Letture: 2Corinzi 4,14-5,1; Giovanni 19,28-30
Carissimi confratelli, fratelli e sorelle e voi della comunità parrocchiale di Tiezzo, ci troviamo riuniti nella Chiesa parrocchiale per partecipare all’Eucaristia in suffragio del nostro caro don Antonio, esprimendo il legame sacramentale dell’ordine, accompagnato dal nostro affetto ed amicizia. Se è vero che tutti siamo uguali davanti a Dio e che quando muore una persona cara e sempre motivo di dolore e di sofferenza, quando muore un sacerdote è la Diocesi e le comunità cristiane che ha servito che vengono toccate nel cuore. La Parola di Dio appena proclamata ci aiuta ad illuminare e a dare un significato a questo momento, svelando da una parte la caducità e la fragilità della nostra vita e dall’altra il nostro essere figli di Dio, amati da lui e accolti nella sua casa.
La pagina di Vangelo prima di presentarci la morte, ci dona le parole di Gesù alla madre e al discepolo amato. Ci troviamo nel momento più difficile della vita di Gesù: il passaggio da questo mondo al Padre. Dall’alto della croce Gesù esprime le sue ultime volontà: “Donna ecco tuo figlio … Poi disse al discepolo ‘ecco tua madre. E da quell’ora, il discepolo l’accolse con sé” (Giovanni 19, 26-27. Quello che Gesù ha detto a sua madre e al discepolo contiene un forte messaggio: i due titoli di madre e figlio manifestano a Maria e al discepolo una nuova identità e una nuova relazione che tra i due dovrà instaurarsi: di madre e di figlio. Sotto la croce possiamo dire che nasce, per loro e anche per noi, il nuovo Popolo dei figli di Dio, salvati dalla croce di Gesù. L’espressione “da quell’ora” apre ad un futuro per tutti noi perché è l’ora non solo della morte di Gesù ma di una vita nuova, della salvezza per tutti noi. In questo momento nasce la Chiesa, rappresentata dalla madre e dal discepolo. La madre di Gesù diventa la madre del discepolo e di tutti noi, non idealmente ma veramente. Maria è nostra madre! Sotto la croce Gesù non ha compiuto solo un gesto di pietà filiale, affidando sua madre al discepolo, ma ha voluto che ogni credente, ogni discepolo si sentisse amato da lui, ricevendo in dono il bene più caro che lui aveva, la madre, diventando così la madre di tutti i credenti. Ho scelto questo Vangelo perché significativo per la comunità di Tiezzo, insieme ai vostri sacerdoti, a don Matteo, a don Antonio e anche a don Danilo, sempre legati e avvolti da Maria, Madre di Misericordia e venerata come Madonna della Salute. Fin dai primi anni del mio ministero episcopale, questa festa e questo amore a Maria mi hanno contagiato. L’amore che don Antonio aveva per questa festa e per Maria, lo ha aiutato ad amare e a servire la vostra comunità cristiana facendo della sua vita un dono per tutti. Ci sostengono le parole e l’esperienza di san Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi. La forza per cui Paolo, nonostante le sofferenze le tribolazioni, può parlare e operare è la fede nel Signore Gesù risorto, perché la risurrezione di Gesù è garanzia della risurrezione della Chiesa e di ciascuno di noi. Dio che non ha lasciato il Figlio Gesù in preda alla morte non permetterà che la nostra fede in lui sia vana e non ci abbandonerà nel momento della nostra morte. L’uomo esteriore, cioè la sua parte fisica e corruttibile, può anche consumarsi; la sua forza vitale può essere anche annientata, ma l’uomo interiore, cioè la sua parte spirituale è eterna perché in Cristo si è nuove creature, considerato che “noi fissiamo lo sguardo sulle cose visibili perché le cose invisibili sono di un momento, quelli invisibili invece sono eterne” (2Corinzi 4,18).
Questa esperienza è vissuta in modo particolare da noi sacerdoti che, per grazia di Dio, abbiamo ricevuto la forza di essere suoi testimoni e di annunciarlo per tutta la nostra vita. Nei suoi quasi 57 anni di ministero presbiterale, Don Antonio sempre ha cercato di servire la Chiesa e le comunità che gli sono state affidate. Dopo l’ordinazione, come vicario parrocchiale a Cesarolo e a Fiume Veneto e poi come parroco per 11 anni a Ramuscello, per 21 anni a Cecchini, e infine qui con voi a Tiezzo per otto anni come parroco e cinque come collaboratore di Don Matteo, seguendo le orme del suo predecessore don Danilo che dopo la conclusione del servizio di parroco vi rimase come collaboratore. Gli ultimi tre anni vissuti nella casa del clero a San Vito, sono stati per don Antonio anni belli, anche se difficili per la salute, sempre desideroso di dedicare il suo tempo nella preghiera e nel ricordo di tante persone che ha servito. Ogni sacerdote vive il suo ministero sotto l’azione dello Spirito, facendo fruttificare quei talenti che ha ricevuto. Non c’è un sacerdote più bravo di un altro, ma la grazia di Dio che agisce al di là della nostra umanità. La grandezza di un prete sta nella testimonianza viva di Gesù Risorto e nel suo amore disinteressato per l’annuncio del Vangelo. Ecco perché don Antonio si è nutrito della Parola di Dio, della celebrazione dell’Eucaristica, e del suo amore e venerazione a Maria, vivendole come un’opportunità per crescere nella fede e per testimoniare Gesù, con il suo stile e le sue capacità. Sapeva stare con le persone in maniera positiva. È stato un pastore mite e, aiutato dal suo carattere socievole e scherzoso e dall’amore per il bello, ha comunicato la bellezza di essere cristiani e la gioia che porta a credere nel Signore. Negli ultimi tempi, mentre il fisico andava disfacendosi, e stato come il chicco di grano, consumandosi per la Chiesa.
Un ricordo e un grazie riconoscente a tutte quelle persone che hanno lavorato con don Antonio e che gli hanno voluto bene, ai suoi confratelli, in particolare quelli della Casa del clero. Un ricordo ai suoi familiari, fratelli sorelle e nipoti tutti. Caro don Antonio, ora che le cose di questo mondo sono passate, da lassù continua a pregare per noi, per la Chiesa e per le comunità che hai servito. Prega per tutti noi tuoi confratelli, perché possiamo riscoprire sempre più la gioia del camminare insieme e del servire le nostre comunità con uno sguardo e con un cuore grande, che va oltre i nostri confini. Solo insieme sarà possibile vivere e testimoniare la fede nei nostri tempi
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo
