Omelia solennità del NATALE

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Omelia solennità del NATALE

Pordenone 25 dicembre 2015

Uno di noi

 

Il primo biografo di Francesco d’Assisi, Tommaso da Celano, ricorda che nel 1224 san Francesco all’amico Giovanni disse: “Prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come adagiato in una greppia e come giace sul fieno tra il bue e l’asinello” (Fonti francescane, Vita prima di Francesco d’Assisi, 84). Siamo invitati anche noi, in questo Natale a soffermarci per un attimo a contemplare il presepe, considerandolo come una feritoia che ci fa intravedere il modo originale e meraviglioso che Dio ha scelto per incontrare l’umanità: la debolezza e la povertà. Ci troviamo di fronte ad un senario di estrema debolezza: una povera e umile grotta, un bambino che non possiede niente. Ci vengono subito alla mente le parole di san Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Corinzi 12,10). Il presepe ci svela il volto e le sembianze di un Dio che ci sta vicino, che ci sostiene nelle fatiche e nelle tribolazioni, che ci riscalda e ci apre il cuore dischiudendoci orizzonti sempre più ampi e risvegliando in noi sentimenti di giustizia, di amore, di solidarietà e di pace. Il presepe, così come i canti tradizionali ci aiutano a comprendere il significato vero del Natale. Infatti, per accogliere e vivere bene il Natale, per farlo nostro e per interiorizzarlo, per contemplare il mistero che celebriamo nella liturgia, è necessario servirsi di più sensi, come la vista – il presepe –  e l’udito – l’ascolto della Parola di Dio e i canti e la musica.

L’evangelista Luca, nel vangelo della notte, ci ricorda che la manifestazione dell’evento del Natale è annunciata non ai grandi della storia, ma a semplici pastori che dormivano con le pecore all’addiaccio. Gesù fa la sua apparizione non in sontuosi palazzi reali e nemmeno nel tempio di Gerusalemme, ma in una umilissima grotta riscaldata dal fiato degli animali. Se una semplice grotta diventa la culla di Dio, significa che ogni luogo può ricevere la sua presenza, purché i cuori delle persone siano disposti ad accoglierlo. Dio ha voluto assumere in pienezza e non per finta la nostra umanità, (cfr. Filippesi 2,6), per offrirci il suo amore al di là delle nostre capacità e dei nostri meriti. E’ anche il significato del canto dei pastori che risuona ogni volta che celebriamo l’Eucaristia: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Luca 2,14). Con altre parole, l’evangelista Giovanni, nel vangelo della messa del giorno di Natale, ci aiuta ancora di più a comprendere il mistero dell’Incarnazione, affermando con forza che la Parola, preesistente in Dio e presente fin dalla creazione del mondo, si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi (cfr. Giovanni 1, 1-14), portandoci la luce vera e la figliolanza con Dio. Il bambino nato a Betlemme è il Figlio di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli, il Verbo eterno del Padre, irradiazione nel mondo del suo amore e della sua misericordia. Gesù non è uno dei tanti profeti apparso lungo la storia e nemmeno una delle tante forme di presenza del divino nel mondo, né uno dei grandi santoni dell’umanità. Gesù è il Figlio di Dio, è Dio che ha assunto la nostra umanità, si è fatto uomo, come noi. Nel prologo, Giovanni ci ricorda che Gesù è la luce che rischiara le tenebre, la vera luce, la sorgente della luce. Il dono che Lui ci fa non si limita a renderci un po’ più buoni ma fa di noi veri Figli di Dio, illuminando la nostra storia e il nostro cammino.

Quest’anno poi, per desiderio di papa Francesco, siamo invitati a vivere un Natale tutto speciale perché inserito all’interno dell’anno santo della misericordia. Il Natale ci invita a riconoscere il Figlio di Dio nella fragilità e nella debolezza di un bambino. Incarnazione e misericordia: due facce della stessa medaglia, due luci convergenti che ci permettono di vedere più chiaramente il volto di Dio, manifestandoci il suo amore per noi e offrendoci il suo perdono e la sua misericordia. La misericordia è la via che unisce Dio all’umanità, che ci apre alla sua grazie e al suo amore. La misericordia ci rivela ancora più chiaramente il mistero dell’incarnazione. Incarnandosi, infatti, Dio si è fatto vicino, ‘prossimo’, prendendosi cura e chinandosi su ciascuno di noi, nessuno escluso, condividendo le nostre gioie e anche le nostre fatiche.

L’incarnazione del Figlio di Dio ci fa comprendere ancora più chiaramente il valore e il significato della solidarietà cristiana. Siamo invitati anche noi, contemplando il volto misericordioso di Dio che in Gesù Cristo si è fatto uno di noi, a tradurre il suo amore gratuito in gesti concreti di prossimità e di servizio verso i nostri fratelli, in particolare verso coloro che stanno vivendo situazioni di dolore, di smarrimento, di povertà e di crisi esistenziale. La solidarietà non deve ridursi a un pio sentimento né a un gesto ‘sporadico’ fatto per mettere a tacere la nostra coscienza, ma tradursi in atteggiamenti che ci portano ad essere vicini, a condividere ogni giorno con altre persone l’amore gratuito di Dio. Come comunità cristiana sentiamo particolarmente vicini tutti i nostri fratelli e sorelle che soffrono per la persistente crisi economica, che sono senza lavoro e  che fanno fatica a giungere a fine mese; i giovani che non trovano un senso alla loro vita; gli anziani che vivono nella solitudine; sentiamo vicine le famiglie in crisi e in difficoltà; sentiamo nostri fratelli anche tutti i senza dimora che giungono sul nostro territorio alla ricerca di accoglienza, di pace e di una vita dignitosa; portiamo nel cuore anche tutti coloro che non credono o che si sono allontanati dal cammino della fede. La venuta del Signore ci dia la forza per essere testimoni credibili, annunciatori nel mondo della “buona notizia”: Dio ci ama. La tenerezza di Dio si rivela attraverso di noi, attraverso di me!

Buon Natale a tutti.

 

                                                                                   + Giuseppe  Pellegrini

                                                                                               vescovo

Pordenone
25/12/2015
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia