Omelia funerale don Lino Garavina, Taiedo 12 giugno 2025

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Letture: Apocalisse 4,8-11; Matteo 25,14-23

Una lunga vita: 101 anni e 77 di anni di prete, quella di Don Lino! Ha vissuto buona parte del secolo scorso, un secolo di trasformazione e di cambiamenti nella società e nella chiesa che hanno sconvolto la vita delle persone, con ritmi e stili molto diversi. Penso in particolare alla vita della Chiesa e della nostra comunità parrocchiali che hanno visto e sperimentato il Concilio Vaticano II con aspetti belli ed esaltanti ma anche con fatica e illusioni. Certamente, più di una volta in questi ultimi anni Don Lino, nella preghiera di compieta, ha pregato con le parole del vecchio Simeone: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola” (Luca 2,29). Una vita ricca di anni e di bontà che ha contraddistinto tutto il suo Ministero sacerdotale.

Ho scelto questi due testi della parola di Dio per la celebrazione perché ci possono aiutare a rileggere la lunga esperienza di vita e di ministero di Don Lino. Riconosciamo tutti la passione e l’amore per la liturgia che ha sempre curato e amato in tutte le parrocchie, sia nelle celebrazioni che nei riguardi degli edifici. Il libro dell’Apocalisse nel capitolo IV ci presenta una grande azione liturgica nei cieli. Quando la comunità cristiana si riunisce in Chiesa per le celebrazioni crea un ponte che lascia intravedere il cielo. Ammirare la liturgia celeste si mostra come partecipare alla liturgia terrena. Non è fuga dal presente ma riconoscere l’azione di Dio che continua nella nostra vita, singolarmente ma anche come comunità. Ammirare il creato ci porta a lodare il creatore, aprendo il nostro cuore alla sua presenza nel mondo. Nella liturgia si fondono insieme l’esperienza personale di incontro con Dio e l’esperienza di fede della comunità che portano a unire non solo le voci ma anche i cuori in una lode perenne. Don Lino ha sempre dato molto importanza alla vita di fede sua personale, portandolo ad amare e a curare l’attiva partecipazione di tutti alla celebrazione dell’Eucaristia, nella valorizzazione dei laici. Ha sempre preparato con intelligenza e dedizione le omelie, ha favorito il canto liturgico con dei cori che potesse sostenerlo. Non era solo cura delle esteriorità, ma la convinzione che l’Eucarestia è il culmine e la fonte di tutta la vita della comunità cristiana.

La parabola dei talenti raccontata dall’evangelista Matteo, ci permette ancora di più di entrare nell’animo e nella lunga vita di don Lino, perché getta luce sulla condizione dei discepoli. Ciò che importa non è la quantità o la qualità dei doni che uno ha ricevuto, ma il fatto di averne ricevuti e di dover vivere con essi. La giustizia evangelica non richiede che si dia a tutti la stessa cosa ma a ciascuno ciò di cui ha bisogno o ciò che è in grado di assumere. La giustizia non è un rapporto di parità. Infatti la parabola ci aiuta a comprendere che tutto è nella prospettiva dell’amore, senza calcoli e anche senza paura. Se Dio ci ama senza limiti, anche noi suoi servitori siamo chiamati ad amare senza paura e senza nessun limite. Il servo non deve porre limite al proprio servizio, perché l’amore non ha limiti. Il servo non deve aver paura di correre dei rischi perché non c’è paura nell’amore. La parabola ci aiuta a comprendere la vera natura del rapporto che intercorre tra Dio e l’umanità. È un rapporto d’amore dal quale possono scaturire solo coraggio, generosità e libertà. Il servo fedele, il discepolo è colui che supera il timore servile e la concezione farisaica del dovere religioso, traducendo il messaggio in atti concreti, generosi e coraggiosi.

Anche don Lino, nelle varie parrocchie e realtà che ha servito, ha sempre cercato più che con le parole di annunciare il Vangelo e di vivere la carità con gesti concreti di attenzione verso tutti. parole atti e gestisco concreti di attenzione e di amore verso tutti, con il suo stile di bontà e di mitezza. Dopo un breve servizio pastorale a Palse e a Porcia, ha svolto il suo ministero pastorale nella parrocchia di Sant’Odorico di Sacile per 13 anni come vicario parrocchiale e poi per altri 8 anni come parroco. Non sono stati anni facile: era il dopoguerra, tempo della cicostruzione e del cambiamento sociale ed ecclesiale, ma anche con momenti di intesso lavoro pastorale. Poi per ben 27 anni è stato parroco a Meduna di Livenza. Arrivato ai 75 anni, invece di vivere nella tranquillità e nella serenità gli anni dell’anzianità, è stato nominato a prestare il suo servizio nella Curia diocesana, come Delegato vescovile per seguire le parrocchie nel campo amministrativo e nel Fondo diocesano per la fraternità sacerdotale. Alla veneranda età degli 80 anni fu inviato parroco a Taiedo-Torrate. Vi rimase 12 anni e poi altri sei anni come collaboratore. Gli ultimi anni della sua vita li ha trascorsi nella Casa del clero di San Vito.

Uomo e prete mite, dal tratto di riservato ma sempre premuroso e accogliente verso tutti. Ha maturato una spiritualità sacerdotale solida, con molta preghiera di contemplazione e di meditazione della Parola. Una preghiera però non astratta e lontana dal vissuto della gente, ma che ha tradotto nella capacità di relazione con tutti, dai ragazzi agli anziani, nella catechesi e negli incontri con le persone, con una peculiarità: la testimonianza operosa della Carità. In ogni comunità che ha servito, si è speso gli ammalati e gli anziani, sempre presenti nelle difficoltà e nei lutti delle famiglie. Amò tutti e si fece amare da tutti. Don Lino ha saputo affrontare le sfide sempre con pazienza e bontà ma anche con coraggio. Spesso ha scritto ai vescovi, segnalando non solo le sue fatiche ma anche quello che non andava, richiamandoli talvolta al loro compito di guide e di maestri. Mi ha fatto riflettere un passaggio del suo testamento spirituale: sento il bisogno di chiedere perdono ai fedeli di Sant’Odorico, di Meduna e di Taiedo-Torrate per gli errori, negligenza e omissioni. … Perdonatemi e pregate per me”. Più che con tante parole, don Lino ha evangelizzato con la sua bontà e con la sua carità verso chi era nel bisogno. Una bella testimonianza di vera umiltà e di grande sensibilità che mostra il suo essere stato un bravo pastore, cercando sempre di condurre chi gli era stato affidato al Signore Gesù che tanto ha amato.

Ringraziamo il Signore per la bella testimonianza di vita sacerdotale e di ministero che tu don Lino ci ha offerto. Grazie in particolare alla Casa del clero di San Vito, ai confratelli e tutto il personale che in questi anni gli hanno voluto un grande bene. Un ricordo ai cugini e ai parenti tutti. Nell’accogliere caro don Lino ‘’abbraccio di Gesù e di Maria, ricordati di noi e prega per tutta la nostra Chiesa diocesana.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo