, ma che tenga in seria considerazione che oltre alle nostre forze e capacità c’è la potenza di Dio. Solo Dio è capace di vincere le forze del male che sono radicate in noi; solo con Dio possiamo intraprendere una vera conversione a livello personale, comunitario, ecclesiale e universale, che ci possa offrire non solo la gioia di questo mondo ma la gioia eterna, una gioia più grande, una gioia che dà alla nostra fede la forza del coraggio e di superare e vincere le forze del maligno.

Carissimi Mirco, Cristian e Mattia è da questa prospettiva di fede e di consapevolezza che Dio è l’unico che può vincere il male e che ci può guidare ad accogliere in pienezza i suoi doni, che vi invito ad accogliere e vivere il Ministero istituito dell’Accolitato. Già Paolo VI nella lettera Apostolica Ministeria Quaedam, nel lontano 1972, sotto la spinta del Concilio Vaticano II indicò che i ministeri istituiti del Lettorato e dell’Accolitato non fossero riservati solo a chi successivamente avrebbe ricevuto un ordine sacro, ma fossero anche per alcuni fedeli laici al servizio delle azioni liturgiche della Chiesa. Papa Francesco nel 2021 con la lettera Apostolica Spiritus Domini, considerato che tutti i fedeli laici, uomini e donne, sono chiamati all’edificazione e all’annuncio del Vangelo, ci ha proposto una ministerialità sinodale che ha come fondamento la comune condizione di battezzato e sacerdozio regale ricevuti nel battesimo. Considerato poi che tali ministeri sono distinti dall’Ordine Sacro, possono essere affidati a tutti i fedeli di sesso maschile e femminile ritenuti idonei. L’ambito della ministerialità sarà pertanto duplice: in riferimento alle azioni liturgiche e all’annuncio del Vangelo nelle situazioni concrete della vita, secondo compiti ben precisi. Ogni ministero è un servizio alla Chiesa che porta l’accoglienza dei doni del Signore per la propria crescita spirituale e per il bene degli altri.

Carissimi, quello che stiamo vivendo è molto importante per la nostra Chiesa diocesana perché si inserisce nel processo di sinodalità e di corresponsabilità che abbiamo sperimentato nel cammino sinodale di questi anni e che ora stiamo cercando di vivere e di proporre nelle nostre comunità parrocchiali. Una ministerialità diffusa come indicato nel Libro sinodale, per poter innervare di Vangelo la vita concreta, con la santità della quotidianità della condizione secolare e del ministero ricevuto, diventando dono per la comunità. Sono molteplici le occasioni che avrete per vivere personalmente e per mettervi al servizio della Chiesa e delle comunità con il ministero che riceverete. L’Accolito è al servizio del Corpo di Cristo nella celebrazione dell’Eucaristia. È un compito liturgico di servizio all’altare e di distribuzione della Comunione in Chiesa, di animazione e sostegno nella preghiera comunitaria fuori dalla messa, come l’Adorazione eucaristica o altre forme di preghiera. Ma avete un compito anche fuori della Chiesa, nel portare Gesù eucaristia a chi soffre e nel servizio concreto della Carità, testimoniando con le parole e la vita la vicinanza, l’amore e la presenza di Gesù Cristo nel mondo. Siete così chiamati a vedere nel corpo dei fratelli e delle sorelle sofferenti il Corpo di Cristo, diventando nella vita e nell’esercizio del ministero punti di riferimento e di collegamento tra l’Unico altare e le case dove vive la gente.

Il segno liturgico che abbiamo scelto, come prevede il rito, e la consegna del pane posto in una teca, e non nella patena, per indicare visivamente che siete a servizio del Corpo di Cristo portato ai fratelli ammalati e sofferenti. È il Cristo che si vede negli ultimi, nei poveri e negli esclusi. In tante situazioni di sofferenze fisica e spirituali. portate la vicinanza la cura come ha fatto Gesù, con lo stile del buon Samaritano, che si ferma e si curva sulle ferite sulle sofferenze dell’umanità. L’Istituzione ufficiale, stabile e permanente che la Chiesa vi affida, è il mandato non per operare non a nome vostro, ma a nome della Chiesa e della comunità. Più fortemente a none del Signore Gesù che vi invia a essere suoi testimoni

Carissimi tutti, ci stiamo preparando ad accogliere nella nostra vita la potenza di Dio che in suo Figlio Gesù ha assunto tutta la nostra umanità facendosi uno di noi. Con lo stile dell’umiltà e della semplicità, stile che è la caratteristica di chi vuol far parte del Regno di Dio, dove il più grande è il più piccolo è di tutti. Viviamo questi ultimi giorni di preparazione al Natale con fede e generosità, nella consapevolezza che non siamo soli perché lo Spirito Santo opera in noi.

Buon Natale a tutte e a tutti.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo