MADONNA DI FATIMA

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Carissimi fratelli e sorelle, cari frati del santuario e confratelli, ci troviamo insieme per celebrare l’anniversario delle apparizioni della Vergine Maria ai tre pastorelli. Sono contento di essere qui oggi con tutti voi, riuniti a pregare e a ringraziare la Vergine Santa e per riproporre il messaggio di speranza, di conversione e di pace della Madonna di Fatima. Un messaggio che, come in tutta la rivelazione cristiana, è profondamente inserito nella storiaEsso, a partire proprio dalle esperienze vissute, invita i credenti a pregare assiduamente per la pace nel mondo e a fare penitenza per aprire i cuori alla conversione. È questo il genuino Vangelo di Cristo riproposto alla nostra generazione particolarmente provata da tanti eventi dolorosi, in particolare dalla guerra che il mondo sta vivendo. Questo singolare messaggio mariano trova conferma nell’insegnamento del Vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascoltato. Esso contiene una delle rivelazioni più consolanti e, nello stesso tempo, più impegnative donateci da Gesù nel momento supremo della Passione, quasi un suo testamento. Quello che risalta nel brano del Vangelo è la sottolineatura che Giovanni fa della dimensione comunitaria ed ecclesiale dell’amore. Questa dimensione trova il suo punto di forza nelle parole rivolte da Gesù alla Madre e al discepolo: “Donna ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo ‘Ecco tua madre!” (19,26-27).  Non si può escludere da questo atto di Gesù un gesto di pietà filiale, con il quale egli affida la Madre al discepolo prediletto. Certo la Madre di Gesù e il discepolo che egli ama non sono personaggi puramente simbolici, bensì reali. Tuttavia il contesto ci invita a scorgervi un significato più ampio e profondo, perché Maria non è indicata per nome, ma come madre, così il discepolo non è indicato per nome, ma come il discepolo che Gesù ama. Si comprende, allora, che la Madre di Gesù diventa la Madre del discepolo e di tutti i discepoli. A sua volta, il discepolo amato rappresenta tutti i credenti in Gesù. L’ultimo atto di Gesù, prima di morire, è stato quello di fondare una comunità di amore nelle persone della Madre e del discepolo amato. La conclusione è che nella scena compare un personaggio nuovo, anche se nascosto: la comunità. Dalla croce nasce la comunità, dalla croce nasce la Chiesa, con Maria nostra madre. Il suo esserci nella comunità, ieri come oggi, sostiene la nostra speranza, la speranza della Chiesa, la speranza del mondo.

Molte volte ci capita di essere senza speranza, quasi smarriti e incapaci di dare una direzione sicura al cammino della nostra esistenza. Pieni di cose, ma con il cuore vuoto; assillati dagli eventi, ma resi poveri dall’incapacità di dare ad essi un significato; costretti ad andare avanti, ma senza sapere dove andare. Una crisi di speranza che ci fa camminare sulle strade della nostra storia personale e comunitaria non come pellegrini desiderosi di raggiungere una meta, ma come erranti che vagano, incuranti delle indicazioni di marcia. Una crisi quindi spirituale e culturale che si spiega con il fatto che abbiamo preteso di poter farcela senza Dio: drammatica illusione, perché, senza Dio, il cammino della nostra esistenza non ha nessun senso e significato. L’unica alternativa è di tornare a Dio, convertendo il nostro cuore. Noi lo abbiamo abbandonato, ma Dio è sempre presente e ci aspetta con pazienza e amore. Ci rivolgiamo allora alla Madonna di Fatima, invocandola perché ci aiuti a ritrovare il senso vivo della presenza del Figlio suo Gesù Cristo, il senso vivo della presenza di Dio, unica e vera fonte di speranza. Solo in Lui troviamo le ragioni della nostra salvezza personale e comunitaria. Dio è sempre presente nella storia, pronto a suscitare, in maniera meravigliosa, speranze e appelli alla santità, alla purificazione, alla conversione, sia nella Chiesa che nel mondo intero. L’umanità in questi tempi ha perso la speranza, soprattutto quando scopriamo di aver perso i valori dell’amore e della solidarietà, vivendo in un mondo che si presenta con le mani chiuse, con le mani sporche, e talvolta, come sta accadendo in molte parti del pianeta, con le mani insanguinate. Ci rivolgiamo ancora alla Madonna di Fatima affinché educhi i nostri cuori alla speranza e le nostre mani ai gesti della carità e ci aiuti a tessere la tela della solidarietà che danno senso e valore alle nostre relazioni interpersonali e a quelle sociali e politiche. Maria è la madre che ci dona la speranza, perché ci conduce alla sorgente della speranza che è Dio stesso, indicandoci la strada più sicura e certa per arrivarci.

Dalla Madonna di Fatima impariamo a vivere il tempo presente come va vissuto, come tempo per amare Dio e i fratelli. Allora, la Madonna sarà per noi come il viatico quotidiano della speranza. Il vivo senso di Lei, la familiarità con Lei che si esprime nella preghiera, ci impedirà di chiudere la vita presente nell’orizzonte del tempo che passa, aiutandoci a viverlo con fede, speranza e carità. Una speranza cristiana, che non è soltanto nostalgia del cielo, ma quel vivo e operoso desiderio di Dio che ci rende pellegrini infaticabili, alimentando in noi il coraggio e la forza dell’amore.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo