II dom. di Quaresima – 25° presenza Fraternità Betania

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Un saluto conidiale e affettuoso a tutti voi presenti a questa celebrazione: alla Fraternità Francescana con i loro responsabili, a tutti quelli che sono legati e vivono questa spiritualità e anche al gruppo dei fidanzati di Portogruaro che insieme al loro parroco don Giuseppe, vivono una giornata di formazione. Siamo entrati nel cammino quaresimale e la liturgia ci invita a compiere un passaggio dal deserto alla montagna. Dopo messere stato tentato dal diavolo nel deserto, la Parola di Dio ci conduce a salire con Gesù sul monte della Trasfigurazione.

Il messaggio che papa Francesco ci ha donato per questa quaresima, parte proprio dall’episodio della Trasfigurazione, risposta di Gesù all’incomprensione dei discepoli di quanto aveva detto loro e del suo progetto di vita. Erano stati giorni difficili quelli che gli apostoli avevano vissuto, con un senso di smarrimento e perfino di panico che ha messo in crisi la scelta dei discepoli di seguire Gesù. Persino la bella e significativa professione che Pietro aveva fatto: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Matteo 16,15), non li sosteneva più, e all’annuncio della passione i discepoli vanno in crisi. Gesù porta alcuni discepoli sul monte perché vuole stare con il Padre e anche per far fare a loro l’esperienza della presenza e vicinanza di Dio. Sul monte i discepoli hanno la grazia di vedere Gesù glorioso, com’è lui in profondità, con la possibilità di sperimentare per un attimo la situazione finale, la meta a cui tutto tende. “Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce” (17,2).  I discepoli hanno la possibilità di sperimentare concretamente, pur in visione, che dopo la morte c’è la vita e che solo attraverso la croce si giunge alla gloria della Risurrezione. Necessaria l’ascesi, l’uscita dal ripiegamento su se stessi, la fiducia e soprattutto l’accoglienza della Parola del Padre che invita ad ascoltare il suo Figlio Gesù: “Ascoltatelo!” (v.5).

Carissimi, anche a noi, come ha fatto ai discepoli, Gesù fa l’invito di salire sul monte per vivere un’esperienza si ascesi, di salita e di fatica, non solo fisica ma spirituale e per cogliere l’oltre di ogni cosa. Tutti siamo invitati a prevenderci un po’ di tempo per restare in disparte con Gesù, per sentire la sua vicinanza e la sua forza, per superare le nostre piccole o grandi mancanze di fede e per vincere le resistenze e paure a metterci alla sua sequela e prendere la nostra croce quotidiana. Solo così potremmo guardare noi stessi e la realtà con l’occhio buono di Dio. La vita è per tutto un cammino. Dio ci fa uscire fuori, fuori da noi stessi, dai nostri schemi e abitudini, per fidarci un po’ di più di lui. È stata la prima esperienza che Dio ha fatto fare ad Abramo per formare il suo popolo eletto: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso al terra che io ti indicherò” (Genesi 12,1). Anche ciascuno di noi è invitato a mettersi in viaggio, verso una nuova vita e verso nuove forme di relazionalità. Invitati a uscire dalle nostre paure e debolezze per ascoltare il progetto che Dio ha su di ni e sull’umanità tutta. Con Gesù anche noi siamo invitati a guardare in alto, a sognare e a credere in una nuova prospettiva di pienezza e di felicità.

Penso che sia stata pure l’esperienza che nella sua lunga vita ha vissuto P. Pancrazio, il fondatore della Fraternità Francescana di Betania, sempre alla ricerca della volontà di Dio, che gli fu rivelata nel 1959 da P. Pio di Pietrelcina con uno scritto: “Non sii talmente dedito all’attività di Marta da dimenticare il silenzio di Maria. La Vergine Madre che si ben concilia l’uno e l’altro ufficio, ti sia di dolce modello di ispirazione”. Fra Pancrazio fece subito suo questo programma di vita e lo custodì per circa 20 anni, quando diede inizio alla nuova Fraternità di Betania. Nasce a Bari nel 1926 ed entra fin da ragazzino nel convento dei Frati Minori Cappuccini di Barletta. A 21 anni, nel convento cappuccino di Loreto, emette la sua professione religiosa perpetua come fratello. In questo convento si dedicò anche all’accoglienza dei pellegrini e dei diversi figli spirituali di padre Pio che in viaggio da o per san Giovanni Rotondo si fermavano a Loreto. Fu durante il periodo lauretano che fra Pancrazio conobbe padre Pio, diventandone suo figlio spirituale. Nel 1973 fra Pancrazio venne ordinato sacerdote, secondo quanto gli aveva chiesto precedentemente p. Pio, e nel 1982, nella solennità della Pentecoste, a Terlizzi fondò la Fraternità Francescana di Betania. Nel 1992 il vescovo Tonino Bello ne chiese l’erezione come Istituto di Vita Consacrata di diritto diocesano. Nel 1998, 25 anni fa, venne aperta questa prima casa, dopo Terlizzi, in san Quirino nella provincia di Pordenone. Padre Pancrazio muore a Terlizzi il 3 gennaio 2016. Il carisma della Fraternità è molto semplice e si esprime nella preghiera, nell’accoglienza, elementi caratteristici della Betania evangelica (cfr. Luca 10,38-42), vissuti in un profondo contesto di vita fraterna, tipico dell’esperienza francescana.

Carissimi fratelli e sorelle della Comunità Francescana di Betania, ora tocca a voi continuare e far brillare il carisma della Fraternità di Betania che lo Spirito Santo ha donato al vostro fondatore. Il rischio che si corre, alla morte di ogni fondatore, è duplice: o di rimanere attaccati a modalità di vivere il carisma non più rispondenti all’oggi, oppure di allontanarsi dal carisma originario. Alla luce della Parola di Dio e dei segni dei tempi abbiate la forza e il coraggio di rileggere e attuare il vostro carisma nelle quotidianità dell’oggi, ricordando, come ha detto papa Francesco, “che la vita consacrata è come l’acqua, se non scorre imputridisce. Facendo memoria del passato, riappropriatevi della linfa del carisma. Ciò farà della vostra vita una vita come profezia che renderà anche possibile risvegliare e illuminare la gente” (Discorsi, 10 settembre 2021). Voi siete fortunati perché il cammino sinodale della Chiesa italiana ha scelto come giuda per questo secondo anno dell’ascolto, l’icona di Betania. I ‘Cantieri di Betania’ sono un’occasione e una opportunità per aprirsi ai tanti ‘mondi’ che guardano con curiosità, attenzione e speranza al Vangelo di Gesù, in tre direzioni: strada e villaggio; ospitalità e accoglienza; diaconia e formazione spirituale. In questi tempi non facili di crisi generalizzata, di guerra e di paure, il rischio che corriamo è di chiuderci in noi stessi. Anche la vita fraterna, talvolta, può diventare un’occasione per rinchiuderci e non essere vicini alla gente. Papa Francesco ci invita ad essere una Chiesa in uscita, che non si ripiega ma che esce e va’ per le strade del mondo facendosi prossimo e portando a tutti il messaggio di gioia e di pace del Vangelo.

L’esperienza della Trasfigurazione ci insegna che è necessario coniugare l’abitudine con la creatività e i calcoli e progetti umani con la larghezza del cuore di Dio. Ci aiuta, pure, a imparare a stare nelle cose ordinarie ( il fare di Marta) con gli occhi buoni di Dio e con il cuore di chi sa amare e ascoltare l’inedito) (come ha fatto Maria). Buon cammino quaresimale e buon anniversario.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo