Omelia II domenica di quaresima – CRO di Aviano, 21 febbraio 2016

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Omelia II domenica di quaresima

CRO di Aviano  –  21 febbraio 2016

 

Carissimi fratelli e sorelle, in particolare carissimi malati e personale dell’ospedale, nella colletta, la preghiera prima delle letture, abbiamo pregato così: “O Padre che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola…”. Viviamo in un mondo dove, molto spesso, si fa fatica ad ascoltare, perché ascoltare non significa solo usare l’udito, ma capire e comprendere ciò che gli altri dicono e fanno, perché i fatti, spesso, sono più eloquenti delle parole stesse. Gesù non va ascoltato solo per ciò che dice, ma anche per ciò che fa.  Il Vangelo custodisce parole e comportamenti che ci svelano l’attenzione di Gesù per chi soffre, per chi ha meno, per i peccatori, per i “senza speranza”.

Accanto alle parole di Gesù, la liturgia oggi ci offre l’esperienza della Trasfigurazione. La Trasfigurazione, anticipo della Risurrezione, è una ‘parola-avvenimento’, un fatto che ci apre il cuore all’eterno. Molti di noi oggi vivono nella fatica del vivere quotidiano: nell’amarezza del limite di qualche handicap, nell’anzianità che rallenta il movimento, nella grave malattia che alla volte toglie il futuro… La Trasfigurazione ci trasmette un messaggio di speranza, di gioia e di certezza, perché ci permette di contemplare, come hanno fatto i discepoli, il volto luminoso del Trasfigurato, del risorto. Gesù si è trasfigurato perché sappiamo guardare, andare oltre la sua passione, andare oltre anche le nostre sofferenze. A tutte quelle persone che dedicano tempo ed energie ai fratelli bisognosi e che toccano la carne soffrente del fratello, per grazia, è data loro la possibilità di vedere proprio nel dolore e nella sofferenza la presenza del Cristo che dice: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25,40).

Il volto trasfigurato di Gesù è il volto misericordioso di Dio Padre, di Dio che non ci lascia mai soli, che non ci abbandona, che, come ci ricorda il libro della Genesi, si fa alleato dell’uomo entrando in dialogo diretto con lui e che nell’esperienza della Trasfigurazione, rivela ai discepoli e a tutti noi una missione che si riassume in una parola: “Ascoltatelo” (Luca 9,35). Non si tratta più di una legge da osservare ma di una persona da amare a da seguire. Dio ci chiede di ascoltare Gesù, perché è Lui la nostra fede, il nostro esempio e modello di vita. Ognuno di noi opera la sua conversione quaresimale quando impara a rapportarsi con Dio, con la vita e con tutti i vari aspetti come la gioia, il dolore, la sofferenza e la morte, come Gesù si è rapportato. Ognuno di noi è chiamato a vivere la sua conversione, chiedendosi sempre: “Gesù, al posto mio, cosa penserebbe, come amerebbe e come agirebbe?”. Convertirsi, infatti, significa cambiare mentalità, abbandonando la nostra per assumere quella di Gesù.

Significativo vivere il cammino quaresimale in questo luogo di sofferenza ma anche di speranza e di fede. Non abbiamo cercato la sofferenza. Ci è piombata addosso, sgraditissima. Molti di noi sono diventati persone che condividono con Cristo la sofferenza. Viverla insieme con Lui è una fatica, ma non come viverla in solitudine. Ci sono anche altri che vivono la solitudine, soprattutto del cuore. Viverla insieme con Lui è ancora sofferenza, ma è sofferenza condivisa. Ecco perché tutti, malati nel corpo e nello spirito, abbiamo bisogno di Gesù trasfigurato e risorto. Egli è il nostro futuro. Egli ci apre a quella certezza dove il meglio ci sta ancora davanti. Tutto questo è bellissimo, ma non facile da credere. Siamo fragili. Per questo facciamo nostra l’invocazione dei discepoli: “Accresci in noi la fede” (Luca 17,6).

                                                           + Giuseppe Pellegrini

                                                                       vescovo

 

Aviano
21/02/2016
33081 Aviano, Friuli Venezia Giulia Italia